Recensione Piramide di paura

Il capolavoro dimenticato di Berry Levinson da riscoprire assolutamente

Recensione Piramide di paura
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Siamo nella seconda metà dell'Ottocento e, in un prestigioso collegio londinese, un giovanissimo e impacciato John Watson (Alan Cox) incontra lo studente più brillante, ma al contempo problematico, dell'intero istituto: Sherlock Holmes (Nicholas Rowe), dotato di un incredibile intuito e di strabilianti doti deduttive ma dal carattere decisamente troppo esuberante. L'intelligenza e i numerosi talenti del ragazzo sono croce e delizia del corpo docente, che ha qualche difficoltà a tenerne a freno l'esuberanza, spesso istigata dagli altri studenti. L'unico che sembra apprezzare e comprendere sul serio Sherlock è il professor Waxflatter, strambo inventore che annovera tra i suoi studenti anche la bella nipote Elisabeth (Sophie Ward), della quale il brillante futuro investigatore è segretamente innamorato. I tre ragazzi, loro malgrado, finiranno coinvolti in una pericolosa avventura quando scopriranno che una inquietante setta sta portando a termine un piano criminale che comprende numerosi omicidi e... la costruzione di una vera e propria piramide nei sotterranei di Londra!

Young Sherlock Holmes and the Piramyd of Fear

Il personaggio di Sherlock Holmes ha da sempre attirato schiere di fan, e oltre ai quattro romanzi e cinquantasei racconti scritti direttamente da Arthur Conan Doyle è quasi impossibile elencare tutte le avventure apocrife dell'investigatore, che negli ultimi anni ha inoltre trovato nuova popolarità al cinema e in tv grazie ai due bei film di Guy Ritchie con protagonisti Robert Downey Jr. e Jude Law, e ai serial Elementary (con Jonny Lee Miller e Lucy Liu) e Sherlock, con protagonisti Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, che ha generato una fan base di incredibili proporzioni grazie alla perfetta riuscita delle sue parti. Ma, guardando al passato, non mancano certo film e serie tv in cui si propone uno Sherlock diverso dal solito: tra questi è praticamente obbligatorio annoverare Piramide di paura (Young Sherlock Holmes), film del 1985 che, purtroppo, non fu un grosso successo di botteghino ma è, al contempo, un gran bel film e anche una pellicola dall'importanza storica spesso sottovalutata.

Elementary, my dear Holmes... elementary.

Innanzitutto partiamo col dire che la storia, pur non essendo “canon” in quanto inventata di sana pianta, è un prequel che funziona, rispettoso dei personaggi e ai quali aggiunge, anzi, un pizzico di background che ben si ricollega agli eventi futuri: certo, c'è l'incongruenza relativa al primo incontro tra Holmes e Watson, ma a parte quello i puristi hanno poco da obiettare. E, ad ogni modo, è una storia seriamente avvincente, a volte buffa a volte tragica, ma che tiene sempre nel mirino il suo pubblico d'elezione, quello dei teenager (o perlomeno dei teenager dell'epoca in cui uscì il film) come tanti altri capolavori del genere dell'epoca come Goonies o La storia fantastica.
Il film, inoltre, vanta una tecnica realizzativa notevole, tra la fotografia di Stephen Goldblatt e alcune interessanti sperimentazioni (come il primo personaggio in computer grafica utilizzato al cinema: uno dei primi lavori della Pixar di John Lasseter!). L'atmosfera cattura e, curiosamente, c'è da notare diverse similitudini con la successiva saga plurimilionaria di Harry Potter: tre ragazzini protagonisti (due maschi e una femminuccia, che fisicamente e caratterialmente ricordano in più punti Harry, Ron ed Hermione), una boarding school inglese prestigiosa e densa di misteri, un corpo insegnante pieno di bizzarri professori, un complotto mortale... verrebbe quasi da pensare che tra le ispirazioni non dichiarate dalla Rowling ci sia da includere anche questo film. Che, curiosamente, è stato scritto proprio da un giovane Chris Columbus (reduce da Gremlins e Goonies), che quindici anni dopo girerà i primi due capitoli cinematografici del maghetto. Il tocco avventuroso è garantito da Steven Spielberg, tra i produttori esecutivi e palese punto di riferimento per alcuni passaggi dell'opera, mentre a dirigere abbiamo Berry Levinson, che passerà successivamente alla storia grazie a Good Morning, Vietnam e Rain Man - L'uomo della pioggia.

Piramide di paura Piramide di paura è un film che merita assolutamente di essere riscoperto da tutti: da chi lo vide da ragazzino e ne ha perso la memoria, da chi ancora non lo conosce ma anche dagli spettatori moderni più giovani, in virtù della sua grande atmosfera, dei suoi personaggi carismatici, della sua trama che mixa momenti leggeri e drammatici. Una pellicola con tanti grandi nomi dietro e che regge ancora benissimo il corso degli anni, nonostante i suoi interpreti non abbiano incontrato molta fortuna in seguito. E... attenzione alla scena dopo i titoli di coda!

8

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