Recensione Quellla sera dorata

Un James Ivory sottotono alle prese con un classico della letteratura contemporanea

Recensione Quellla sera dorata
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Il cinema di James Ivory è riconoscibile tra mille, seppur non manchino gli emuli da ogni dove. E' però facile individuare il marchio del regista americano, autore di classici come Casa Howard e Quel che resta del giorno. Pochi come lui sono in grado di plasmare le pagine di un libro su celluloide, ed era perciò molto atteso Quella sera dorata (The city of your final destination), trasposizione dell'omonimo best-seller di Peter Cameron, pubblicato nel 2006 e osannato come uno dei libri più belli dell'ultimo decennio.

Segreti e turbamenti

Omar Razaghi (Omar Metwally) è un giovane professore universitario, fidanzato da tempo con Deirdre (Alexandra Maria Lara), sua collega di lavoro. Per dare una svolta alla sua carriera, Omar è intenzionato a pubblicare una biografia su Jules Gund, autore sudamericano morto suicida da un anno. Contatta perciò via posta la famiglia, ma gli viene negata l'autorizzazione a procedere col libro. Omar però non si arrende, e nonostante le perplessità della compagna, decide di partire da solo per l'Uruguay, e andare a trovare direttamente la famiglia Gund, sperando di convincerne i membri a concedergli i diritti per la pubblicazione. Giunto sul posto, viene messo in mezzo ai vari intrighi e segreti che riguardano i componenti, da Caroline (Laura Linney) austera vedova del defunto al misterioso fratello Adam (Anthony Hopkins) che gli propone una sorta di accordo. Inoltre Omar finisce casualmente per infatuarsi dell'amante dello scrittore, la fascinosa Arden (Charlotte Gainsbourg) e questo rischia di mettere a repentaglio tutte le sue certezze. Finchè uno sfortunato incidente non mette tutti i pedoni del gioco sulla stessa scacchiera...

Un oro dal limitato splendore

Non si può negare ad Ivory la sua classica eleganza stilistica, la certosina attenzione ai dettagli, lo sfarzo dei costumi e delle scenografie. Questa volta però qualcosa non funziona, e sembra più volte di assistere a un semplice esercizio formale, che abbandona l'anima della storia e dei suoi protagonisti, mai vibrante come le sarebbe convenuto, ma si affievolosce in uno svolgimento sin troppo verboso figlio dell'opera letteraria originale che, pur facendosi apprezzare, è forse stata sin troppo sopravvalutata dalla critica. Quella sera dorata è un racconto di formazione, non visto però dagli occhi di un bambino o adolescente, ma attraverso quelli di un adulto che ancora non ha ben compreso il suo scopo nella vita, l'espressione dei suoi sentimenti, il futuro che vorrebbe. Intorno ad esso, formando una narrazione corale, si muovono come agnelli travestiti da avvoltoi (un processo inverso, una volta tanto), i componenti di questa "strana" famiglia, con l'unica mina vagante nella presenza della fidanzata del protagonista. Il problema è che, nonostante interpretazioni di alto livello (su cui spiccano un Sir Anthony Hopkins in gran forma e una Laura Linney glaciale nella sua algida bellezza), il film concede poco alle emozioni e si dilunga per circa due ore in un ritmo lento ed ellittico, quasi che si muova su se stesso portando a una conclusione che, chiunque, si aspetta dopo i primi venti minuti. Difficile entrare in empatia col personaggio di Omar, e tantomeno con la famiglia Dunt, e non per demerito degli attori tanto per un fastidioso coacervio di cose non dette, segreti nascosti, salvo poi svelare che l'unica svolta che si voleva veramente raccontare era l'"evoluzione" del nuovo arrivato. L'atmosfera malinconica che si respira nella villa dello scrittore defunto, vero e proprio "mondo a parte" dove la solitudine nasconde paure e verità scomode, risolleva un pò l'atmosfera, impedendo che qualche sbadiglio di troppo tenda le palpebre a chiudersi. Chi ama il cinema di Ivory probabilmente apprezzerà anche questa sua ennesima rivisitazione di un "classico recente" della letteratura mondiale, conscio anch'esso che però il maestro di Boston ha regalato alla Settima Arte tasselli ben più importanti.

The City of your Final Destination Quella sera dorata lascia con un pò di amaro in bocca. Figlio del cinema di Ivory in ogni sua sfumatura, manca però di quella profondità di spirito che ne ha caratterizzato i suoi capolavori. Ecco perciò che ci si appassiona poco alle vicende dei protagonisti, e il percorso narrativo principale è totalmente privo di sentieri che conduce alla conoscenza dell'esito finale ben prima del suo effettivo svolgimento. Rimangono però, queste sì, le ottime interpretazioni e l'eleganza formale che ha sempre caratterizzato la filmografia del regista.

5.5

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