Recensione Paura e delirio a Las Vegas

Riscopriamo insieme il film cult di Terry Gilliam con Johnny Depp e Benicio Del Toro tratto dal romanzo di Hunter S. Thompson: un road trip lisergico non privo di spunti di riflessione sull'America che fu.

Recensione Paura e delirio a Las Vegas
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Tutto ebbe inizio nel 1994, quando un amico di Johnny Depp propose all'attore di conoscere il famoso scrittore e giornalista Hunter S. Thompson, personalità fondamentale della beat generation. Un passaggio chiave che diede il via ad una solida amicizia tra i due artisti, conclusasi nel 2005 con la scomparsa dell'intellettuale, e che ha dato vita al cinema non soltanto al più recente The Rum Diary, prodotto e interpretato dallo stesso Depp nel 2011, ma anche all'essenza di Paura e delirio a Las Vegas così come lo conosciamo oggi. Il futuro Jack Sparrow è infatto ovviamente stato la prima scelta per il ruolo di protagonista nel film di Terry Gilliam: un'opera già di per sé travagliata che ha finalmente visto la luce nel 1998, dopo anni di progetti abortiti sempre all'ultimo minuto. E non era difficile comprendere le titubanze dei finanziatori, visto il controverso argomento della narrazione, ispirata al quasi omonimo romanzo pseudo autobiografico di Thompson. Al botteghino infatti il film fu un flop, e nonostante la calda accoglienza da parte della critica (presentato al Festival di Cannes, vinse il premio per il contributo artistico) fu rivalutato solo successivamente dal grande pubblico ed oggi è meritatamente nel novero dei cult moderni.

Etere mon amour

Stati Uniti, 1971. Il giornalista Raoul Duke è in viaggio per le strade americane con il suo avvocato, il dottor Gonzo. L'insolita coppia, dedita all'uso di qualsiasi droga esistente, si sta dirigendo verso Las Vegas, luogo dove il cronista dovrà scrivere un articolo su una gara motociclistica off-road. Ma giunti nella città dei vizi, Duke e Gonzo decidono di sfruttare l'occasione per una stravagante vacanza di eccessi, tra stanze di albergo e improbabili visite ai casinò, con la mente costantemente offuscata dagli effetti delle sostanze stupefacenti e degli allucinogeni.

Viva Las Vegas

Uno stravagante road trip del grottesco, odissea lisergica della controcultura degli anni '60 e dei primi '70 trasfigurata dagli effetti delle droghe. Paura e delirio a Las Vegas è un film a suo modo unico nel cinema "mainstream" americano, che guarda al filone indie con lo sguardo tipicamente visionario del maestro Gilliam, forse il solo a poter portare su celluloide i pensieri e i ricordi di Thompson in maniera così istrionicamente graffiante. Un'opera non semplice nella quale succede tutto e nulla, furente cocktail di visioni allucinate e situazioni pulp che rasentano un fascinoso ribrezzo, ruggendo in certi passaggi di una violenza sottomessa ma sempre pronta ad esplodere. Commedia eccentrica intrisa di un black humour grezzo e genuino, la pellicola vive su un esasperato surrealismo che non latita di spunti riflessivi sui cambiamenti sociali del periodo narrato, con critiche all'America di allora che trovano adito nei folli, ma paradossalmente lucidi, monologhi di Duke (alter-ego di Thompson), recitati in un ossessionato voice over da un insolitamente rasato Johnny Depp, vero e proprio mostro di bravura nel suo eccentrico trasformismo, che trova nella complementare performance di Benicio Del Toro il partner ideale. Con personaggi secondari riuscitissimi, interpretati da vere e propri interpreti d'eccezione (Christina Ricci, Ellen Barkin, Jake Busey, Cameron Diaz, Tobey Maguire), e un gran numero di sequenze che rimangono impresse per la loro forza visiva nel rappresentare su schermo le conseguenze dell'assunzione di stupefacenti (su tutte la tragicomica allucinazione dei dinosauri al casinò), le due ore di visione si pongono, oltre al loro lato prettamente d'intrattenimento, come mezzo per scavare nei sogni infranti di una generazione perduta e nelle amare contraddizioni di un intero Paese.

Paura e delirio a Las Vegas Non poteva trovar miglior trasposizione su grande schermo il romanzo autobiografico di Hunter S. Thompson: con Paura e delirio a Las Vegas Terry Gilliam e Johnny Depp hanno confezionato il miglior tributo allo scrittore americano star della beat generation. Un'opera visionaria e intensa che, lontana da qualsivoglia moralismo, ci offre un ritratto surreale degli effetti delle droghe veicolandolo su spunti riflessivi che indagano in quella generazione americana che fu, divisa tra sogni e cocenti delusioni. In una pura e strabordante commedia del grottesco, che espone con strepitante divertimento allucinatorio tutti i passaggi di una dipendenza, non solo fisica ma anche paradossalmente idealistica.

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