Recensione New Order

Futuro post-apocalittico per Franco Nero

Recensione New Order
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Partendo dal fatto che le persone non capiranno mai le regole che governano la natura, abbiamo un futuro oltre il 2030 in cui la popolazione terrestre sembra essere stata decimata da un virus mortale.
Il lungometraggio d'esordio del vogherese classe 1984 Marco Rosson, con alle spalle un paio di short e collaborazioni in qualità di assistente alla produzione per titoli del calibro di Misstake (2008) di Filippo Cipriano e Happy family (2010) di Gabriele Salvatores, però, non si concentra né sull'ennesima lotta attuata dai sopravvissuti per sfuggire al morbo, né sulla classica epidemia volta a generare esseri affamati di carne umana dai connotati zombeschi.
Infatti, troviamo il mitico Franco"Django"Nero nei panni del dottor Cornelius Van Morgen, il quale, interessato a effettuare una ricerca sul virus, seleziona cinque superstiti - tra cui David Wurama e Margherita Remotti - per porli all'interno di un'abitazione isolata e monitorarli a distanza tramite particolari sensori posti sopra il loro sopracciglio destro.
Man mano che cominciano a sviluppare inaspettate abilità e che si fa sempre più luce sull'effettiva genesi del ceppo virale, per il quale sempre più remota sembra essere l'esistenza di una cura.

Futuro... Nero

Cominciamo subito con il precisare, però, che, coloro che si aspettano curati scenari futuristici da post-bomba nucleare rischiano di rimanere non poco delusi, in quanto, trattandosi di una produzione nostrana a basso budget, New order tende a sfruttare in particolar modo gli interni della casa, al di là di qualche immagine rurale dello spazio circostante.
E, quasi sulla falsariga dei vari mockumentary di genere, lo fa privilegiando soprattutto le soggettive di una videocamera accesa, con tanto di luminosa spia rossa del [rec] posta sul lato dello schermo, mentre si concentra sull'emersione delle diverse psicologie dei personaggi.
Perché, supportato anche dalla buona fotografia di Marco Sirignano (Brokers - Eroi per gioco nel curriculum), è fondamentalmente una progressiva discesa nella follia umana quella che Rosson cerca di raccontare nel corso dei circa ottantasei minuti di visione, fino al momento in cui la situazione comincia a degenerare pian piano e il pericolo di morte diventa sempre più evidente per i soggetti dell'esperimento.
Peccato, però, che, nonostante la non disprezzabile regia, non tardi a farsi viva l'impressione che l'interessante idea di partenza, con ogni probabilità, si sarebbe potuta usare in maniera più funzionale all'interno di un cortometraggio, in quanto qui tirata eccessivamente per le lunghe e destinata, di conseguenza, a far sprofondare il tutto nella letale morsa della fiacchezza.
Con un'ultima sequenza posta dopo i titoli di coda e una sorpresa finale che, tra l'altro, difficilmente lascia pensare che riesca nell'impresa di stupire lo spettatore.

New Order Un mix di thriller e fantascienza post-apocalittica che, girato a basso costo, individua il suo nome di punta in Franco Nero, mitico interprete di Django (1966) e di un’infinità di prodotti di genere nostrani. Trattandosi di un elaborato low budget italiano, si tende in maniera evidente a risparmiare sulle scenografie, privilegiando gli interni e senza mostrare mai un mondo dai connotati effettivamente devastati dal letale virus che ha provveduto a decimare l’umanità, man mano che ci si concentra sullo sviluppo della psicologia dei vari protagonisti. Però, nonostante la buona fotografia e una regia nel complesso non disprezzabile, la fiacchezza non tarda a farsi viva e il twist ending finisce per rivelarsi tutt’altro che sorprendente. Si poteva fare di meglio.

5.5

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