Non si Ruba a Casa dei Ladri Recensione

I Vanzina tornano al cinema con Non si ruba a casa dei ladri. Nel film Massimo Ghini, Manuela Arcuri, Vincenzo Salemme, Stefania Rocca e Ria Antoniou

Non si Ruba a Casa dei Ladri Recensione
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Reduce dal vacanziero Miami beach, Carlo Vanzina prende spunto dalle cronache quotidiane tricolori d'inizio terzo millennio per concretizzare in Non si ruba a casa dei ladri un soggetto che il fratello co-sceneggiatore Enrico sintetizza così: "La riscossa di un imprenditore onesto, Antonio, interpretato da Vincenzo Salemme, che si vendica di Simone, un deputato intrallazzatore che lo ha mandato in rovina, nei cui panni abbiamo Massimo Ghini. Antonio in un primo tempo vorrebbe denunciarlo, ma poi, avendo verificato quanto sia lungo e incerto il cammino della Giustizia in Italia, decide di punirlo in un altro modo. Quando lui e sua moglie Daniela, Stefania Rocca, si ritrovano senza soldi finiscono con l'andare a fare i camerieri proprio a casa dell'intrallazzatore che lo ha rovinato e, una volta scoperto che si tratta di quel mascalzone che lo ha mandato sul lastrico, decide di vendicarsi organizzando un grande colpo in una banca di Zurigo dove Simone ha nascosto i proventi delle sue malefatte".


In questa Italia di ladri

Un grande colpo meticolosamente preparato alla maniera dei 7 uomini d'oro di Marco Vicario e che, chiudendo in un certo senso una loro ideale trilogia iniziata tramite I mitici - Colpo gobbo a Milano e In questo mondo di ladri, i figli di Steno hanno messo su carta con la voglia di raccontare in chiave di commedia la corruzione rivelata dall'inchiesta denominata Mafia capitale, portando in scena determinati personaggi squallidi come appaiono attraverso le varie intercettazioni telefoniche. Un grande colpo cui prendono parte anche il giovane attore Michele, la bellissima Demetra, dedita alle manicure, e l'ex gestore di un salone di automobili Giorgio, ovvero Lorenzo Balducci, Ria Antoniou e Maurizio Mattioli; man mano che si guarda in maniera evidente a classici del passato quali La congiuntura di Ettore Scola e In nome del popolo italiano di Dino Risi, quest'ultimo oltretutto esplicitamente omaggiato nella sequenza in cui Ghini utilizza un costume da antico romano. Un Ghini perennemente affiancato dalla vistosa e appariscente Lori alias Manuela Arcuri, propensa a sprofondare in conversazioni riguardanti Flavio Briatore e la consorte Elisabetta Gregoraci e talmente ammaliata dal gossip da leggersi le memorie di Fabrizio Corona. Mentre, tra appalti a Torre Maura e terreni edificabili alla Bufalotta, provvedono Teco Celio e Stefano Ambrogi ad incrementare il campionario di indispensabili caratteristi di contorno durante una abbondantemente divertente oltre ora e mezza di visione che, tra gag a base di dialetti e travestimenti e riferimenti a pellicole d'azione internazionali (viene citato verbalmente American hustle - L'apparenza inganna), si rivela, in fin dei conti, una nuova consueta critica vanziniana da grande schermo ai cafoni arricchiti e alle brutture dello stivale più famoso del globo. Una delle migliori critiche vanziniane, ulteriormente complici intelligenti simbologie spazianti dall'escremento volto a rappresentare ciò che ci ritroviamo a raccogliere dopo aver seminato marciume alla anziana zia Titina di Liliana Vitale, incarnazione di un Bel paese invecchiato e che, giustamente, pretende ciò che gli è stato tolto da chi lo ha malamente amministrato.

Non si Ruba a Casa dei Ladri La rivincita di un uomo onesto su un sistema inquinato è quella che Carlo Vanzina racconta attraverso Non si ruba a casa dei ladri, sguazzante tra discorsi riguardanti gare d’appalto truccate e smaltimento dei rifiuti per attaccare in fotogrammi la sempre meno meritocratica Italia d’inizio XXI secolo, stritolata dalla piaga di Mafia capitale. Una Mafia capitale che, affiancato dal fratello co-sceneggiatore Enrico, sbeffeggia in maniera non poco divertente, lasciando tranquillamente avvertire, però, un certo retrogusto amaro dovuto con ogni probabilità al fatto che sia il suo amato e non più troppo amabile paese a subire tanto ingiusto trattamento. Come nella tradizione della migliore Commedia all’italiana.

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