Ovunque Tu Sarai, la recensione del film d'esordio di Roberto Capucci

Quattro amici in un viaggio di formazione verso madrid, tra passione calcistica e amicizia, per un road movie riuscito ma dalla trama prevedibile.

Ovunque Tu Sarai, la recensione del film d'esordio di Roberto Capucci
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Quattro amici, una squadra del cuore e un viaggio di formazione che li cambierà per sempre. L'esordio cinematografico di Roberto Capucci è un film che parte da un pretesto - il calcio - e finisce per esplorare gli animi fragili di quattro personalità, una diversa dall'altra, raccontandone le sfaccettature, le debolezze e la loro amicizia, unita dalla passione per lo sport - in questo caso per il calcio, perché "La Roma è come il primo amore". Ovunque Tu Sarai promette di essere molto più di un road-movie e ce ne accorgiamo dalla voce fuori campo che ci introduce nella storia, trasformandosi, successivamente, in una commedia ma anche in un dramma umano.

Francesco, Loco, Giordano e Carlo sono quattro amici da una vita. Il primo è un architetto in procinto di sposarsi; il secondo è un medico benestante, chiuso in un matrimonio soffocante, che non perde occasione per darsi alle conquiste più variegate; il terzo, figlio di due baristi laziali, è superstizioso e pauroso del suo futuro; infine Carlo, un avvocato con il vizio del gioco d'azzardo che nasconde un segreto. Partiti da Roma in direzione Madrid per festeggiare l'addio al celibato di Francesco, in realtà il viaggio è un pretesto per stare insieme ma soprattutto per guardare la propria squadra in trasferta in Champions League. Giunti nel cuore della Spagna, conoscono Pilar, una bella cantante madrilena che porterà scompiglio nel gruppo, facendo emergere diversità e soprattutto insicurezze: è lei a rappresentare il punto di svolta nel film, poiché rappresenta la libertà e quel desiderio di evasione e di cambiamento che blocca i protagonisti.

Ovunque tu sarai Con un cast di ottimi attori, Capucci firma un film dalla buona fotografia e dal ritmo gradevole, facilitato dalle evidenti influenze di altre opere - in primis Stand By Me, Febbre a 90, Una notte da leoni, ma anche varie similitudini, involontarie, a Tre Uomini e Una Gamba. I presupposti per una buona pellicola ci sono, dalle riflessioni sul destino al carpe diem firmate da Carlo, e le idee, simpatiche, non mancano, come la “lotta” tra il toro e Loco, che usa la maglia di Totti come muleta contro il bovino. A peccare è la sceneggiatura, scritta a quattro mani insieme a Francesco Apolloni, forse prevedibile e priva di slanci. Spesso si perde il filo della narrazione, portando lo spettatore in buchi neri da cui non riesce ad uscire. Nonostante questo, l’opera prima di Roberto Capucci resta un delizioso road movie, seppur con qualche incertezza narrativa.

7

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