Recensione North Sea Texas

Interessante parabola sull'omosessualità adolescenziale

Recensione North Sea Texas
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Il tema dell’omosessualità, si sa, è da sempre una delle cause primarie di accesi dibattiti in svariati contesti quali scuole, uffici o semplicemente la nostra famiglia. Non di rado, anche il cinema è stato teatro di controversie legate appunto a questo tema, che rappresenta, non a caso, il fil rouge con il quale il regista belga Bavo Defurne, già fattosi notare come talentuoso autore di cortometraggi, decide di tenere insieme gli eventi e i personaggi rappresentati nella sua opera prima dal titolo North Sea Texas, da poco presentata all’ultima edizione del Festival del Film di Roma nella sezione Alice nella Città. Sezione, questa appena citata, palesemente rivolta a un pubblico di giovani, come lo sono d’altronde anche i protagonisti di questo film. La vicenda - che trae ispirazione da un romanzo di André Sollie e sceglie come ambientazione i lontani anni ‘60 - vede infatti al centro il personaggio di Pim (Jelle Florizoone), ragazzino di 16 anni alle prese con tutti i problemi e i cambiamenti fisici ed emotivi che l’adolescenza impone. Pim vive in casa con la madre, immerso in un turbinio di emozioni e sconvolgimenti derivanti dal fatto di provare un profondo affetto nei confronti del vicino di casa Gino (Mathias Vergels), amico d’infanzia che rappresenta il primo grande amore della sua vita, consapevole di tutte le conseguenze che una simile scelta comporta, soprattutto se, sullo sfondo, c’è una società estremamente rigida e tradizionalista come quella dei ’60.

BOY'S DON'T CRY

Senza stare a ribadire quelle che, alla luce di quanto evidenziato poc’anzi, sarebbero solo inutili banalità, il film di Defurne tratta il tema dell’amore omosessuale in modo assolutamente sincero e senza inibizioni di alcun tipo, sebbene il pubblico di riferimento sia, appunto, quello più giovane. Una storia, quella raccontata in North Sea Texas, che induce sovente alla riflessione e al confronto con noi stessi, oltre che con la nostra società, evitando accuratamente di cadere nella ripetizione e nella sconsolante emulazione di modelli già prestabiliti, come sarebbero potuti essere quelli di Brokeback Mountain, tanto per citare un titolo su tutti, o quelli di tante altre opere incentrate su questo argomento.
Il lavoro di Defurne non solo si distanzia parecchio dal pur prezioso contributo apportato, alcuni anni addietro, da registi di fama ultra consolidata, ma riesce altresì a costruire un impianto narrativo con spunti originali e personaggi inediti, prova del fatto che, se si ha il coraggio di osare e di perseguire a fondo i propri obiettivi, può capitare che il risultato sia ben superiore non solo alle aspettative del pubblico ma anche a quelle dello stesso autore.
Un coraggio che Defurne sfoggia in più frangenti adottando uno stile di narrazione accurato e deciso allo stesso tempo, che “obbliga” lo spettatore a mantenere costantemente vigile la propria attenzione sullo scorrere degli eventi, di modo che, al termine della visione, venga subito spontaneo mettere a confronto il proprio pensiero con quelli che sono i fatti narrati nel film.
Qualità, questa, di cui dovrebbero essere ampiamente forniti anche - e soprattutto (!) - i prodotti dotati di maggiore visibilità e che quotidianamente invadono le sale di tutto il mondo con la pretesa di dare lezioni agli spettatori limitandosi, tuttavia, a proporre argomenti di scarso interesse e, per di più, già (ultra)collaudati.

North Sea Texas Una bella sorpresa l’opera prima del belga Bavo Defurne, presentata nella sezione Alice nella Città all’ultima edizione del Festival del Film di Roma. Incentrato sul tema dell’omosessualità tra adolescenti, il film riesce a fornire una visione inedita e sincera di uno fra gli argomenti di maggior interesse e clamore sia a livello cinematografico che sociale, sempre più spesso oggetto di polemiche che nessuno mai, probabilmente, riuscirà a placare.

7

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