Recensione Qualcosa di buono - You're Not You

Hilary Swank in lotta con un'odissea fisica ed emotiva, protagonista del veloce sfaldarsi di una perfezione precaria: un film che affronta il tema della malattia rifugiandosi nella prospettiva di un nuovo punto di vista tutto da scoprire ed elaborare.

Recensione Qualcosa di buono - You're Not You
Articolo a cura di

Kate (Hilary Swank) ha tutto ciò che una donna potrebbe desiderare: una bellissima casa, un marito perfetto, un lavoro e - in generale - una vita che la soddisfano appieno. Ma la ‘perfezione' né tanto meno la felicità rappresentano mai un equilibrio così stabile da restare inalterato nel tempo. E nel caso di Kate il 'rimescolarsi delle carte di vita' arriverà fin troppo presto, ritrovatasi da un giorno all'altro e nel pieno della sua vita adulta a combattere con una malattia degenerativa (la SLA) che le porterà via in poco tempo ogni energia e ogni possibilità di essere la donna indipendente di un tempo. La nuova condizione di Kate farà poi saltare in fila tutti i punti saldi della sua vita, inclusa la relazione con il marito che (come tutto il resto) soffrirà il peso della sua nuova condizione. Sempre meno indipendente e necessitata a ricevere il supporto di qualcuno, Kate sceglierà per il delicato compito una ragazza (Becky) apparentemente inadatta, senza nessuna esperienza o referenza. Eppure, la solarità di Becky e la sua energia 'disordinata' porteranno nella vita della donna un Qualcosa di buono (rivisitazione del titolo originale You're Not You), aiutandola ad affrontare il crollo fisico ed emotivo cui andrà incontro giorno dopo giorno, e regalandole infine quella vicinanza umana necessaria alla metabolizzazione di una nuova condizione, così diversa e distante da quella del passato. Col tempo l'intraprendente Becky dovrà in un certo senso sostituirsi a Kate, essere il suo corpo, la sua voce, il mezzo attraverso cui esprimere quell'urlo che dalla sua gola non sarà mai più in grado di uscire.

Il veloce sfaldarsi di una precaria perfezione

Hilary Swank non è certo nuova nell'affrontare personaggi basati su difficili e sofferte ‘trasformazioni' fisiche. Da ricordare in particolar modo le splendide performance regalate in Boys don't cry e Million dollar baby, entrambe interpretazioni in cui (specie nella seconda dove era diretta dalla sapiente regia di Clint Eastwood) si è fatta ammirare per l'intensità di quei cambiamenti corporei che in realtà veicolavano ben altri traguardi, vere e proprie evoluzioni esistenziali. Qui, nel film diretto da George C. Wolfe e tratto dal romanzo di Michelle Wildgen, la Swank affronta le insidie legate alla necessità di affrontare e in qualche modo accettare una malattia degenerativa che non lascia spazio alcuno alla speranza di regressione. La Swank svolge il suo compito con il giusto equilibrio, anche se poi in realtà il fuoco narrativo di questo ritratto umano diventerà quasi subito il suo alter ego Becky (interpretata da Emmy Rossum), alla quale spetta la prova più ardua, quella di uno slancio umano in grado di mutare un'irrevocabile tragedia in una storia di speranza e buoni sentimenti. Ed è forse proprio questa tensione del film a inseguire il bene, il qualcosa di buono di una storia altrimenti senza luce a inficiare parte della veracità narrativa dell'opera, rendendola un po' più buonista del dovuto e sottilmente retorica. Sarà pure che il regista (già autore di Come un uragano) sembra anche qui mettere in scena un uragano, quello reale ed emotivo che rivoluzionerà la vita della sua protagonista, senza calarsi mai davvero a fondo nelle pieghe di una realtà fisica e 'clinica' fin troppo delicata. Resta la leggerezza di un rapporto tra donne che rilegge il dislivello fisico/sociale del francese Quasi amici (pur non funzionando altrettanto bene) al femminile, facendo sostanzialmente leva sull'alchimia e la freschezza di due protagoniste tutto considerato brave.

Qualcosa di buono - You're Not You George C. Wolfe (Come un uragano) traspone per il cinema il romanzo di Michelle Wildgen affidando a Hilary Swank il ruolo di una donna affetta da SLA e costretta a puntare su un ‘improbabile’ rapporto di fiducia, amicizia, pur di non farsi risucchiare nel buio della malattia. Un’opera che resta in fin dei conti superficiale rispetto alla tematica fin troppo delicata tirata in ballo, ma che si tiene più o meno a galla grazie al carisma di due protagoniste funzionali nel loro gioco di specchi e complementarietà.

5.5

Che voto dai a: Qualcosa di buono - You're Not You

Media Voto Utenti
Voti: 1
4
nd