Quel Bravo Ragazzo, la recensione: Herbert Ballerina boss scemo & + scemo

Arriva al cinema Quel Bravo Ragazzo, la commedia diretta da Enrico Lando con Herbert Ballerina, Daniela Virgilio e Tony Sperandeo

Quel Bravo Ragazzo, la recensione: Herbert Ballerina boss scemo & + scemo
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Ingenua come le farse di Mario Mattoli con protagonista Totò, surreale come Johnny Stecchino di Roberto Benigni, demenziale come le improbabili (dis)avventure di Lino Banfi in Vieni avanti cretino: Quel Bravo Ragazzo è la commedia dei sorrisi di pancia, del "non ci posso credere" con tanto di scuotimento incredulo del capo, dell'idiozia dilagante che ripercorre in lungo e in largo oltre cinquant'anni di comicità italiana. Una volta si rideva del primo fesso convinto di avere in casa degli aristocratici (Miseria e Nobiltà), poi dello sciocco intento ad acquistare la Fontana di Trevi (Totòtruffa '62); successivamente ci si è "scompisciati" (per dirla a là Totò) delle telescriventi col Q e dei circuiti Z di Baudaffi Pasquale (Vieni avanti cretino). Chi non ha riso poi dello scambio di persona che portava l'autista Dante a lamentarsi del costo delle banane a Palermo? Quel Bravo Ragazzo guarda al passato e lo rimastica in modo semplice e ingenuo, servendosi di una maschera come Herbert Ballerina, che una volta desiderava fare l'usciere e che ora si ritrova protagonista al cinema con uno stand-alone inserito con merito nell'universo condiviso capatondiano, di cui fanno parte anche Italiano Medio e la sit-com Mariottide.

La sceneggiatura, a dire la verità esile e a tratti latitante come i boss che tratteggia (ed è un peccato), è solo un pretesto per 90 minuti di gag esilaranti, siparietti irresistibili e freddure in grado di far sbellicare dalle risate anche i più scettici. Un potente boss mafioso (Luigi Maria Burruano) sul letto di morte scopre di avere un figlio, Leone (impersonato da Herbert Ballerina). Il padrino fa rintracciare il giovane dai suoi fidati scagnozzi Vito (Tony Sperandeo) e Salvo (Enrico Lo Verso) per affidargli le chiavi dell'impero criminale. Affiancato dal consigliori Enrico Greco (lo impersona Ninni Bruschetta), l'ingenuo Leone si ritroverà, suo malgrado, invischiato in una lotta di potere fra cosche mafiose. Come se non bastasse, l'ex chierichetto al servizio di Don Isidoro (cameo per Maccio Capatonda) finisce nel mirino dell'antimafia, che ha nell'affascinante quanto scaltra Sonia (Daniela Virgilio) il proprio agente sotto copertura.

Quel Bravo Ragazzo ride della mafia, riduce il pizzo ad un'applicazione social (iPizzo) e omaggia i gangster movie americani e nostrani, già a partire dal titolo, che chiama in causa l'epopea mafiosa immortalata da Martin Scorsese. Proprio come il Tommy DeVito di Joe Pesci, anche il Leone di Herbert Ballerina è "buffo" (buffo? Buffo come?), protagonista di innumerevoli equivoci, tanta è l'ingenuità che lo contraddistingue. L'attore dai mille soprannomi - è "attorone" e Gran Maestro nel programma radiofonico Lo Zoo di 105 - è a tratti mattatore assoluto (vedere per credere la sequenza del pranzo in cui parla delle pizze che prendono il nome da attrici famose del passato), volto da "scemo & + scemo" e corpo minuto perfetto per una comicità che poggia sulle gag slapstick a là Buster Keaton. Il film diretto da Enrico Lando fa forza su una trovata geniale: parodiare un film di gangster qual è Pulp Fiction (che già è di per sé una rivisitazione in chiave parodistica del genere), rielaborando schemi - su tutti i duetti "alimentari" tra Sperandeo e Lo Verso a suon di arancini e bacche di goji (al posto dei Big Kahuna burger del film di Tarantino) - e soluzioni stilistiche, vedi l'assegno che si illumina o il p.o.v. cieco dal portabagagli dell'auto. Quel Bravo ragazzo è in sostanza un film di siparietti geniali e battute da avanspettacolo. E tanto basta. Perché stavolta è la mafia ad essere seppellita da una risata.

Quel bravo ragazzo Giocata sui toni della farsa, Quel Bravo Ragazzo è una commedia tutta giocata sugli equivoci e sulle gag estemporanee. Al di là di una sceneggiatura un po' troppo elementare e priva di twist significativi, il film con Herbert Ballerina regala risate a go-gò. Merito della storica spalla di Maccio Capatonda (qui al primo ruolo da protagonista) e del trio Lo Verso/Sperandeo/Bruschetta, bravissimi a giocare con la propria carriera cinematografica.

6.5

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