Recensione Our Day Will Come

Un ragazzo dai capelli rossi e uno psichiatra intraprendono un dolente viaggio on the road in Our day will come, potente dramma di Romain Gavras.

Recensione Our Day Will Come
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Remy, adolescente dai capelli rossi, viene spesso preso di mira dai suoi compagni proprio per il colore della capigliatura. Una sera, in seguito ad un violento litigio con la madre e la sorella, il ragazzo si imbatte casualmente nello psichiatra Patrick, anch'egli un "redhead", e inizia un lungo viaggio on the road con lui. Dopo aver trascorso una nottata in un centro commerciale nel quale era presente un cartellone pubblicitario riguardante vacanze in Irlanda, Remy si mette in testa di raggiungere il Paese del Regno Unito in quanto, secondo lui, popolato per la maggior parte da suoi "simili". Ma il percorso per giungere in questa sorta di Terra dell'Eden sarà molto più arduo e complicato del previsto e il giovane affronterà, grazie al suo nuovo mentore, un percorso di formazione estremo destinato a sfociare in rabbia e violenza.

No way back

Tra gli autori più ricercati ed apprezzati dell'universo dei videoclip, il figlio d'arte Romain Gavras (erede del grande Costa-Gavras) esordisce nel cinema di finzione nel 2010 con il suo primo lungometraggio, opera dolente ed aspra vedente per protagonisti Vincent Cassel e Olivier Barthelemy. Our day will come è un film scomodo e difficile che mette in scena una tragedia figlia del razzismo, questa volta non riguardante il colore della pelle ma quello dei capelli: il personaggio di Remy infatti ha passato un'infanzia / adolescenza da dimenticare proprio per via della sua capigliatura. Lettura che si apre naturalmente a metafore, difficilmente riscontrabile nel mondo occidentale odierno, su un contesto più ampio e che permette al regista ellenico di scavare con una prorompente furia nelle psicologie di questi due reietti delusi dal mondo e dalla vita che, accomunati da un bisogno di libertà, si trovano ben presto a sfogare i loro istinti più truci e violenti repressi da troppo tempo. Un vero e proprio viaggio on the road alla ricerca di un'utopia, di un luogo mitico e immaginario (incarnato qui da una visione quasi divina della reale Irlanda) nel quale infine trovare la pace; ma qui è la tempesta a precedere la potenziale quiete, con una violenza che assume sempre più forza selvaggia con lo scorrere dei minuti e che si sprigiona in eccessi sia fisici che emotivi che rendono queste due anime irrequiete delle figure stranianti e scostanti. Un gioco di similitudini e contrasti che regala accesi sussulti tra Remy e Patrick, con un erotismo anch'esso rabbioso ed istinti di omosessualità latente insiti nel ragazzo, atti a tratteggiare un dipinto più doloroso ed amaro di questa ipotetica nuova rinascita. La sceneggiatura a tratti sembra esagerare nel suo raccontare tutto e niente, ma i novanta minuti di visione possiedono una forza magnetica anche per via delle ottime performance dei due attori, con un gigantesco Vincent Cassel di diabolica bravura in un ruolo non troppo dissimile da quello interpretato nel cult L'odio (1995). Gavras si conferma regista eclettico, forse incostante ma capace di dar vita a sequenze suggestive nella gestione degli spazi scenici, siano in spazio chiuso o in campo aperto come nello splendido ed intenso finale sulla spiaggia.

Our Day Will Come Un magnifico Vincent Cassel (ma il giovane "compagno d'avventura" Olivier Barthélémy non gli è da meno) domina la scena nei novanta minuti di Our day will come, aspro viaggio on the road che nella sua iniziale struttura da percorso di formazione nasconde metafore potenti sulla società contemporanea, pronta a metter da parte i "diversi", in questo caso le persone con i capelli rossi. La tensione emotiva non abbandona mai la visione dai titoli di testa a quelli di coda in un progressivo sprigionarsi di violenza e rabbia repressa troppo a lungo che trova in istinti bassi e primordiali il modo più (in)sensato per esplodere in un'utopica ricerca della libertà il cui cammino è costellato di dolore ed amarezza.

7

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