Rango, la recensione: un camaleonte alla conquista del West

L'irresistibile camaleonte di Gore Verbinski alla conquista del West: la recensione di Rango.

Rango, la recensione: un camaleonte alla conquista del West
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Guardando alle proposte cinematografiche di queste ultime settimane si potrebbe quasi dire che il genere western sia proprio essere tornato di moda in quel di Hollywood, tanto da attirare registi molto diversi come gli imprevedibili Coen e un creatore di blockbuster di successo come Gore Verbinski. Eppure Rango, nonostante la polvere, le pistole e il deserto, è molto di più di un semplice film d'animazione ambientato tra saloon e siccità.

Eroe di Polvere

Rango (Johnny Depp) ha sempre visto il mondo attraverso le pareti trasparenti del suo terrario, palcoscenico di giornate ricche di finzioni e interpretazioni. Dopo una vita passata come camaleonte domestico, si ritrova improvvisamente disperso nel deserto del Mojave, dove vaga fino a Polvere (Dirt), ultimo avamposto del vecchio West torturato dalla mancanza di acqua. Diventato immediatamente sceriffo della città, Rango vede in Polvere e nei suoi abitanti la possibilità di integrarsi e reinventarsi, di diventare finalmente l'eroe che ha sempre sognato di essere. Tutti ripongono in lui e nelle sue strambe storie la speranza di ritrovare l'idratazione che permetterà a tutti loro di vivere in pace. Ma nel West la vita non è facile come in città e tutti sanno che i bravi ragazzi, così come gli sceriffi, non hanno lunga esistenza. Tra falchi, serpenti a sognagli, conigli da un occhio solo e sindaci secolari, Rango dovrà trovare il modo di sopravvivere e, magari, conquistare l'amore di Borlotta (Isla Fisher), unico esemplare di lucertola femmina da lui mai incontrato, con bizzarri meccanismi di difesa.

Animazione nel West

È il suo primo approccio al mondo dell'animazione e fa già scintille. Gore Verbinski conferma ancora una volta di essere un maestro nel creare progetti affascinanti e sempre ben confezionati, funzionali su vari livelli e destinati a diventare piccole pietre miliari di un genere. Dopotutto già con Pirati dei Carabi è riuscito a trasformare una vecchia attrazione dei Parchi Disney in uno dei franchise più floridi e redditizi degli ultimi anni e non è stupefacente che, anche in Rango, sia riuscito a creare un mondo originale e fruibile su più piani, ambientato nella più (erroneamente) obsoleta delle ambientazioni: il vecchio West. Rango è un film curioso e intrigante che unisce il mondo spensierato e apparentemente frivolo dell'animazione, generalmente contraddistinto da tinte accese e personaggi vistosamente cute, alla cruda realtà del western, dove il pericolo regna sovrano e la morte è sempre in agguato. Il risultato è scoppiettante e irriverente, pieno di citazioni capaci ci stuzzicare la memoria dei cinefili più accaniti e di divertire chi è interessato solo all'intrattenimento. "Facciamo zig-zag tra i generi", dichiara a tal proposito lo sceneggiatore John Logan, "Ci sono momenti che sono puro western John Ford, ma poi arriva la scena della torta in faccia, c'è il romanticismo, c'è umorismo sciocco, c'è spirito sofisticato, ci sono momenti oltraggiosi e momenti di grande movimento, ma anche attraverso tutto ciò la storia torna sempre a Rango e al cuore di quella piccola lucertola". Rango è una continua ricerca, un susseguirsi scalcinato di dialoghi bizzarri e situazioni ostentatamente generalizzate che nascondono una ricerca interiore fruibile a più livelli. Come nella più classica delle avventure, il protagonista deve affrontare se stesso e riscoprire la propria identità prima di poter aiutare gli altri. Nel West la ricerca viene però resa più difficile dall'entità stessa del territorio e dal modo di vivere della sua società, scettica e cinica, sempre pronta a chiudersi in se stessa eliminando lo straniero.

Il segreto di Rango

Il vero segreto del film sta però tutto nel suo protagonista, Rango, il teatrale camaleonte portato in vita da Johnny Depp e dagli esperti della Industrial Light & Magic, alla loro prima produzione totalmente in CG dopo aver contribuito con i loro effetti speciali a tantissimi film. Grazie alla sua originalità, alle sue particolarità caratteriali e al singolare modo in cui è stato messo in scena, Rango è in tutto e per tutto il cuore del film, il fulcro a cui torna sempre la vicenda, qualsiasi focalizzazione prenda durante la narrazione. "Fare questo film è stato come mettere insieme una compagnia teatrale formata da un insolito gruppo di attori, artisti e animatori tutti con un background di creatività differenti, con il fine di dar vita a un grande e speciale gruppo di personaggi. Con i contributi della ILM e fuori dai classici clichè degli Spaghetti Western, siamo stati in grado di forgiare un paesaggio cinematografico completamente diverso. Si celebrano i temi del grande Western, ricavando molto divertimento, capovolgendoli completamente". E dopo aver visto il film non si può che essere d'accordo con il regista, che ha trattato l'animazione come se si trattasse di un progetto live action, ponendo molta attenzione sulla grana della recitazione, l'importanza del sonoro e lo spessore dell'illuminazione. Polvere è una città che, nonostante sia vicina alla morte e all'estinzione, brulica di vita e tutto in lei diventa immediatamente reale, nonostante gli edifici siano costruiti con scarti umani ed elementi di fortuna. La minuzia dei particolari esplode quando si analizzano i personaggi, variegati e variopinti, che pur fungendo da contorno diegetico del cromatico protagonista, affascinano lo spettatore con le loro specificità, con un passato non raccontato, ma prominente, fondamentale all'arricchimento storico del viaggio dell'eroe. Ci si dimentica presto di essere in un mondo irreale costruito in digitale e, in fondo, è anche questo il bello di Rango.

Rango Personaggi ironici e carismatici, umorismo nero e momenti sopra le righe, omaggi a paura e Delirio a Las Vegas, esaltazione dei caratteristi e del potere cromatico della computer grafica: Rango è una miscela sperimentale in tutti i suoi aspetti e come tale si propone come uno dei progetti cinematografici più piacevolmente interessanti della stagione. Strutturato su più livelli narrativi, trasforma il viaggio dell’eroe in una divertente e suggestiva ricerca di se stessi, dove anche un camaleonte, attore biologico per eccellenza, alla fine è costretto con il venire allo scoperto e mostrarsi per quello che davvero è. Gore Verbinski si dimostra ancora una volta un regista pragmatico dal perfetto occhio commerciale e cinematografico, capace di mettere (stranamente) tutti d’accordo. Mettetevi comodi e fatevi raccontare dalle quattro simaptiche civette del deserto la storia di Rango, l’eroe diventato una leggenda del vecchio West.

7.5

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