Recensione Ring 0: Birthday

Il terzo episodio della saga di Ring, prequel dei capitoli precedenti

Recensione Ring 0: Birthday
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Chiudiamo il recupero della saga principe del j-horror con Ring 0: Birthday, prequel del fortunatissimo duetto horror diretto da Hideo Nakata. Scritto da Kōji Suzuki in persona, autore del libro ispiratore della saga, il terzo episodio si distingue dai precedenti anzitutto per il cambio in cabina di regia. Nakata infatti resta fuori dal progetto e a sostituirlo viene chiamato Norio Tsuruta, regista di genere poco conosciuto in occidente ma autore di uno degli episodi della seconda stagione di Masters of Horror, il macabro Crociera di sangue. Come detto Ring 0: Birthday è un prequel, ambientato trenta anni prima delle vicende già note e incentrato direttamente sulla giovane Sadako Yamamura, che incontriamo poco tempo dopo il suicidio della madre. Lo spunto iniziale della storia sono le ricerche di un'agguerrita reporter, Miyaji Akiko, intenzionata ad indagare la reale natura dei poteri manifestati da Shizuko Yamamura per scoprire se alcuni di questi possono esser stati trasmessi alla figlia. Nel frattempo la giovane lascia casa e per riprendersi dalla morte della madre si unisce ad una troupe teatrale di Tokyo, nella quale prova a recuperare un poco di serenità finendo anche per innamorarsi. Tuttavia su di lei continua a gravare quella maledizione ancestrale già manifestata dalla madre, un male assoluto che la porta a dispensare morte ovunque attorno a lei.

la chiusura dell'anello

Esclusi i recenti spin-off usciti a partire da 2012, Sadako 3D e Sadako 3D 2, Ring 0: Birthday ha il compito di chiudere la vicenda di Sadako tornando indietro su sé stesso, alle origini della storia, tracciando così quello stesso anello già citato nel nome. In questo terzo episodio scopriamo la vera storia della giovane, ripercorrendo quel sentiero di dolore che l'ha portata ad incarnare l'odio mortale finito poi sulla videocassetta. Unico cenno alla traccia del presente è allora un piccolo preambolo iniziale, alquanto gratuito e insignificante. L'attenzione principale di Tsuruta e Suzuki è infatti quella di raccontare Sadako in prima persona, di umanizzare la giovane, rendere un personaggio a tutto tondo quella manifestazione mostruosa protagonista dei capitoli precedenti. Un processo nel quale Sadako da assassina diventa anzitutto vittima, tanto dei suoi poteri quanto del terrore e dell'incomprensione degli altri. La sua storia si tinge di pietà e rammarico, perdendo quei caratteri più forti e angoscianti dei film precedenti. A Ring 0: Birthday non basta però questo cambio di prospettiva per togliersi di dosso un forte senso di già visto, che perdura anzi per tutta la visione. Privo di quel glaciale senso del terrore contenuto nel primo capitolo, il film di Tsuruta sembra una copia sbiadita dell'originale, di cui riesce a recuperare a tratti l'angosciosa atmosfera senza riuscire però ad incidere nella memoria dello spettatore. Si oscilla così da sequenze e scene efficaci ad altre decisamente ingolfate e prive di mordente. Ma in fin dei conti Ring 0: Birthday cade in un tranello tipico del cinema horror, quello dell'ennesimo sequel (o prequel che sia) cui spetta l'infelice compito di spiegare l'orrore, di raccontare e tappare tutti i buchi della storia, non lasciando più nulla alla suggestione e fantasia dello spettatore.

Ring 0: Birthday Terzo capitolo e prequel della celebre saga, Ring 0: Birthday è l'episodio più debole dei tre dedicati alla maledizione di Sadako Yamamura. Danneggiato dal cambio di regia (è il primo film senza Nakata), Ring O non riesce quasi mai ad uscire dalla sfera del già visto. In certi momenti recupera le atmosfere dei precedenti, ma il tentativo di raccontare e spiegare la storia di Sadako resta comunque poco riuscito, segno che la vicenda è arrivata alla sua conclusione naturale.

6

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