Recensione Nowhere Boy

Recensione della pellicola che racconta l'infanzia di John Lennon

Recensione Nowhere Boy
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Nato a Liverpool il 9 ottobre del 1940 e tragicamente assassinato a New York l'8 dicembre del 1980, John Winston Lennon, meglio conosciuto come John Lennon, è stato uno di quei geni musicali del XX secolo che, classificatosi ottavo in un sondaggio condotto nel 2002 dalla BBC riguardante i cento britannici più importanti di tutti i tempi, non ha certo bisogno di presentazioni.
Elemento di spicco dei Beatles dal 1962 al 1970, breve periodo che è stato però tempestato d'indimenticabili hit quali A hard day's night, Help!, A day in the life e Let it be, ha visto non poche volte raccontata sullo schermo la fetta della propria vita legata ai cosiddetti Fab four tramite lungometraggi quali La nascita dei Beatles, diretto nel 1979 da Richard Marquand, e Backbeat-Tutti hanno bisogno di amore, firmato quindici anni dopo da Iain Softley; senza contare The hours and times, mediometraggio di Christopher Munch datato 1991, e i televisivi del 2000 Due di noi-The Beatles di Michael Lindsay-Hogg e La vera storia di John Lennon di David Carson, il primo incentrato su una lunga conversazione tra Lennon e Paul McCartney e il secondo sulla fase di formazione di quelli che molti, poi, chiamarono ironicamente "scarafaggi".
Quindi, è proprio a quest'ultimo titolo che viene spontaneo paragonare il film d'esordio della londinese classe 1967 Sam Taylor-Wood - nominata alla Palma d'Oro al Festival di Cannes per il corto Love you more - che, dedicato al suo mentore Anthony Minghella, racconta l'infanzia e l'adolescenza del futuro autore di Imagine su sceneggiatura di Matt"Control"Greenhalgh.

Prima dei Beatles...

Ed è attraverso titoli di testa accompagnati dalla scatenata Wild one eseguita dall'asso del pianoforte Jerry Lee Lewis che la regista ci porta nella Liverpool del 1955, dopo la guerra, per farci conoscere il tanto ribelle quanto intelligente quindicenne Lennon, cui concede anima e corpo l'Aaron Johnson di Kick-Ass, il quale, assetato di vita e spinto dal suo desiderio di avere una famiglia normale, ripudia il jazz e si rifugia nel nuovo eccitante mondo del rock, intento a diventare come Elvis Presley e dove il proprio genio immaturo incontra l'anima gemella nell'adolescente McCartney alias Thomas"Bright star"Sangster.
Ma, mentre pone l'esordiente Josh Bolt nei panni di Pete Shotton, migliore amico e compagno di scuola di John, è sul suo rapporto con due fondamentali figure femminili che costruisce i circa novantotto minuti di visione: la mamma Julia, piena di brio, e la severa zia Mimi, che lo ha cresciuto, rispettivamente con le fattezze della Anne-Marie Duff di Magdalene e della Kristin Scott Thomas de Il paziente inglese.
Tutti attori decisamente in parte che, accompagnati da una ricca colonna sonora comprendente evergreen del calibro di I put a spell on you di Screamin' Jay Hawkins e Shake, rattle and roll del succitato Presley, affiancano il protagonista nell'epoca in cui, esercitandosi con la chitarra su cover di pezzi quali That'll be the day di Buddy Holly e l'ultra-classica Blue moon, s'impegna per mettere in piedi The Quarrymen, il suo primo gruppo musicale.
Fino ai titoli di coda inevitabilmente scanditi dalle disperate grida lennoniane di Mother, per un biopic che non potrà fare a meno di conquistare il cuore dei beatlesiani irriducibili, pur dovendo fare i conti con l'eccessiva verbosità che, complici i lenti ritmi di narrazione tipicamente britannici, rischia di conferirgli un taglio più letterario che cinematografico, a differenza di precedenti classici del filone come La bamba di Luis Valdez e Great balls of fire!-Vampate di fuoco di Jim McBride, rispettivamente incentrati sulla vita di Ritchie Valens e su quella del già citato Lewis.

Nowhere Boy L’adolescenza di John Lennon secondo la regista britannica Sam Taylor-Wood, nominata alla Palma d’Oro al Festival di Cannes per il corto Love you more. Una pellicola che individua il suo maggiore punto di forza negli attori, tutti apprezzabili tra veterani ed esordienti, ma che rischia forse di essere più adatta ad una fruizione su piccolo schermo, a causa del generale look tipicamente britannico che tende ad infiacchire quella che, tenendo in considerazione l’argomento e l’epoca d’ambientazione, si prospettava essere un’operazione ad indiavolato ritmo di rock’n’roll. I beatlesiani, in ogni caso, non ne rimarranno delusi.

6

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