Recensione Mother's Day

La festa della mamma is the new Capodanno: la ricorrenza si avvicina, ma per i protagonisti non c'è nulla da festeggiare nel film di Garry Marshall.

Recensione Mother's Day
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Un po' in ritardo in Italia rispetto alla festa della mamma - che si è tenuta circa un mese fa - arriva in sala Mother's Day, una nuova "commediona corale" a stelle e strisce con un supercast che annovera, fra gli altri, Julia Roberts e Kate Hudson. Anche se il vero volto-simbolo è Jennifer Aniston, ormai icona per antonomasia della commedia familiare borghese americana. Forse negli Stati Uniti la festa della mamma è particolarmente sentita e non esistono i baci di dama, perché nel film serpeggia una sorta di eccitazione attorno alla grande ricorrenza, con frequenti domande di questo tenore: «Cosa fai per la festa della mamma?» «Ma no dai, non si può non fare niente per la festa della mamma!» Insomma, nel nuovo film di Garry Marshall la festa della mamma is the new Capodanno. E in effetti la strategia paga, perché è la prima commedia sul tema (gli unici altri due film su questa ricorrenza sono horror). Tattiche di produzione a parte, tuttavia, speravamo in un film godibile, leggero ma comunque divertente. Purtroppo siamo rimasti delusi.

FESTA DELLA MAMMA IS THE NEW CAPODANNO

La seconda domenica di maggio si avvicina, e vuol dire una sola cosa: la festa della mamma è alle porte! Ma in un'America così veloce e in frenetico mutamento l'imminente ricorrenza provoca più di uno scompiglio nelle case dell'agiata borghesia statunitense, ormai lontane dall'abituale immagine del tranquillo e composto focolare domestico. La situazione di partenza è infatti problematica per tutti i protagonisti: c'è Sandy (Jennifer Aniston), cougar, divorziata e con due figli, deve lottare con il suo ex marito (Timothy Olyphant) appena risposato con la bella e giovane Tina, che sembra voler diventare la "nuova mamma" dei due pargoli. Intanto Miranda (Julia Roberts) è un volto noto della televisione, che ha preferito la carriera alla famiglia, Bradley (Jason Sudeikis) è rimasto vedovo e fatica a riprendersi, ma anche ad accettare che sua figlia abbia degli appuntamenti, mentre Kristin (Britt Robertson) non ha mai conosciuto la sua vera madre e non vuole sposarsi perché soffre di sindrome dell'abbandono. A chiudere il quadro ci sono Gabi (Sarah Chalke, volto noto di Scrubs) e Jesse (Kate Hudson), due sorelle che non riescono a dire la verità ai propri genitori, una classica coppia di americani vecchio stile, texani e timorati da Dio: Gabi è lesbica e sposata con una donna, mentre Jesse è sposata con un indiano da cui ha avuto due figli.

USA AGED 2016

Le storyline seguite dal film, che naturalmente vanno ad intrecciarsi come in ogni commedia orchestrale di questo genere, sono un interessante spaccato degli Stati Uniti negli anni Dieci del nuovo millennio: da nessuna parte vediamo il classico quadretto della famiglia tradizionale americana, che ha ceduto il passo a problematici divorzi, nuove fidanzate giovani, alla carriera opprimente e asfissiante. I quadretti familiari composti e felici sono quello di Gabi, omosessuale e sposata, e di Jesse, che ha messo su famiglia con un medico indiano: sono i due simboli di una nuova America, progressista e miscelata, dove la vecchia concezione di matrimonio (perfettamente incarnata dai genitori texani, conservatori e reazionari, portatori della tradizione) si allarga a una società complessa e multietnica, aprendo le porte a nuovi canoni familiari. Emblematica la chiamata Skype con la madre indiana, in contatto non dall'India ma da Las Vegas: è una nuova America, multiculturale e cosmopolita. La figura di Bradley, che ha perso sua moglie nell'esercito, ci ricorda anche la complessa situazione militare statunitense e le ripercussioni drammatiche della vita quotidiana. L'idea di partenza, insomma, è più che buona ed è un buon affresco degli Stati Uniti di oggi. Il problema sta nell'esecuzione: il film è lento e spesso stereotipato, i dialoghi e le scene non fanno ridere, siamo ben lontani da una sceneggiatura brillante. L'impressione è che gli autori non abbiano voluto rischiare, limitandosi a scenette telefonate e giochetti visti e stravisti. All'uscita dalla sala l'impressione è di aver visto un film di bassa qualità con scarsa capacità di intrattenimento, che s'inscrive appieno in una nuova categoria ormai ricorrente, come una sorta di cinepanettone d'oltreoceano: la "commediona" corale americana, nutrita di cliché della classe media.

Mother's Day Nonostante la buona idea di partenza Mother's Day perde ogni appeal a livello di scrittura delle scene e dei dialoghi. La causa sta negli sceneggiatori inadatti (quasi tutti provenienti da filmetti come Princess Diaries e Se scappi ti sposo): costretti dentro una gabbia narrativa stagnante e incapace di strappare il sorriso, di emozionare ma anche solo di coinvolgere, ben poco possono fare i tanti volti noti del cast, costretti a calarsi dentro i personaggi-macchiette voluti dal film. Poteva essere un'operazione godibile, ma spiace dire che è stato soprattutto una noia. Meglio i baci di dama.

5

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