Recensione Questo piccolo grande amore

Amore per la musica, musica per amore con Claudio Baglioni

Recensione Questo piccolo grande amore
Articolo a cura di

Lunghe corse affannate, incontro a stelle cadute.

"Ed io, io non ho mai capito niente
Visto che oramai non me lo levo dalla mente
Che lei, lei era
Un piccolo grande amore
Solo un piccolo grande amore
Niente più di questo, niente più
Mi manca da morire
Quel suo piccolo grande amore
Adesso che saprei cosa dire
Adesso che saprei cosa fare
Adesso che voglio
Un piccolo grande amore"


Strofe fra le più conosciute, cantate, e vendute, della musica italiana.
Nel 1972, un giovanissimo Claudio Baglioni, ancora poco affermato in Italia ma fresco della popolarità acquisita nei paesi dell'Est grazie al Festival Internazionale di Sopot (Polonia), fa uscire il suo secondo, vero album, Questo piccolo grande amore.
Pochi credono in realtà nel successo dell'operazione, lo stesso Baglioni si crede nemo propheta in patria. Tant'è vero che il progetto, originariamente immaginato come un doppio long-playing, viene semplificato: molti dei pezzi pensati o addirittura già scritti dal cantautore romano vengono eliminati dalla scaletta del disco, già di per sé abbastanza originale e dunque rischioso in termini di pura vendita. Trattasi infatti di un concept album, ovvero di una sorta di romanzo musicale in cui le canzoni hanno tutte un filo conduttore comune, in questo caso una storia d'amore ambientata nella Roma dei primi anni '70.
Ma come a volte accade, puntando al cielo con tutti contro, Baglioni fece centro. E Questo piccolo grande amore divenne un immediato successo, confermandosi in seguito come la canzone più venduta della storia della musica italiana.
E a trentasette anni dall'uscita originale del disco, ecco che i personaggi di Q.P.G.A. prendono nuovamente forma.

E con lei mi son chiesto spesso cos'era successo, ma ci avrei scommesso, di starle ad un passo dal cuore...

Roma, Piazza del Popolo, 1971. Gli anni della contestazione giovanile e dei grandi sogni non sono ancora naufragati, e centinaia di giovani sognatori affamati di giustizia e libertà sfilano in corteo all'insegna della pace e della fratellanza. Una carica della polizia però, farà disperdere i manifestanti, che fuggono all'impazzata per le vie del centro.
Fra di loro c'è anche Andrea (Emanuele Bosi), studente di architettura, artista del pennello e bravo ragazzo, originario dell'allora periferia romana. Rifugiatosi in un bar, incontra la bella Giulia (Mary Petruolo), studentessa di buona famiglia all'ultimo anno di liceo.
Inutile dire che scoppia l'amore. Ma non saranno tutte rose e fiori...

Con tutto l'amore che posso

Questo piccolo grande amore, noto anche con l'acronimo di Q.P.G.A. , fa parte di un progetto di ampio respiro con cui Claudio Baglioni vuole rispolverare il suo più grande successo: oltre al film infatti, sono previsti un libro, un tour itinerante e una nuova versione dell'album originale, comprendente, oltre alle quindici canzoni originali, le nuove versioni riarrangiate, i pezzi inediti dell'epoca e altri creati appositamente per l'occasione.
Il film è d'ispirazione parzialmente autobiografica: nel dar volto e background a luoghi e personaggi protagonisti delle sue canzoni, Baglioni si è ispirato molto alla propria gioventù. A partire dal quartiere periferico di Centocelle dove ha passato l'adolescenza, passando per la mitica Citroën 2CV gialla, fino agli studi del protagonista alla amata/odiata facoltà di Villa Giulia, gli stessi del cantautore.
Questo piccolo grande amore è realizzato in maniera tecnicamente originale, per alcuni versi. Ad una tecnica di ripresa oltremodo tradizionale e debitrice del linguaggio degli sceneggiati televisivi (dai quali del resto proviene il regista, Riccardo Donna) si abbina uno stile ispirato alle grandi opere rock e ai film musicali, dai classici The Wall, Hair e Tommy fino ad arrivare ai recenti Interstella 5555 e Across the Universe. Il tutto però, in maniera molto meno astratta, seppure certe scene interpretate sulle canzoni più dolci siano palesemente simboliche e trasognanti. Anzi, a tratti vengono in mente i leggendari musicarelli in voga proprio negli anni '60 e '70.
A differenza di tanti altri film d'amore del filone giovanile tanto in voga da quando Tre metri sopra il cielo è arrivato sugli schermi nel 2004, la musica non è una cornice o una nota a margine della storia: non sottolinea, bensì esplica ampiamente, come un io narrante sempre presente, eppure discreto. Colpisce la cura inaspettata con cui i testi delle canzoni sono incastrati con gli avvenimenti e le battute dei personaggi. Così come fa piacere l'accuratezza della ricostruzione scenica di quegli anni così importanti e difficili per l'Italia, anni che sembrano così lontani ma sono in realtà quelli della giovinezza dei nostri padri e delle nostre madri.
Certo, un po' dispiace che gli echi del '68, la guerra fredda, la paura del nucleare, gli imminenti anni di piombo, restino appunto soltanto echi.
Ma trattasi di un film sull'amore e sull'amicizia, o per meglio dire sulle passioni giovanili. Non certo di un nuovo La meglio gioventù.
La forza del film sta probabilmente proprio nella sua abilità nel narrare in maniera assolutamente semplice una storia in sé banale e uguale a mille altre, ma che cova dentro il bagliore che fa appassionare ai destini dei protagonisti, sempre ben resi e caratterizzati tra le loro luci e ombre che li rendono umani e per questo veri nella loro fragilità.

Questo piccolo grande amore Un bacio a labbra salate, un fuoco, quattro risate. Parole che descrivono bene anche il film che hanno ispirato. Nonostante la data di uscita scelta appositamente per ovvi motivi commerciali, Q.P.G.A. non è il solito film da generazione X che si fa forte di canzoni che hanno fatto sognare migliaia di persone, senza aggiungere niente di nuovo o caratterizzante. Accantonate Ho voglia di te, cancellate il ricordo di Alba Kiara. Nell’estrema semplicità della sua esile sceneggiatura, con l’ausilio di splendide musiche e di giovani attori decisamente ben piazzati nella propria parte, il lavoro di Donna e Baglioni rispecchia con accuratezza “quel che è, quel che è stato e quel che poteva essere” di tutte le storie d’amore. E non è poco.

6.5

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