Recensione Navigator

Il cult sci-fi degli anni '80 di Randal Kleiser

Recensione Navigator
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Chi da bambino non ha mai sognato di poter guidare una nave spaziale e vivere incredibili avventure? È proprio su questo fanciullesco assunto che si basa la trama di Navigator , cult "fantascientifico" degli anni '80 diretto dal regista americano Randal Kleiser, già conosciuto per aver diretto pellicole di grande successo popolare come Grease e Laguna blu. Cavalcando la scia del successo di titoli di genere come E.T., il film vira sul fantastico con una storia dal sapore pseudo edificante e infarcita di buoni sentimenti, puntando ad un range di pubblico "famiglia con bambino" che, pur oggi apparendo un po' ingenuo, ha sicuramente segnato l'infanzia di tanti piccoli spettatori. Joey Cramer (Runaway, Cro Magnon odissea nella preistoria), nei panni del giovane protagonista, è ben presto scomparso dalle scene, mentre gli interpreti dei suoi genitori, Veronica Cartwright (Invasion, Oggi sposi...niente sesso) e  Cliff De Young (Giovani streghe, L'ora della violenza)  pur con alterne fortune hanno continuato una discreta carriera nel mondo televisivo / cinematografico, senza dimenticare la presenza in un ruolo secondario di una giovane Sarah Jessica Parker (Sex and the city, Mars attacks!). Piccola curiosità per gli amanti della lingua originale: nella versione americana il personaggio dell'alieno Max è doppiato dal comico Paul Reubens, meglio conosciuto con il nome d'arte di Pee Wee Harmen nonché storica star dell'esordio su grande schermo di Tim Burton.

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Miami, 4 luglio 1978. Il dodicenne David Freeman vive felicemente con i genitori e il fratellino più piccolo, con il quale spesso ha accese discussioni. Una sera, proprio mentre lo rincorre nel bosco adiacente la sua abitazione, cade in una scarpata e si risveglia dopo qualche ora. Ritornato a casa però scopre che questa è abitata ora da persone mai conosciute che, vedendo il piccolo disperato, chiamano la polizia. David così scopre che i suoi genitori ne avevano denunciato la scomparsa, ma ben otto anni prima, e che l'anno in cui si trova non è più il 1978 ma il 1986. Nel frattempo viene ritrovata una misteriosa navicella aliena, che sembra avere molto in comune con la sparizione di David il quale, durante una seduta alla macchina della verità, proietta sul computer dati misteriosi in una lingua incomprensibile. Contattato dagli scienziati dalla NASA, il ragazzino dovrà cercare di risolvere il mistero mentre una misteriosa voce comincia a parlargli nella testa...A dispetto di una trama potenzialmente inquietante, Navigator viaggia ben presto verso i classici binari scanzonati e divertenti delle produzioni Disney (che, per l'appunto, produce), e il sapore narrativo che punta ad una melensaggine sin troppo classica può apparire oggi esageratamente edulcorato e buonista. Nonostante questi limiti, dovuti per l'appunto ad uno scorrere del tempo non certo magnanimo nei confronti del film, la visione riesce a garantire la giusta dose di appagante divertimento, soprattutto nell'ultima mezzora, in cui alcuni dei dialoghi tra il giovane protagonista e l'alieno "robotico / senziente", ribattezzato Max per l'occasione, offrono qualche risata di gusto, con tanto di animaletti alieni creati ad hoc per l'occasione. Una storia che fa della spensieratezza il suo punto di forza, ed è proprio per questo che alcuni sviluppi di trama sono obbligatoriamente forzati (come riesca un bambino di 12 anni a metter sottoscacco le guardie della NASA è il mistero più grande di tutti), ma è tutto da contestualizzare nel periodo storico dell'uscita al cinema, nel quale il realismo spesso e volentieri veniva messo in secondo piano rispetto alla componente ludica. La realizzazione tecnica, pur non toccando livelli altissimi, è comunque più che sufficiente, con una discreta cura per gli effetti speciali, una regia anonima ma non incolore e una recitazione complessiva nella media, con una buona performance della "meteora" Joey Cramer.

Navigator Ingenuo e spensierato, Navigator è un film che sprizza anni '80 da tutti i pori di celluloide, e viene ricordato con gustosa nostalgia da chi è cresciuto in quel periodo. Nonostante sia invecchiata meno bene di altri titoli simili contemporanei, la pellicola comunque intrattiene ancora oggi grazie al suo cocktail di buoni sentimenti ed elementi fantastici, e ci riporta ad un tipo di cinema che purtroppo, ormai, non si fa più.

6.5

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