Recensione Point Break

Point break di Ericson Core rispolvera il plot alla base dell'omonimo action movie diretto nel 1991 da Kathryn Bigelow per arricchirlo di vertiginose imprese che non riguardano solo il surf.

Recensione Point Break
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La vicenda del giovane ambizioso e appena diplomatosi agente speciale Johnny Utah, che, giunto presso la sezione di Los Angeles dell'FBI, veniva messo in coppia con il veterano del Vietnam Angelo Pappas per sgominare una banda di rapinatori che agiva con il volto coperto da maschere di gomma raffiguranti quattro ex presidenti degli Stati Uniti, venne raccontata per la prima volta sul grande schermo in Point break - Punto di rottura, diretto nel 1991 da una Kathryn Bigelow ancora lontana dal premio Oscar aggiudicatosi diciassette anni più tardi grazie al bellico The hurt locker.
Il Jonny Utah interpretato da Keanu Reeves e che, a causa di sospetti che lasciavano pensare a un gruppo di surfisti quali responsabili delle malefatte, arrivava ad infiltrarsi nell'ambiente dei "cavalca-onde" facendo conoscenza con il Bodhi cui concesse anima e corpo il compianto Patrick Swayze.
Il Bodhi incarnato dall'Édgar Ramírez che prese parte a Zero Dark Thirty - firmato proprio dalla Bigelow - in questo rifacimento per mano di Ericson Core, regista di Imbattibile con Mark Wahlberg, nonché direttore della fotografia dalla lunga carriera (Payback - La rivincita di Porter e Daredevil nel curriculum).

Il nuovo punto di rottura

Rifacimento in cui Utah assume i connotati del Luke Bracey di G.I. Joe - La vendetta e il veterano Ray"Noah"Winstone sostituisce Gary Busey nei panni di Pappas, mantenendo, però, soltanto lo spunto di partenza della pellicola originale.
Anche perché, girata in undici paesi e quattro continenti, la oltre ora e quaranta di visione - non priva di scontri corpo a corpo e, addirittura, di una sparatoria coi carabinieri in Italia - amplia la storia introducendo l'immaginario elemento delle Otto prove di Ozaki, ovvero un percorso unico per raggiungere l'illuminazione e che richiede sia capacità fisiche che forza psicologica e spirituale.
Infatti, pur non risultando assenti invidiabili imprese sulla "tavola d'acqua", si parte con una corsa motociclistica dalla cima di una collina e si prosegue all'insegna di tutto ciò che è in grado di deliziare lo spettatore amante degli sport estremi, che si tratti di wingsuit flying, snowboard o free climbing.
Senza dimenticare il paracadutismo, anch'esso presente nel capostipite, del quale questo nuovo Point break sembra mantenere il non incalzantissimo ritmo narrativo, proponendo, comunque, risvolti diversi per quanto riguarda la conclusione.
E, in fin dei conti, appare anche inutile effettuare un paragone con quello che si è trasformato in un cult movie grazie alla sua regia piuttosto all'avanguardia per la Settima arte d'azione dei primi anni Novanta, in quanto il meno autorialmente pretenzioso film di Core mira in maniera evidente a concentrarsi quasi esclusivamente su immagini e sequenze mozzafiato.
Quindi, se ciò rispecchia l'ingrediente che vi esalta quando siete seduti in sala, non rimpiangerete l'acquisto del biglietto.

Point Break Ventiquattro anni dopo Point break - Punto di rottura (1991) di Kathryn Bigelow, Ericson Core ne riprende il soggetto ponendo Luke Bracey al posto di Keanu Reeves ed Édgar Ramírez in sostituzione di Patrick Swayze. Intento ad onorare i temi e i presupposti della pellicola originale e, al contempo, spingere la storia oltre i limiti fisici e superarli per portare Point break a un livello che sarebbe stato impossibile raggiungere venticinque anni fa, aggiunge al surf e al paracadutismo una varietà di sport estremi, dallo wingsuit flying al free climbing. Il risultato, sorvolando sull’inutile paragone con il pure troppo celebrato capostipite, è un’operazione senza infamia e senza lode che, però, individua il suo motivo d’interesse proprio nelle sequenze delle imprese mozzafiato, girate con notevole professionalità.

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