Recensione Non è mai troppo tardi

Due ottantenni alla scoperta della vita...

Recensione Non è mai troppo tardi
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Edward Cole (Nicholson) ha tutto: soldi, belle donne, una vita invidiabile ed è un imprenditore di successo. Carter Chambers (Freeman), invece, è solo un meccanico nero di Los Angeles, piccolo-borghese ma di solidi principi morali. Si ritroveranno, al capolinea delle rispettive vite, a dover condividere la stanza d'ospedale dove, insieme, scopriranno di avere ancora pochi mesi da passare su questa Terra.Dopo un'iniziale diffidenza reciproca i due impareranno a conoscersi ed apprezzarsi l'un l'altro, decidendo così, in maniera forse folle, forse edonistica, di dedicare l'ultima parte delle loro esistenza a tutte quelle esperienze che, per un motivo o per l'altro, non hanno mai provato (la bucket list, appunto, del titolo americano). In un viaggio iniziatico al contrario, Edward e Carter si spingeranno dalle Piramidi all'Himalaya, dalle dolci colline della Costa Azzurra, ad Hong Kong, ed entrambi troveranno il loro personalissimo senso della vita.

Nicholson e Freeman prestano corpo e carisma a questa scialba commedia che vorrebbe, con fin troppa arroganza, essere al tempo stesso un'elegia della vita ed un sereno racconto di accettazione della morte. Peccato che la performance dei due grandi attori si limiti ad un paio di scambi di battute ben riusciti ed a qualche espressione da rivista patinata. Nicholson, come ormai fa da qualche anno, si limita a riproporre in questi film commerciali il suo classico catalogo di sorrisini beffardi, scatti d'ira, e sguardi truci; Freeman invece, evidentemente appassionatosi ai ruoli messianici (dopo i due exploit con Una settimana da Dio), firma il solito personaggio vecchio, saggio e fin troppo saccente che guida l'anima persa di Ed verso il ricongiungimento con Dio (stomachevole da questo punto di vista il continuo rimando alla religione cristiana, quasi nel tentativo di giustificare alcune uscite "balsfeme" del personaggio di Edward).Durante il viaggio poi, la produzione (o la regia) ha dato il peggio di sé: non avendo evidentemente il budget per girare nelle location reali, queste ultime sono state sostituite da mostruosi sfondi prerenderizzati, molto simili a quelli che vediamo nei telegiornali. Inutile dire che il risultato va, a seconda della sensibilità di ognuno, dal pietoso al patetico.Il regista, che sarà ricordato per opere molto migliori (Harry ti presento Sally, Misery non deve morire, Mary per sempre), non ci mette il minimo impegno a dirigere due così grandi attori, lasciandoli vagare sul set senza direzione, affidandosi completamente al piglio artistico del duetto che, in più di una scena appare completamente spaesato. Addirittura le scene che, almeno sulla carta, dovrebbero commuovere (come il dialogo in aereo o il ritorno a casa) sono risolte con una tale superficialità e mancanza di pathos da far sorridere anche il più lacrimoso degli spettatori.Dal punto di vista prettamente grammaticale, ci sono alcuni bloopers piuttosto evidenti, come un errore di profondità di campo nella scena del rifugio Himalayano e un brutto stacco di camera in un discorso fra i due protagonisti in ospedale.

In definitiva, Non è mai troppo tardi, è un film nato solo ed esclusivamente per uno scopo, far guadagnare due euro a Freeman e Nicholson che, evidentemente, si sono stancati delle parti impegnative. Peccato ci sia modo e modo di girare una commedia e, viste le potenzialità del tema e della compagnie attoriale, è ancora più incomprensibile come sia stato tutto gettato al vento nel nome di un pacchiano ottimismo amerikano di maniera.

Non è mai troppo tardi Non è mai troppo tardi non diverte, non appassiona e lascia, all’uscita dal cinema, con la classica sensazione amarognola tipica di quei film che potrebbero essere belli, ma per un motivo o per l’altro non riescono ad esserlo. Questa pellicola è l’ennesima prova che non basta un grande cast per fare un grande film. Speriamo che Nicholson e Freeman la capiscano e smettano di buttarsi via con prodotti del genere.

5

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