Planet Terror, recensione del film fuori di testa di Robert Rodriguez

Robert Rodriguez dirige un'opera folle e schizofrenica che guarda con divertito gusto cinefilo ai classici del cinema exploitation e zombesco degli anni '70.

Planet Terror, recensione del film fuori di testa di Robert Rodriguez
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Col progetto Grindhouse la storica coppia di amici registi formata da Quentin Tarantino e Robert Rodgriguez ha dato il via ad un dittico di film in pieno stile pulp ad omaggio dell'exploitation in voga negli anni '70. Il regista messicano ha così potuto condurre in porto un'idea che gli balenava in testa sin dai tempi di The Faculty: quella di realizzare uno zombie movie che citasse vistosamente i classici del genere. Il risultato a cui ci siamo trovati davanti risponde al nome di Planet Terror, opera importante non solo per i suoi valori intrinsechi. Proprio per via della scelta concordata nella realizzazione del dittico con A prova di morte, il fake trailer che precede la visione ha permesso di dare il via, in seguito alle richieste del pubblico, alla realizzazione di un moderno cult quale Machete.

Cherry Darling

Il tenente Muldon e i suoi uomini, in seguito ad uno scambio commerciale di sostanze chimiche, finiscono volontariamente esposti ad una sostanza mutagena che li trasforma in una sorta di zombi. Nel frattempo la bella Cherry, lasciato da poche ore il suo lavoro di spogliarellista, incontra in un malfamato bar il suo ex-fidanzato El Wray, che decide di darle un passaggio. Durante il tragitto però il camion sul quale stavano viaggiando finisce fuori strada a causa di un incidente e la ragazza viene assalita da un infetto, che le strappa via a morsi una gamba. L'ospedale dove viene portata presenta però altri casi di persone aggredite, e ben presto l'epidemia si diffonde nella cittadina: l'unica speranza di Cherry ed El Wray è quella di unire le forze con lo sceriffo e un gruppo di sopravvissuti per poter sfuggire ai famelici "morti viventi".

Killer legs

Il gusto per l'eccesso è da sempre stato nelle corde di Robert Rodriguez, anche nei suoi prodotti "minori" cone Spy Kids. Con Planet Terror anticipa l'estremismo di Machete con un film che, rifacendosi esplicitamente a capisaldi del filone "infected-movie", su tutti il nostrano Incubo sulla città contaminata (1980) di Umberto Lenzi, esprime giocoso trash e splatterosa emoglobina da ogni fotogramma. Con uno stile visivo volutamente sporco, che richiama per l'appunto alle pellicole spesso rovinate (con tanto di sequenza erotica che si interrompe sul "più bello" per problemi tecnici) dell'exploitation, il folle autore messicano ci trascina in un'avventura dalla narrazione classica ma sempre pronta a sorprenderci tra furiose citazioni cinefile ed un gusto per il puro e violento entertainment, tra sbudellamenti e squartamenti vari sempre alleggeriti dall'iincontenibile dose di ironia. Cinema post-moderno, esplosivo, che non guarda in faccia niente e nessuno nella sua imprecisamente lineare narrazione popolata da personaggi totalmente sopra le righe, macchiette da macello pronte a lottare per la propria sopravvivenza. Un'opera libera e schizofrenica che guarda in maniera intelligente più all'immagine che alla sostanza, in una forma anarchica di decostruzione dei linguaggi classici che ripercorre con rispetto pagine di un genere "basso" ma importante nella lunga storia della Settima Arte. In un cast in cui spicca il cameo d'eccellenza di Bruce Willis (nonché quello del solidale Tarantino), la parte della leonessa la fa sicuramente la morbosamente seducente Rose McGowan (futura compagna fino al 2009 del regista) che, dopo l'amputazione di una gamba, vede sostituire nella parte finale l'arto perduto con un infallibile cannone / mitragliatore: idea a cui si è probabilmente ispirato anche il giapponese Noboru Iguchi per un altro cult quale The Machine Girl (uscito l'anno successivo).

Planet Terror Manifesto di un cinema libero e senza freni, Planet Terror esaspera oltre ogni limite la passione cinefila di Rodriguez che si diverte ad inserire nella schizofrenica narrazione omaggi e citazioni a svariati cult di genere del passato. In questa aggiornata riproposizione dell'exploitation il regista messicano va a briglia sciolta a scuotere il mondo degli zombie movie in una chiave sì parodica ma non vacua, trovando in personaggi e situazioni il modo di sorprendere sempre lo spettatore con trovate geniali ed inaspettate che rimandano alla sua stessa passata carriera. Un film che non ha timore di non piacere ma che trova nella sua roboante essenza altissime dosi di divertimento senza pensieri spingendo al contempo in un gioco cinefilo per veri intenditori.

8

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