Recensione Questi sono i 40

Judd Apatow indaga la crisi d'identità alla soglia dei 40

Recensione Questi sono i 40
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Al giro di boa dei quaranta, Debbie (Leslie Mann) e Pete (Paul Rudd) sembrano essere giunti a un triste crocevia della loro vita coniugale. Infatti, nonostante due belle figlie (Sadie e Charlotte), una vita ben avviata su solidi binari economici e il profilo di una di quelle famiglie che in Italia abbineremmo facilmente alla famiglia del Mulino bianco, i guai relazionali e pratici alla soglia degli anta sembrano aver raggiunto il punto di massima criticità. E mentre Paul rischia di naufragare fra qualche dolce di troppo e la bancarotta della sua casa discografica, Debbie dal canto suo deve portare avanti la baracca tentando di far fronte al moto di ribellione della figlia più grande e ai cali di libido che stanno attraversando il suo rapporto coniugale. Attorno al cosmo famigliare ruotano poi il sempre (troppo) presente padre di Pete (nullafacente con tre figli a carico alla perpetua ricerca di una sovvenzione economica) e il quasi inesistente padre di Debbie (distinto chirurgo risucchiato da anni nei meandri della sua seconda famiglia). Ma sono ancora tanti gli imprevisti che faranno capolino nella vita di questi due neo quarantenni al fine di destabilizzare la loro unione, tentando altresì di mutare la loro serenità in odio e spingendoli perfino a immaginare modi diversi per uccidersi reciprocamente. Si tratterà a quel punto di capire fino a che punto la promessa d'amore fatta diversi anni addietro sia ancora abbastanza salda da tenere insieme i fili (al momento sfilacciati) della loro bella famiglia.

Molto quarantenni

A distanza di sei anni da Molto incinta, Judd Apatow torna a indagare il concetto di coppia e di famiglia (stavolta non casuali) che con il passare degli anni sono soggette a mutamenti e rivoluzioni di ogni tipo. Lo fa con una certa dose di coerenza e attenzione nei riguardi di tematiche delicate come la pressione esercitata dal passare del tempo sulle relazioni, la solitudine che avvolge ogni vita, specie varcata la soglia della maturità, e l'importanza di fare di tanto in tanto ammenda verso le persone più care sulle quali a volte cadono colpe e frustrazioni imputabili ad altro/i. Nasce così questa sorta di spin off che vede la coppia di Debbie e Pete passare dal ruolo ‘marginale' di testimoni della turbolenta nascita di una nuova unione (quella che in Molto incinta vedeva l'avvicinamento e il tentativo di sintonizzarsi sull'imprevisto ruolo genitoriale di Ben e Alison) al ruolo di protagonisti, fotografati nella sequenza di frustrazioni e incomprensioni che si ritroveranno ad affrontare. Ancora una volta Judd Apatow (che fece il suo esordio nel 2005 con la commedia di successo 40 anni vergine) riesce a coniugare il sapore di una commedia che abita nella caratterizzazione forte dei suoi personaggi al dramma quotidiano che ogni uomo (o donna) è costretto a fronteggiare per sentirsi accettato, gratificato e completo senza dover abdicare a sé stesso. Una storia che (solo apparentemente) gira su binari superficiali ma che in realtà è in grado di ritagliare i giusti spazi a una riflessione sentita e condivisa sulla vita e sulle sue ‘nevrosi'. Pare abbastanza evidente (in effetti) come Apatow riesca di fatto a tradurre la sua personale esperienza di vita in una forma di commedia capace di tradurre sul grande schermo alcuni segni o cicatrici di quella comedy drama per eccellenza che è la vita stessa. Infatti, tra i tic e le ossessioni di cui sono pieni i suoi personaggi, non è affatto difficile rinvenire il filo conduttore di quei piccoli grandi temi/traumi (il rapporto con i genitori che poi condizionerà i rapporti a venire, il senso di inadeguatezza spesso diffuso, il confronto generazionale) generati da quel sentire a un tempo cerebrale ed emotivo che di fatto distingue la vita dell'essere umano da tutte le altre forme di vita.

Questi sono i 40 Al suo quarto lungometraggio Judd Apatow sceglie di indagare ancora una volta il complesso (soq)quadro delle relazioni umane. Attraverso la fase di crisi di due quarantenni alle prese con i loro problemi personali e quelli (quotidiani) della loro famiglia il regista americano confeziona una commedia godibile che non manca di sollevare qualche interessante riflessione.

7

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