Recensione Ninotchka

Torna in sala il classico di Ernst Lubitsch con protagonista la divina Greta Garbo

Recensione Ninotchka
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Grazie alla lodevole iniziativa della Cineteca di Bologna e Circuito Cinema, torna in sala un classico della commedia di tutti i tempi come Ninotchka, diretto dal maestro Ernst Lubitsch e interpretato dalla divina Greta Garbo, attrice la cui bravura e bellezza rimangono ancor oggi indimenticabili. Quinto titolo della rassegna di classici restaurati, che sarà in programmazione in 70 sale sparse per lo Stivale, proiettato rigorosamente in lingua originale con i sottotitoli in italiano, per un'operazione dedicata ai cinefili più appassionati che portanno così riscoprire ancora una volta un film che ha segnato più di una generazione, perla ancora intatta di quella Hollywood dorata di cui oggi è rimasto soltanto un pallido ricordo. "L'azione si svolge a Parigi, ai tempi beati in cui una sirena era una bella bruna e non un segnale d'allarme. E quando, se un francese spegneva la luce, non era per causa di un'incursione aerea". E' con questo messaggio, successivo ai titoli di testa, che si apre il film, girato nel 1939 proprio nella capitale francese, luogo di una disputa legale riguardo una partita di gioielli, rubati tempo addietro dall'impero socialista ad una contessa, costretta all'esilio e ora per l'appunto residente a Parigi. Quando in città arrivano tre funzionari comunisti che hanno il compito di vendere i preziosi, il cui ricavato sarà poi destinato al popolo russo, cominciano le beghe. Infatti i venditori vengono scoperti da un amico della contessa, che non esita a informare la nobile che apre così una causa giudiziaria. Per cercare di risolvere la situazione nel minor tempo possibile viene inviata a Parigi la bella Ninotchka, un'agente del partito, fredda e saldamente convinta degli ideali socialisti. Ma ella stessa non è in grado di resistere al fascino del conte Leon, intimo amico e vecchio amante della contessa, che finisce egli stesso per innamorarsi follemente della donna russa...

La divina che veniva dal freddo...

Con una sceneggiatura scritta, oltre dallo stesso regista, da altri tre pesi massimi come Billy Wilder, Charles Brackett e Walter Reisch, era ovvio trovarsi di fronte ad una pellicola irresistibile che, non a caso, è entrata di diritto nella storia della Settima Arte. Una commedia gustosissima spruzzata di un luccicante romanticismo, capace sempre di mantenere un ritmo brioso e piacevole e una freschezza delle battute ancor oggi folgorante, capace davvero di provocare un gran numero di risate intelligenti. "La Garbo ride!" citavano i manifesti pubblicitari dell'epoca, per un'attrice che pur essendo già entrata da anni tra le leggende del Cinema si era raramente misurata col registro comico, registro che da come si può benissimo evincere da Ninotchka era anch'esso nelle sue corde. La Divina infatti, accompagnata da un altro interprete di primissimo livello come Melvyn Douglas, sembra trovarsi perfettamente a suo agio nei panni di un personaggio dal carattere in divenire, dapprima fredda e ciecamente coinvolta dagli ideali comunisti, in seguito trasformata dall'amore che comincia a provare per il conte Leon. Non mancano perciò stereotipi volutamente esagerati sullo stile di vita della "Madre Russia", giocosamente "politically uncorrect", senza cattiveria ma con la giusta dose di ironia, non lesinando comunque anche qualche stoccata all'ambiente borghese figlio del capitalismo. Ma qui il contesto sociale è sempre e comunque usato per lo sfondo comico e per intagliare nella narrazione numerose e ispiratissime gag, sfoggiando dialoghi brillanti (diverse le divertenti barzellette raccontate dal conte per cercare di aprire il muro di ghiaccio inizialmente mostratogli da Ninotchka) e un'eleganza stilistica e dialettica irrecuperabile nelle produzioni odierne. Maestro nel dirigere gli attori, Lubitsch riesce a tirar fuori il meglio anche dai personaggi di contorno, con una menzione speciale per un irriconoscibile Bela Lugosi in un ruolo a lui insolito. Come nel successivo Vogliamo vivere!, altro Capolavoro del regista ambientato durante il periodo del nazismo, anche questa volta si vuole scherzare sulla storia e le sue rivoluzioni sociali con uno sguardo leggero ma non superficiale, che lascia qualche spunto di riflessione ma si concentra prevalemente sulla risata, genuina, fresca e irresistibile come la sua musa protagonista.

Ninotchka Dopo Vogliamo vivere! torna in sala un altro classico di Ernst Lubitsch, che mette per la prima volta nella carriera la divina Greta Garbo di fronte a una prova comica, superata brillantemente dalla leggendaria attrice, nella sua ultima opera davvero memorabile prima del ritiro pochi anni dopo. Un film che racconta una storia d'amore con toni raffinati ed eleganti puntando su una comicità intelligente e non privandosi di spunti di riflessione non banali, seppur non predominanti, giocando con gli stereotipi del comunismo e di una certa alta borghesia. Una commedia di quelle "come si facevano una volta", ancor oggi divertentissima e piacevolissima, tra le grandi Perle della Hollywood che non c'è più.

9

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