Recensione Perfect Stranger

Dio benedica il cyber-sex

Recensione Perfect Stranger
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Stupire non è cosa semplice. L'uomo moderno è abituato a tutto, ovunque, in qualunque momento; merito dei media, che grazie alla loro invadenza (sia essa positiva o negativa, non è questa la sede adatta a tale dibattito) non ci risparmiano più nulla. Più una cosa è inusuale, più facilmente essa verrà diffusa nell'etere. E così l'uomo moderno è una creatura disillusa e maliziosa, portata a pensar male di chiunque, appena gliene si offra anche un minimamente ragionevole motivo. Forse questo si riflette anche nell'industria cinematografica, che, cosciente di questa perdita di innocenza dello spettatore, è costretta nelle sue produzioni a inanellare un colpo di scena dietro l'altro, sperando che, un po' per ingenuità, o magari solo perché si è perso il senso della trama trascorsa, almeno uno dei tanti riesca a suscitare il benché minimo stupore.

Perfetti Estranei

Rowena Price (Halle Berry) è una giornalista/investigatrice con un grande senso dello scoop. Non guarda in faccia nessuno. Si pone un obiettivo, lo persegue, lo raggiunge. La classica figura della donna in carriera. Al suo fianco l'amico giornalista Miles (Giovanni Ribisi) si fa in quattro per lei (merito anche della tipica cotta tra colleghi non corrisposta), la segue in ogni suo progetto, mettendo al suo servizio le proprie conoscenze di hacker onde aggirare ogni ostacolo burocratico o legislativo. E' appena terminato l'ultimo scoop, roba su un governatore gay. L'articolo pesta un sacco di scarpe lucide, e quindi niente pubblicazione. Rowena è fuori di sé; tornando a casa in metro incontra una vecchia amica di infanzia, Grace Clayton (Niki Aycox), con cui sembra aver mantenuto rapporti sporadici. Ma non è il classico incontro in stile "tuffo nel passato", si avverte una certa diffidenza tra le due. La ragazza le passa una cartella, contenente dialoghi "scottanti" che lei ha avuto con un suo ex datore di lavoro (i due si erano conosciuti in chat), Harrison Hill (Bruce Willis). I due hanno avuto una storia promiscua (Harrison è "felicemente" sposato con una milionaria che gli ha permesso di mettere in piedi il suo impero, una agenzia pubblicitaria), e il recente no di lui ha suscitato le ire di Grace, che ora brama vendetta. Il compito di Rowena sarà indagare e incastrare Hill. Lei avrà il suo scoop, Grace la sua vendetta. Se non fosse che, di lì a poche ore, Grace verrà ritrovata sul fondo di un fiume, legata ad un àncora e orribilmente sfigurata.
A fare da sfondo costante alla storia sarà internet, e in particolare i sistemi di instant-messaging , molto in voga soprattutto tra i più giovani. Rowena si inserirà tra i contatti abituali di Hill grazie all'intervento del fido Miles, e da lì inizierà a provocare i sensi dell'uomo a colpi di frasi a effetto e paroline equivoche. Se qualcuno di voi stesse già gridando allo scandalo, niente paura, ci saranno anche performance della Berry "dal vivo".

L'assassino è il maggiordomo... O il giardiniere? O la governante...?

Come si è detto all'inizio, lo scopo ultimo del film è spiazzare in tutto e per tutto lo spettatore, mostrando in rapida sequenza sviluppi sempre nuovi e inaspettati. Considerando di per sé tale pratica alquanto rischiosa, senza una storia che riesca a starle dietro essa diventa praticamente un suicidio. Il film è per l'appunto abnormemente lento, e tale lentezza è da imputare principalmente al fatto che si voglia privilegiare il dialogo all'azione (in tutto il film non vi sono infatti sparatorie nè inseguimenti in auto), appronfondendo ogni aspetto di tutti i personaggi presenti, prima di piazzare "i colpacci". Ma se da un parte tutto ciò risulta macchinoso e forzato, dall'altra ci vengono mostrate persone assolutamente insulse e prive del minimo carisma. La Berry è nei panni della femme fatale tutta occhi languidi e registratori nel taschino. Willis fa il manager tutto occhi languidi e scazzottate con impiegati traditori. Ribisi è un hacker tutto occhi languidi e niente vita sociale. Curioso, considerando che tutta la storia ruota proprio attorno ad una "questione di occhi".
Resta il fatto che seguire i loro dialoghi, i loro incontri ufficiali o ufficiosi diventa un vero strazio, tanto più che nessuno dice nulla di vagamente inaspettato. Tutti giocano bene la loro parte, che però è di un piattume devastante. E la storia ne soffre di conseguenza, essendo basata sui personaggi che la compongono.

Una storia in cui il più pulito ha la lebbra

Il tentativo ultimo del film e dei suoi colpi di scena è dire che nessuno è ciò che sembra. Tutti possono fare tutto, se nelle giuste condizioni e con il giusto stimolo; al riparo da ogni falso buonismo, la pellicola vorrebbe metterci a duro contatto con una realtà senza lieto fine, dove vince il più infame, che raramente è il meno cattivo. Quei fantocci messi in scena, poi, venderebbero l'anima al diavolo.
E per giustificare tutta questa malizia si tirano in ballo incubi conditi da improbabili flashback, con accadimenti di secoli prima, in cui si mostra il triste passato di alcuni. Triste passato che completa i singoli moventi, fornendo una logica a una storia che avrebbe bisogno di 150cc di adrenalina e un buon rianimatore.

Perfect Stranger Film mediocre preso da solo, drammatico se paragonato a ben altre produzioni, come The Heist o The Score. Ha di buono che ci fa ricordare i bei vecchi tempi: i tempi in cui la Berry era la donna fatale di Codice: Swordfish; i tempi in cui Ribisi lottava con la sua coscienza per fare il broker lontano un 1 km da Wall Street; i tempi in cui Bruce era un vero duro con l’ultimo colpo sempre pronto, e non un cinquantenne arrapato che va a prendere sotto casa con l’auto dell’azienda una segretaria appena assunta. Ah, i bei vecchi tempi.

5

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