Recensione Oltre le regole-The messenger

Recensione del primo lungometraggio diretto dallo sceneggiatore Oren Moverman

Recensione Oltre le regole-The messenger
Articolo a cura di

"Alessandro ed io abbiamo scritto la sceneggiatura e l'abbiamo mostrata a Sydney Pollack che ne è rimasto interessato. Ci ha mandato alcuni appunti dei quali abbiamo tenuto conto scrivendo un paio di nuove versioni per lui: per noi era come un sogno diventato realtà perché Pollack era come una specie di vero maestro. Il problema è che Sydney si è rivelato più interessato ad una storia d'amore ‘tabù' che non al resto della vicenda e per noi, invece, tutto doveva ruotare attorno alla relazione tra due ufficiali. Allora Sydney, da vero gentiluomo, si è chiamato fuori dal progetto con molta onestà per evitare di tenerci intrappolati nello sviluppo di un film diverso da quello che avevamo in testa".
Parole dell'israeliano Ower Moverman, sceneggiatore di Io non sono qui (2007) di Tood Haynes, che, a proposito di Oltre le regole-The messenger, suo debutto alla regia scritto insieme ad Alessandro Camon e candidato a cinque premi Oscar, ricorda di un'iniziale coinvolgimento del compianto Sydney Pollack, per poi proseguire: "A questo punto è arrivato Roger Michel ed è stato fantastico. Abbiamo scritto un paio di versioni per lui con grandi risultati perché Roger aveva capito perfettamente la relazione tra Will e Tony e ci invitava a svilupparla sempre più in profondità. Arrivati a buon punto, ci siamo ricordati che, contemporaneamente, dovevamo ultimare un altro film prima di Oltre le regole-The messenger, ma i produttori premevano perché portassimo avanti anche quest'ultimo. E' stato in questa fase che è entrato in scena Ben Affleck come possibile regista. Per lui, che aveva appena finito di girare Gone baby gone, abbiamo apportato alcune modifiche. Per una ragione o per l'altra, però, ad un certo punto ha dovuto abbandonare il progetto ed io ero l'unico rimasto a bordo con naturali ambizioni di regia".

Ufficiale e gentiluomo?

Troviamo quindi il Woody Harrelson di Larry Flint-Oltre lo scandalo (1996) e il Ben Foster di Quel treno per Yuma (2007) nei panni degli ufficiali Tony Stone e Will Montgomery, costretti ad entrare dolorosamente nella vita di persone di cui non sanno niente.
Infatti, mentre uno strano legame si forma tra loro, l'inevitabile compito che devono svolgere li vede di giorno in giorno impegnati a notificare le vittime di guerra alle famiglie.
Fino al momento in cui Will comincia ad essere attratto dalla giovane vedova Olivia Pitterson, con le fattezze della Samantha Morton di Accordi e disaccordi (1999), mettendo in discussione il suo rapporto con Tony e dando vita ad un dubbio etico destinato a risolversi nel corso di una vicenda incentrata sui modi complessi e inattesi con i quali le persone riescono a darsi forza reciprocamente.

I nuovi giardini di pietra

Una vicenda che ricorda sotto certi aspetti quella raccontata da Francis Ford Coppola nel suo I giardini di pietra (1987), riguardante però i caduti durante la guerra del Vietnam, ma della quale il regista precisa: "Alessandro Camon è il responsabile dell'idea, alcuni anni fa. Suggerì di scrivere una sceneggiatura sugli ufficiali dell'esercito incaricati di notificare le vittime di guerra perché nessuno aveva ancora osservato la guerra da quel punto di vista, focalizzando l'attenzione su chi porta le conseguenze della guerra dentro alle famiglie, cioè nelle case che pagano un prezzo diretto, intimo ed eterno rispetto alla decisione di fare le guerre".
Quindi, nello stesso anno in cui la californiana Kathryn Bigelow si è aggiudicata il premio Oscar con The hurt locker e l'inglese Paul Greengrass ci ha catturati con il serratissimo Green zone, un altro prodotto a tema bellico che, però, si svolge in un territorio lontano da quello che prevede pallottole volanti ed ordigni esplosivi da disinnescare, in favore del dolore e del desiderio di vivere posti al centro della vita di individui chiamati ad affrontare la morte dal punto di vista personale, non politico o strategico.
E, con il mitico Steve"Le iene"Buscemi che, seppur relegato ad un piccolissimo ruolo, si mostra come di consueto capace di lasciare il segno, lo fa ricorrendo ad una sceneggiatura non priva di punte ironiche che finisce per costruirsi interamente sul rapporto tra i due onnipresenti protagonisti.
Con un mai disprezzabile Harrelson che spadroneggia, regalandoci uno dei migliori ruoli della sua carriera, affiancato da un bravissimo Foster che gli tiene tranquillamente testa; cimentandosi insieme, tra l'altro, in un memorabile dialogo commentato in sottofondo dalla storica Good vibrations dei Beach boys.
Soltanto uno dei vecchi hit presenti nella splendida colonna sonora, comprendente anche Let's dance di David Bowie, al servizio di un lungometraggio sicuramente non memorabile, ma che, più adatto con ogni probabilità ad una fruizione festivaliera, si lascia tranquillamente guardare senza annoiare.

Oltre le regole - The messenger Lo sceneggiatore di origini israeliane Ower Moverman esordisce dietro la macchina da presa con un lungometraggio che, attraverso la figura di due ufficiali addetti alla notificazione delle vittime di guerra alle famiglie, affronta la tematica del dolore del lutto legato ai drammi conseguiti dai conflitti bellici, di persone che restano vive e che devono affrontare la vita dopo la morte dei loro cari. In un primo momento, con i suoi lenti ritmi di narrazione, la pellicola rischia di scadere nella monotonìa, ma, senza generare grossi entusiasmi, si lascia poi tranquillamente seguire fino alla fine, trasmettendo allo spettatore anche qualche emozione. E spingendo soprattutto a chiederci come sia possibile che l’eccellente protagonista Woody Harrelson non sia riuscito ad aggiudicarsi con questo ruolo l’ambita statuetta che porta il nome di Oscar, alla quale, comunque, è stato candidato.

6

Che voto dai a: Oltre le regole - The messenger

Media Voto Utenti
Voti: 29
5.4
nd