Quantum of Solace, la recensione: il ritorno dell'agente 007

Torna l'agente 007 su grande schermo, in cerca di vendetta: la recensione di Quantum of Solace.

Quantum of Solace, la recensione: il ritorno dell'agente 007
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Un po' di Felicità

Bond (Craig), dopo la morte di Vesper (nel precedente film) non riesce a darsi pace e sta girando il mondo in cerca di vendetta ed informazioni. Indagando sugli ex complici della donna che amava scoprirà un'associazione segreta che fa capo al misterioso Dominic Greene (Almaric), una sorta di ecoterrorista che vuole assumere il controllo di tutte le riserve idriche del sud America. La rete di Greene è talmente estesa da aver infiltrato alcuni agenti anche all'interno dell'MI6, costringendo così M (Dench) a non fidarsi più di nessuno, nemmeno di Bond che, infatti, sarà accusato di una serie di omicidi d'altissimo livello. Solo, senza soldi e senza contatti, 007 sarà così costretto ad operare in autonomia, sempre diviso fra il desiderio di vendetta e l'onere del dovere verso la sua nazione.

Fra passato e Futuro

Ventiduesimo film della saga più longeva della storia del cinema, Quantum of Solace rappresenta una rivoluzione copernicana nel canone Bondiano. Scritto dal premio Oscar Paul Haggins, non solo è il primo sequel diretto della serie (gli altri episodi erano tutti indipendenti l'uno dall'altro) ma è anche la prima volta che le gesta dell'Agente Segreto di Sua Maestà non traggono spunto da un romanzo di Fleming(i riferimenti possiamo trovarli solo nel titolo, ripreso da un racconto breve di Fleming). La trama infatti è stata scritta espressamente per il film dal regista Marc Forster e da Haggis, ispirandosi ad alcuni racconti brevi di John Le Carré. Il risultato è un Bond diverso dal solito, più duro ed angosciato, privo di quei guizzi ironici che avevano fatto la fortuna del personaggio. In Quantum of Solace troviamo un Agente 007 ormai disilluso, insonne che non riesce più a distinguere fra amici e nemici e che non si fa troppi problemi ad uccidere o torturare. Anche il rapporto con le Bond Girls si fa molto più ambiguo e, se escludiamo una fugace liaison con una segretaria del consolato Inglese a Panama, la componente erotica viene a mancare totalmente, sono finiti i tempi delle Ursula Andress che apparivano dal mare, o delle Sophie Marceau che seviziano in una sorta di gioco sado-maso l'agente più famoso del mondo. Il rapporto fra Bond e la sua compagna d'avventure Camille (interpretata dalla bellissima Olga Kurylenko), infatti, sarà più vicino ad una sorta di mutuo supporto emozionale, piuttosto che ad un'attrazione sessuale o addirittura amorosa. 007 e Camille sono due solitudini che si incontrano, non due amanti e tantomeno due colleghi, entrambi sono stati traditi dalle persone che amavano e cercano solo la vendetta, nient'altro che la più pura e semplice vendetta.La mano di Forster (già dietro alla macchina da presa de Il cacciatore di Aquiloni) si fa, dunque sentire, la componente emotiva non era mai stata tanto forte in un film di James Bond e alcune metafore come la preponderanza di ambienti desertici o il fatto che i protagonisti siano sporchi, feriti e stanchi in quasi tutte le scene funzionano, riuscendo a trasmettere il travaglio interiore di un agente 007 ormai in preda a se stesso, imprigionato nella sua inadeguatezza. Peccato però che Forster, quasi avendo paura di calcare troppo la mano su un personaggio che, volente o nolente, deve rispettare certi stereotipi non ha il coraggio di andare fino in fondo in questa rilettura del "mito". Abbiamo così un film che procede a strappi, alternando momenti di azione pura (come lo spettacolare inseguimento in auto nelle cave di Massa Carrara) ad altri più riflessivi che però non si integrano mai fra loro e anzi, a tratti danno l'impressione di essere due film separati. A questi problemi si può poi aggiungere una trama fin troppo intricata, poco chiara ed abbastanza inverosimile, che di fatto non si risolve nel finale e lascia dei buchi narrativi non indifferenti. C'é poco da fare, nei film d'azione la classica scena in cui il cattivo cattura l'eroe e, convinto di avere la vittoria in pugno, svela il suo piano è necessaria, altrimenti si rischia, come accade in Quantum of Solace, che il pubblico si perda nei meandri del non detto e degli ammiccamenti che divertono e rendono il film interessante, ma che hanno bisogno di un'explanation finale.Il vecchio Bond ed il nuovo, dunque, cercano di mordersi fra loro, ed il risultato è un film sbilenco, incapace di andare fino in fondo nell'opera di rinnovamento che la produzione e il regista s'erano imposti.Peccato, perché così facendo Quantum of Solace non accontenta nessuno, né i fan storici che saranno discretamente infastiditi da questo Bond post moderno, né le nuove leve cui sembrerà di star guardando un videogioco giocato però da un'altra persona.

Italians do it Better!

Daniel Craig è un Bond perfetto, ce n'eravamo accorti in Casinò Royale e qui l'attore inglese conferma la sua innata affinità con il personaggio, andando a rivaleggiare addirittura con Sean Connery in quanto a fascino e stile. La Dench è perfetta come sempre, interpretando una M sconvolta e quasi stanca, che vive da troppi anni in un ambiente malato e fondamentalmente cattivo. Bravo anche Almaric che sa infondere al suo Dominic Greene il giusto mix fra lucida malvagità e follia pura, necessario in ogni cattivo che si rispetti. Insipida invece la Kurylenko che, nonostante l'innegabile bellezza, non trasmette nessuna emozione e si limita a fare quello che le viene chiesto, senza troppo coinvolgimento. Menzione d'onore, infine, per il nostro Giancarlo Giannini che torna a vestire i panni del falsario montenegrino Mathis e si rende partecipe delle due scene migliori del film uscendo di scena con grandissimo stile e ponendosi, senza alcuna vanità patriottica, due o tre gradini sopra tutto gli altri intepreti, eccezion fatta per la Dench.

Quantum of Solace Quantum of Solace è un film difficile da definire, di sicuro non completamente riuscito ma nemmeno completamente da buttare via. Contiene in nuce quelli che saranno i tratti fondamentali di tutti i futuri Bond e senza dubbio, va apprezzato il tentativo di Haggins e Forster di dare una nuova dimensione all’agente segreto più famoso del mondo. Più che un fallimento preferiamo parlare di un mezzo successo, convinti che, nel prossimo futuro, ne vedremo delle belle. Non solo in tema di Bond girls.

6

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