Recensione Quel che Resta di Mio Marito

Un road movie tutto al femminile

Recensione Quel che Resta di Mio Marito
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Un road movie tutto al femminile

Christopher N.Rowley, al suo esordio in un lungometraggio (dopo l'apprezzato corto The remembering movies, del 2002) tira fuori un tris d'assi, permettendosi il lusso di schierare tre grandi attrici come Jessica Lange (Big Fish), Kathy Bates (Misery non deve morire) e Joan Allen (The Bourne Ultimatum) in un road movie tutto al femminile scritto da un'altro esordiente, Daniel D.Davis. Ecco che dopo The Women e Mamma Mia! la Settima Arte negli ultimi tempi si colora di rosa, almeno nei cinema italiani (Quel che resta di mio marito, in originale Bonneville, è infatti uscito in America nel 2006). In questo caso le aspettative per trovarsi di fronte a un nuovo, seppur edulcorato, Thelma e Louise vi erano, ma non tutto è andato per il verso giusto...

Tre amiche in viaggio

Arvilla Holden (Jessica Lange) è rimasta vedova dopo venti anni di matrimonio. L'ultima promessa che fece allo scomparso marito era di spargere le sue ceneri in giro per l'America. Ma la sua figliastra Francine (Christine Baranski), ereditaria dell'intero patrimonio del padre defunto, minaccia di sfrattare Arvilla se non lascerà l'urna cineraria e permetterà un normale funerale. Arvilla decide allora di partire per un viaggio on the road con le sue due migliori amiche, la simpatica e tozza Margene (Kathy Bates), da anni in cerca dell'amore, e la più sobria, nonchè madre e moglie, Carol (Joan Allen). Partono così, a bordo di una cadillac (modello Bonneville, e da qui il titolo originale) per un lungo itinerario che toccherà molti luoghi simbolo dell'America, inclusa una capatina a Las Vegas. Incontreranno volti più o meno amici, tra cui un vecchio camionista (Tom Skerritt) dal cuore d'oro. In questo percorso emotivo e di ricordi, Arvilla dovrà scegliere se rimanere nella casa di tutta una vita o mantenere fede alla promessa.

Cenere alla cenere, noia alla noia...

Diviso tra dramma e commedia, Quel che resta di mio marito è un road movie atipico e imperfetto , che non riesce mai a coinvolgere completamente, nonostante il tentativo con gag ad effetto o momenti più intensi di introspezione emotiva. Il problema è che queste situazioni non appaiono mai come genuine o utile allo svolgersi degli eventi, quanto più forzate per instillare nel film un sapore malinconico di cui però si respira solo un lontano sapore. La scusa del viaggio è infatti il metodo per raccontare una storia di sentimenti repressi, di ricordi che tornano alla luce e di scelte da compiere. La stessa amicizia tra le tre protagoniste ne risente, e il collante che le tiene unite è quanto mai flebile e anonimo. Come un pupazzo di legno, che però non si trasforma in Pinocchio e non prende mai vita, i novanta minuti scorrono lenti e noiosi, monotoni, con dialoghi fin troppo banali e stancanti e lo stesso finale stupisce per banalità. Tutti gli elementi tipici del road movie sono presenti, ma nei loro stereotipi più comuni, e i personaggi incontrati dalle tre "novelle avventuriere" non lasciano mai il segno: dal giovane messicano che pare accendere in loro qualche platonico istinto sessuale, fino al simpatico camionista (interpretato da un bravo e sobrio Skerritt) che sembra provare, ricambiato, dei veri sentimenti per Margene. La regia è totalmente impalpabile, la mano del regista sembra monca quanto il prodotto si rivela nullo nell'equilibrio delle scene, quasi come una svogliatezza imperante uscisse dalle immagini. Non c'è verve, coinvolgimento, nessun momento che riesca a colpire veramente lo spettatore. Se poi tutto questo viene ricamato attorno a una sceneggiatura assolutamente bislacca, che fa acqua da tutte le parti, il risultato non può che essere totalmente fallito.Ma a volte c'è un ma...e qui ne abbiamo addirittura tre: a salvare la pellicola da un'insufficienza grave, accorrono le tre protagoniste. Tre attrici di straordinario talento, due Premi Oscar (la Lange e la Bates) e una candidata (la Allen), che cercano di barcamenarsi come meglio possono in questo progetto sgangherato, e seppur vittime di personaggi scialbi, riescono a regalare, seppur discontinue, delle interpretazioni sicuramente interessanti. Certo non bastano a reggere l'intero peso di un film dai pachidermici errori, ma almeno non lo rendono del tutto inguardabile. L'impronta fortemente femminista lo renderà forse più appetibile al pubblico in rosa, ma anche nel settore negli ultimi tempi si è visto di meglio come il gustoso Mamma Mia!, mentre al pubblico maschile è sconsigliabile sia per la qualità prettamente cinefila che per i temi trattati.

Quel che Resta di Mio Marito Non bastano tre grandi attrici a salvare dall'affondamento un film sbagliato, insicuro e monotono. Una storia che forse, con una sceneggiatura più approfondita, avrebbe potuto rivelarsi azzeccata, e che qui invece annoia. Complice la scarsa personalità dei personaggi e lo scialbo evolversi dei rapporti umani, questo road- movie finisce inesorabilmente fuori strada. Al prossimo tentativo consigliamo al regista Rowley di provare con l'autostop...

5

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