Recensione Poltergeist

Trentatré anni dopo Poltergeist - Demoniache presenze di Tobe Hooper, Sam Raimi ne produce un rifacimento per mano di Gil Kenan e su script dello sceneggiatore de Il grande e potente Oz.

Recensione Poltergeist
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Il Sam Rockwell di Frost/Nixon - Il duello (2008) incarna il padre di famiglia al posto del Craig T. Nelson che lo fece in Poltergeist - Demoniache presenze (1982) di Tobe Hooper, nel quale, insieme alla famiglia comprendente, tra gli altri, la piccola Carol Anne Freeling cui concesse anima e corpo la compianta Heather O'Rourke, si trovava ad avere a che fare con strani fenomeni soprannaturali all'interno della sua abitazione nella tranquilla cittadina californiana di Cuesta Verde.
Analoghi fenomeni che cominciano a tormentare anche il protagonista di questo nuovo Poltergeist, remake di quell'originale che ebbe, inoltre, i sequel Poltergeist 2 - L'altra dimensione (1986) di Brian Gibson e Poltergeist 3 (1988) di Gary Sherman, e che vede qui il cognome del manipolo di congiunti mutato in Bowen.
Manipolo di congiunti comprendente, oltre ai due già citati, la madre con il volto della Rosemarie DeWitt de La regola del gioco (2014) ed i figli con quelli della Saxon Sharbino di I spit on your grave (2010) e del Kyle Catlett de Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet (2013); tutti impegnati, ancora una volta a ritrovare la bambina di cui sopra, ora interpretata dalla Kennedi Clements del piccolo schermo e scomparsa dopo essere entrata in contatto con le presenze attraverso il televisore.

Demoniache presenze... trentatré anni dopo

E, considerata la sua predilezione per vicende riguardanti spiriti e fantasmi, non poteva essere altro che la Ghost House Pictures di Sam"La casa"Raimi e Robert G. Tapert - alla quale dobbiamo i The grudge americani e la trilogia Boogeyman - a produrre l'operazione, che, a partire dalla tv a schermo piatto e non più a tubo catodico, s'immerge, come c'era da aspettarsi, nella avanzata tecnologia d'inizio terzo millennio. Infatti, in scena non solo abbiamo laptop e localizzatori gps, ma vengono tirate in ballo anche moderne apparecchiature di ripresa e, addirittura, droni; che lo sceneggiatore David Lindsay-Abaire (lo stesso de Le 5 leggende e Il grande e potente Oz) dimentica, però, essere impossibilitati a volare in prossimità di disturbi elettrici come quelli mostrati nel film. Soltanto la prima, piccola pecca dell'ennesimo rifacimento di cui non si sentiva alcun bisogno, se non quello dei produttori di accattivarsi il nuovo pubblico dei giovani senza fantasia e ricorrendo a un plot già collaudato e divenuto cult.

Plot che, tra l'altro, viene ripreso quasi pedissequamente, ad esclusione di nuovi momenti come quello che tira in ballo uno scoiattolo, nel corso della prima parte d'attesa tempestata di spaventi improvvisi o che, almeno, vorrebbero essere tali. Perché, viste le premesse, appare quasi inutile stare a ribadire che, tra la non disprezzabile rilettura della sequenza dell'albero a forma di mano e quella eccessivamente breve e tutt'altro che efficace della scarnificazione del volto, decisamente impressionante nel capostipite, la noia non fatichi affatto ad essere avvertita. Quindi, se vi bastano un po' di sostanza melmosa che fuoriesce dal pavimento, il tripudio di effetti digitali e la riproposizione degli attacchi da parte del pupazzo dai connotati di clown, potrebbe essere il film che fa per voi; ma, difficilmente, i fan della trilogia poltergeistiana potranno digerire la continua tendenza a stemperare tramite l'ironia per famiglie (citiamo solo il medium di Jared Harris imparagonabile alla Tangina della scomparsa Zelda Rubinstein e l'inguardabile conclusione degna di una sitcom a stelle e strisce) quelle che dovrebbero essere le situazioni di paura. Lo si dovrà, forse, al fatto che il regista Gil Kenan ha alle spalle soltanto i lungometraggi per ragazzi Monster house (2006) ed Ember - Il mistero della città di luce (2008)?

Poltergeist A trentatré anni di distanza, il plot alla base del capostipite della trilogia Poltergeist viene riproposto attraverso un rifacimento diretto da Gil Kenan - autore di Monster house (2006) ed Ember - Il mistero della città di luce (2008) - sotto la produzione della Ghost House Pictures di Sam Raimi e Robert G. Tapert. Come c’era da aspettarsi, con un ultima sequenza posta durante i titoli di coda, la risultante altro non è che uno stanco remake che, al di là di qualche piccola ma irrilevante variazione, si limita a riproporre quanto raccontato nell’originale, ricorrendo, oltretutto, un po’ troppo all’ironia e penalizzando la capacità di trasmettere paura. Potrà conquistare qualche famigliola che non ha problemi nel visionare horror, ma, per tutti gli altri, un’operazione piatta quanto lo schermo della televisione attraverso cui le presenze comunicano con la piccola protagonista.

5.5

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