Nerve: la recensione del film con Emma Roberts e Dave Franco

Basta affrontare delle sfide su Nerve per raggiungere il successo e ricevere dei premi: ma sarà davvero tutto così innocuo?

Nerve: la recensione del film con Emma Roberts e Dave Franco
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Non devo di certo dirvelo io che l'adolescenza è un periodo complicato, in cui la forza dei giovani esseri umani viene costantemente messa alla prova da continui stimoli esterni e sfide interne. Ci hanno pensato anni di studi, ricerche, libri e film, che hanno cercato di sviscerarne ogni aspetto e sfaccettatura, in modo più o meno significativo. Non serve dirvi nemmeno che, da quando siamo diventati una società continuamente connessa alla Rete, queste competizioni si sono evolute e adattate a un nuovo modo di provocare e plasmare il comportamento umano. Dicono che siamo sempre in pericolo per qualcosa, che dobbiamo sempre stare attenti ai messaggi che possono provenire da una realtà palesemente virtuale... che però, per i ragazzi che con Internet ci sono praticamente nati, sembra molto più tangibile e reale di qualsiasi altra. Presupposti inutili, perché già noti, ma necessari per capire qual è il target di riferimento di un progetto come Nerve, film tratto dall'omonimo romanzo di Jeanne Ryan e diretto da Henry Joost e Ariel Schulman, che proprio trattando i pericoli e le false realtà del mondo online hanno iniziato la loro carriera da filmmakers.

Giocatore o spettatore?

Nerve è un gioco che si svolge completamente nell'arco di 24 ore: basta scaricare un'App sul tuo smartphone, connessa con tutti i tuoi altri dispositivi, e scegliere se preferisci iscriverti come spettatore o giocatore. È questa la base del nucleo narrativo del film e che manda avanti in parallelo il dilemma della posizione che si decide di prendere all'interno del gioco e della propria vita, domanda rappresentata dal personaggio di Vee (Emma Roberts). "Abbiamo preso una ragazza timida, l'abbiamo messa seduta davanti a un computer e, improvvisamente, le abbiamo fatto venire voglia di essere qualcuno che, fino a ieri, non avrebbe mai avuto il coraggio di essere", spiega Schulman. Vee, infatti, è la classica ragazza abituata a restarsene sempre dietro le quinte: non si scontra mai con il volere di sua mamma, asseconda tutte le manie di grandezza della sua migliore amica, è disposta a sacrificare i suoi sogni pur di non deludere gli altri, non ha il coraggio di dichiararsi al ragazzo che tanto le piace... insomma, è la classica insicura che non ha mai superato le barriere che si è autoimposta. In alcuni momenti vorrebbe essere diversa, certo, ma non riesce ad averne la forza. Ed è qui che arriva in suo aiuto il mondo virtuale di Nerve: ai giocatori viene chiesto di sottoporsi a delle sfide inizialmente innocue che devono essere documentate tramite un video realizzato con il proprio cellulare e inviate all'App. A ogni sfida corrisponde un particolare premio e, man mano che si va avanti, le prove da superare diventano sempre più complesse e le ricompense più generose. Grazie alle informazioni raccolte dalla Rete, gli spettatori sono a conoscenza dei gusti e dei punti deboli dei giocatori e, grazie a essi, costruiscono delle sfide disegnate attorno ad ognuno di loro. Sono gli spettatori a proporre il tipo di test a cui sottoporsi e sono sempre loro, in qualità di numero di followers, a decretare il successo dei giocatori. Un meccanismo apparentemente semplice, fatto di gratificazioni dirette sia in termini materiali che di fama e successo, dal quale ci si può ritirare in qualsiasi momento (pena la perdita di tutto quello fino a quel momento guadagnato), quindi sulla carta del tutto innocuo. Ma che effetto può avere tutto questo sull'emotività di una ragazza delicata come Vee? "Qualcuno nel cyberspazio la sfida a diventare qualcosa che lei non vorrebbe diventare. E così Vee decide di entrare nella tana del Bianconiglio, per vedere cosa si nasconde nelle sue profondità. Il pubblico online rappresenta una sorta di seduzione".

Nonostante l'iniziale riluttanza, Vee non riesce più a fare a meno dell'adrenalina scatenata dalle sfide di Nerve, rese sempre più interessanti dalla promessa di premi e avventure notturne in giro per New York, accompagnata da un misterioso e attraente sconosciuto. Perché certo, per rendere istintiva e spericolata una ragazza, bisogna metterle accanto un ragazzo dal sorriso sghembo come Ian (Dave Franco), no? La coppia, conosciutasi durante la prima sfida, piace così tanto agli spettatori che diventa subito l'idolo delle folle anonime di Nerve, scalando la classifica dei preferiti e giungendo presto nella zona pericolosa del gioco.

Dipende solo da te

Nerve è pieno di stereotipi, sia per quanto riguarda gli atteggiamenti degli adolescenti sia per la struttura tipica di un teen movie (la sfigata, l'amore non corrisposto, l'amica reginetta della situazione e il riscatto finale), eppure non per questo non riesce a mettere in risalto, pur calcando la mano su scontati messaggi morali e dialoghi che a tratti sembrano essere nati nella mente di un adulto fuori luogo, delle caratteristiche tipiche della società attuale. Le assurde prove di Nerve, dopotutto, sono perfettamente riconducibili a tantissimi video che su YouTube hanno milioni di visualizzazioni, torture ed esperimenti sociali che tengono attaccati gli utenti allo schermo dello smartphone per ore. Quanti ragazzi, allettati dall'idea di successo e fama, decidono di passare dall'altro lato dello schermo e aprono un proprio canale in cui emulare quello che hanno visto? Quanti spettatori decidono di diventare dei giocatori? "Il film pone sempre la stessa domanda agli spettatori, che poi è la stessa che Vee rivolge a se stessa. Sei uno spettatore o un giocatore? E non solo nel gioco di Nerve, ma nella vita stessa. Vee è sempre rimasta in disparte nella vita di tutti i giorni e Nerve arriva all'improvviso per spingerla ad agire, a partecipare a un gioco che potrebbe essere molto pericoloso. Chi sceglie di giocare rischia di farsi male oppure potrebbe vincere, diventare una celebrità e fare un sacco di soldi. Puoi optare per la strada più sicura oppure puoi accettare il rischio. Dipende solo da te". Il collegamento mentale con fatti e notizie che riempiono le prime pagine dei giornali di queste ultime settimane è troppo semplice e anche un po' forzato, se vogliamo dirlo: sono i problemi che di base un adolescente già ha, le sue insicurezze e le discrepanze emotive con cui è costretto a vivere ogni giorno, che lo portano a cercare un ambiente in cui sentirsi qualcosa di diverso, compreso e soprattutto amato, anche se si tratta di fama effimera e virtuale, non di certo delle regole stabilite da un gioco online. E infatti in Nerve non c'è nessun cattivo reale, il nemico non ha nessuna personificazione diretta, se non nell'accezione della società che si nasconde dietro l'anonimato per poter giustificare qualsiasi tipo di comportamento. Forse la dialettica e la presunta morale con la quale i protagonisti ci accompagnano verso questo pensiero sono un po' semplicistici e didascalici, ma il messaggio è chiaro e anche un po' inquietante: come la folla che gridava ai combattimenti dei gladiatori, la sete di sangue degli spettatori di Nerve rievoca qualcosa di profondamente allarmante.

Scontro di pensieri

Che confusione questo Nerve, vero? Il problema reale del film è lo stridere massiccio tra il target a cui fa riferimento, la costruzione estetica e visiva con cui si narrano le vicende e il modo adulto e controproducente di formulare ed esprimere i concetti. Come abbiamo visto il film segue tutte le regole base del teen movie classico, con la protagonista che parte da una situazione di disagio per poi raggiungere il suo riscatto personale. Forse Emma Roberts, ammettiamolo, è poco credibile come ragazza insicura e dalle scarse probabilità di successo sociale e forse nemmeno Dave Franco riesce a dare profondità al suo ruolo, ma entrambi sono abbastanza ironici e soprattutto carini per essere appetibili e simpatici a un pubblico di adolescenti. Joost e Schulman decidono di dare al film un look decisamente patinato, fatto di luci al neon e colori vibranti, che emergono dai panorami notturni di una New York mozzafiato e mantengono questa atmosfera molto metropolitana anche nelle scelte di montaggio, veloce, sferzante, con continui cambi di visuale e sempre attivo.

Se ci fermassimo solo a questo Nerve sarebbe un film in cui tutto funziona abbastanza decentemente. Ma come si concilia tutto questo con le pretese di un messaggio morale alto, costruito attorno a una marea di stereotipi, luoghi comuni e pensieri triti e ritriti? I personaggi spesso dicono parole che non sembrano pensate dalla mente di un teenager, pur di inserire in questo contesto la frase giusta da dire, il messaggio utile da far arrivare, il concetto generico da confermare. Persino quando si parla di dark web sembra che ci si muova un po' per leggende metropolitane, il che è molto strano trattandosi del film di due registi che proprio grazie a un film sulla potenza e i pericoli di Internet sono diventati celebri. In questo scontro quasi generazionale tutta la potenza narrativa di Nerve viene distrutta e il film perde improvvisamente il suo potere d'impatto.

Nerve I presupposti alla base di Nerve non sono male e i cambiamenti che sono stati fatti durante l’operazione di adattamento dal libro al film hanno di certo giovato allo stile di quest’ultimo, regalandogli scenari e ritmi affascinanti e accattivanti. Ma per tutta la durata della narrazione hai come l’impressione che il linguaggio visivo e quello delle parole si scontrino continuamente, creando una marea di vittime e non decretando mai un vincitore. La necessità di voler spiegare a tutti i costi il valore morale del film finisce per rovinarlo e trasformarlo in qualcosa di informe, per niente compatto e definito. In quei momenti però in cui il cervello etico del film si fa un po’ da parte, lasciando spazio solo ai puri meccanismi del gioco, Nerve si presenta come un godibile prodotto di azione per un target giovane. Peccato si tratti solo di momenti sporadici.

5.5

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