Recensione My own swordsman

Arriva su grande schermo la trasposizione della popolare serie tv cinese

Recensione My own swordsman
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Ottanta episodi ne hanno decretato un successo assoluto in patria, tanto che la serie tv My own swordsman approda al cinema per la regia di Jing Shang, già autore delle puntate sul piccolo schermo. Un prodotto che si è reincarnato già più volte dall'originaria fonte del 2006, proponendosi in forma di videogame, anime e addirittura pièce teatrale. Un successo naturalmente limitato al suolo cinese, e che per questa sua nuova espressione vede tornare gli stessi attori protagonisti nelle vesti del simpatico gruppo di personaggi che gli spettatori del telefilm hanno imparato ad amare.
Se in una veste più ampia però la sceneggiatura era in grado di districarsi tra i protagonisti e loro varie storyline, il film perde invece qualsiasi briciolo di coerenza narrativa, rivelandosi un confuso calderone di situazioni ed eventi, salvate solamente in parte dalla contagiosa simpatia degli interpreti. My Own Swordsman è infatti un puro distillato di comicità cinese, il cui però costrutto perde ben presto omogeneità infarcendo una trama già pasticciata con gag a ripetizione, alcune riuscite, altre assai indigeste e forzate.

C'era una volta in Cina...

La realizzazione tecnica si mantiene su un discreto livello, con alcune avvincente sezioni che ben parodiano i classici del wu-xia, tra furiosi e spettacolari combattimenti e voli impossibili, ma altrove la componente umoristica spezza il filo emotivo che lega il destino dei vari personaggi, con improbabili passaggi musical e una caratterizzazione caricaturale di pressoché tutti gli "sfidanti". Non mancano delle brevi scene realizzate sotto forma di animazione, di collegamento tra una sequenza e l'altra, ma che non riescono mai a strappare più di un sorriso. La trama segue i proprietari di una locanda (con relativi partner / amici), nella Cina antica, che dovranno vedersela prima con un funzionario corrotto e in seguito con un temibile e spietato assassino. Tra le note positive di una produzione bizzarra, prettamente dedicata al pubblico nazionale, l'insolito fascino della bella Hongjie Ni, nei panni di una improbabile agente di polizia, in grado di coniugare bellezza e autoironia con una certa abilità.

My own swordsman My Own Swordman diverte solo a tratti, ponendosi come un'opera destinata prettamente al pubblico cinese, e che perde dello smalto rispetto alla popolare serie televisiva. Solo la simpatia degli interpreti riesce a salvare in parte un film tanto curioso quanto pasticciato.

5.5

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