Recensione Passione

Recensione della docu-fiction sulla musica napoletana diretta da John Turturro

Recensione Passione
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"Sono un amante della musica cresciuto in una famiglia in cui la musica era non stop. Mi piacciono tutti i generi e ho trascorso molte giornate nella mia cantina a dirigere un'orchestra immaginaria o a ballare seguendo le musiche di James Brown. Volevo veramente essere un grande ballerino, come Fred Astaire, così ho ballato in ogni film in cui ho avuto la possibilità di farlo".
A parlare è l'attore newyorkese classe 1957 John Turturro, il quale, passato nel 1992 dietro la macchina da presa con il drammatico Mac, vincitore a Cannes della Camera d'Or, è poi tornato alla regia sei anni dopo con Illuminata e nel 2005 con Romance & cigarettes, commedia umana in cui la musica faceva da coreografia alla storia della gelosa Kitty, tradita dal marito Nick con la giovane e disinibita Tula.
Quindi, già allora era chiaro un certo interesse da parte dell'attore-regista nei confronti dell'universo delle note, riconfermato ora attraverso Passione-Un'avventura musicale, la cui genesi trova origine in queste sue parole: "Napoli è uno di quei luoghi in cui, dopo l'aria fresca, il cibo e un tetto, la musica è ingrediente essenziale per la sopravvivenza della gente. E' stato Francesco Rosi, il grande regista napoletano, e un grande amico, ad aprirmi le porte di questo mondo. Dopo aver trascorso cinque anni insieme a lavorare a La tregua, adattamento dal classico di Primo Levi, mi ha suggerito di esplorare l'opera di Eduardo De Filippo Questi fantasmi. Pensava che avessi la giusta sensibilità per farlo. L'ho rappresentata a New York con mia cugina Aida e Max Casella. Siamo stati invitati a rappresentarla a Napoli, un'esperienza che ci ha trasformati. Recitare Eduardo davanti ad un pubblico napoletano immediatamente dopo la perdita di mia madre è un ricordo che terrò sempre caro. L'accoglienza aperta ed entusiasta data al grande drammaturgo recitato in inglese - cosa che avrebbe potuto facilmente ritorcersi contro di noi - ha lasciato un'impressione durevole".

Tu vuo fa il napoletano

Tra il documentario e la finzione, infatti, il suo lungometraggio, in mezzo a cantanti, poeti, musicisti, personaggi reali e leggendari, è un viaggio al termine del più grande juke-box del globo: Napoli, una delle metropoli più belle, famose e controverse del mondo, una delle pochissime in grado di incarnare un'idea della vita, patria delle canzoni, leggenda che inizia con il mito fondante delle muse.
Ed è attraverso il suo occhio straniero - ma neanche tanto, visto che stiamo parlando di un italo-americano - che Turturro attraversa la città e le sue musiche, rievocando storie lontane e miti vicini, alternando l'amarcord alla ricostruzione, i caroselli canori alle voci di strada, la sceneggiata al videoclip, la storia della canzone alle storie che le canzoni narrano e nascondono.
Con immagini spesso inedite delle grandi voci di un passato ormai remoto che vanno a sovrapporsi con quelle di interpreti moderni, capaci di proseguire una tradizione gloriosa, ricreandola e rinnovandola.
Quindi, le perle dell'Ottocento e i classici recenti del Novecento, per un repertorio che parla di amore, sesso, gelosia, immigrazione e protesta.

Napul’ è mille colori

Un'orchestra d'eccezione in cui è l'intramontabile Mina ad aprire le danze con Carmela, mentre Pietra Montecorvino - che duetta anche con Max Casella in Dove sta Zaza - ci regala una bella rilettura modernamente ritmata di Come facette mammeta.
Sicuramente uno dei momenti migliori dell'operazione, quest'ultimo, insieme alla sequenza in cui il grandissimo Massimo Ranieri, affiancato da Lina Sastri, si cimenta in Malafemmena con tanto di immagini in omaggio al re della risata partenopea Totò alias Antonio De Curtis.
E sono proprio questi i particolari tocchi che Turturro - occasionalmente in scena per fornire qualche dettaglio e spiegazione sull'argomento - sfoggia al fine di conferire efficaci e perfino commoventi apostrofi di poesia, andando con sguardo complice e curioso a cercare la capacità delle melodie in questione di rappresentare un mondo e di girare il mondo.
Melodie comprendenti anche la deandriana Don Raffae' di Peppe Barra, Pistol packing mama di Al Dexter & His Troopers e Era de maggio, interpretata da Misia e gli Avion Travel, la maggior parte dei cui componenti dichiara di amare Sergio Bruni, che rivediamo in un vecchio filmato in bianco e nero impegnato nell'esecuzione di O sole mio.
Mentre, senza dimenticare un ricordo di Don Raffaele Viviani e di precisare che Caruso e Fernando De Lucia rappresentavano due scuole diverse, si alternano sullo schermo Enzo Avitabile, Fiorello, Angela Luce e M'Barka Ben Taleb, cui dobbiamo una versione reggae di Nun te scurda' eseguita insieme ad Almamegretta e alla già citata Montecorvino.
Fino alle emozionanti note e parole della bellissima Napul' è di Pino Daniele, posta al culmine dei coinvolgenti novanta minuti di visione che, confezionati con grande professionalità e notevole senso del ritmo, non possono fare a meno di spingere a cantare appresso ai loro protagonisti tutti gli spettatori, anche coloro che non apprezzano pienamente la musica napoletana.

Passione-Un'avventura musicale Pietra Montecorvino, Max Casella, Almamegretta, Fiorello, Enzo Avitabile, M’Barka Ben Taleb, Angela Luce, Massimo Ranieri, Avion Travel e tanti altri, tutti al servizio di un musicale mix di documentario e finzione confezionato dal newyorkese John Turturro, a cinque anni dal Romance & cigarettes attraverso cui già manifestò un certo interesse per le note. Un musicale mix di documentario e finzione incentrato sulla vecchia e recente musica di Napoli, città che James Brown, secondo l’attore-regista, definirebbe il “fulcro” della canzone. Tra moderne riletture di vecchi classici e un po’ di nostalgici ricordi, per circa novanta minuti di visione ben ritmati, coinvolgenti, emozionanti e, perché no, commoventi, al cui interno ogni canzone diventa una piccola sceneggiatura, una cartolina sentimentale spedita da una città e dalle forze che la muovono: l’energia, i drammi, l’orgoglio, le ironie.

8

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