Recensione Reclaim

Una coppia di giovani americani adotta una bambina a Portorico per poi vedersela rapire in Reclaim, action thriller di Alan White ricco di stereotipi.

Recensione Reclaim
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In seguito ad un incidente automobilistico che ha lasciato la donna incapace di avere figli, la coppia formata da Shannon e Steven si reca a Portorico per adottare una bambina haitiana di sette anni, rimasta orfana nel catastrofico terremoto del 2010. Dopo aver risolto le pratiche economiche, con un pagamento di oltre 60.000 dollari per velocizzare le operazioni, i novelli genitori devono comunque aspettare una settimana per i visti prima di poter ritornare negli States. Durante la loro forzata permanenza i due fanno la conoscenza del connazionale Steve, uomo d'affari in trasferta lavorativa nonché loro vicino di alloggio nel resort. Due giorni dopo l'adozione i coniugi scoprono però che la loro bambina è sparita nel nulla, costringendoli a denunciare l'accaduto alla polizia (più propensa a credere ad una fuga volontaria della piccola) e ad impegnarsi in prima persona nelle ricerche, scoprendo che dietro il rapimento vi è proprio lo stesso Steven.

Kidnapped

Le vie del thriller non sono certe infinite, ma certe volte si raschia proprio il fondo del barile come nel caso di Reclaim, titolo del 2014 diretto dal londinese Alan White. Operazione ammirevole negli intenti che riporta l'attenzione su un dramma spesso dimenticato quale quello riguardante il traffico di bambini (ogni anno un milione e duecento mila minori svaniscono nel nulla) ma assai deprecabile nella realizzazione, costruita su un susseguirsi di eventi e colpi di scena visti e rivisti nel filone. Neanche l'affascinante ambientazione esotica del Porto Rico riesce ad infondere maggiore vitalità alla vicenda, per altro limitata nel puro versante action: soltanto nell'ultima mezzora infatti assistiamo a due discreti inseguimenti, uno a piedi e uno in auto, che donano un minimo di verve ad una narrazione sin troppo approssimativa e stucchevole. Il maggior problema del film risiede in un patetismo a tratti esasperato, con sviluppi strappalacrime che sfiorano a più riprese l'improbabile e penalizzano anche le comunque discrete performance della coppia di protagonisti formata da Ryan Phillippe e Rachelle Lefevre, spesso impegnati in battibecchi e rapide riappacificazioni. Con una parte finale tirata eccessivamente per le lunghe e alcuni risvolti non del tutto plausibili, i novanta minuti di visione scorrono senza mai suscitare la necessaria dose di tensione emotiva, confinando anche l'accattivante villain di un ottimo John Cusack nell'oblio complessivo.

Reclaim Thriller banale e drammaticamente stucchevole che, pur nobile nell'intento di riportare all'attenzione il dramma del traffico di bambini, non fa nulla per elevarsi nel marasma di produzioni similari, Reclaim si trascina stancamente per novanta minuti di visione basati su stereotipi tensivo-emotivi che nulla aggiungono al genere. Qualche sussulto action oriented nell'ultima parte non basta a giustificare l'eccessiva dose di melassa della prima mezzora, e neanche le comunque dignitose performance del cast possono nulla di fronte a caratterizzazioni dei personaggi sin troppo stereotipate ed anonime.

4.5

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