Recensione Moss

Un segreto celato nel passato nel thriller blockbuster di Kang Woo-suk

Recensione Moss
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Quest'anno Movieye seguirà per voi la rassegna di film coreani che sarà presentata in questi giorni (dal 24 al 26 Settembre) a Milano in occasione della Settimana della Cultura Coreana, organizzata dal Consolato Generale della Repubblica di Corea con la collaborazione della Provincia di Milano e il patrocinio del Comune di Milano. Sei film, selezionati dal Florence Korea Film Fest, per far conoscere un cinema che raramente viene distribuito in sala nel nostro Paese. Le proiezioni, due per sera, si terranno presso lo Spazio Oberdan, in viale Vittorio Veneto 2 a Milano. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

Che la Corea sia divenuta, a partire dalla seconda metà degli anni '90, una vera fucina cinematografica in grado di spaziare tra diversi generi, con un rapporto qualità / quantità invidiabile, è ormai un dato di fatto. Tra i maggiori fautori di questa nuova età dell'oro del cinema coreano possiamo sicuramente annoverare Kang Woo-suk, regista e produttore di prima grandezza, che nel 2010 si è messo dietro la macchina da presa per dirigere Moss, adattamento di un fumetto diffuso su internet e ben presto fenomeno di culto. Un thriller dalle tinte fosche, dalla durata titanica (quasi tre ore), per un film ricco di spunti ambientato in un'atmosfera rurale e che alterna passato e presente per una storia difficile da dimenticare.

Dietro il velo

Ryu Hae-guk (Park Hae-il) arriva in una piccola comunità in seguito alla morte del padre, Ryu Mok-hyeong (Heo Jun-ho), con il quale non aveva rapporti da anni. Il decesso sembra avvenuto per cause naturali, ma Hae-guk comincia a non vederci chiaro e decide indagare per suo conto, osteggiato per altro dagli abitanti del villaggio. Durante le sue ricerche viene a conoscenza del passato del genitore, che dopo aver combattuto in Vietnam, cambiato profondamente dalla guerra, divenne una sorta di guida spirituale per un gruppo di ex-criminali, con l'avallo del poliziotto Chun Yong-duk (Jung Jae-young), in seguito divenuto capo del villaggio. Ma ben presto il carisma e le idee promulgate da Mok-yeong divennero scomode, e qualcuno finì per tradirlo...

Moss

Centosessantatreminuti e non sentirli. Grazie a un uso calibrato della tensione, che si inserisce con molta scaltrezza in una storia ampia ricca di momenti drammatici, Moss riesce a coinvolgere sino ai titoli di coda, complice un'ultima mezzora in cui si sesseguono colpi di scena a ripetizione, fino al beffardo finale alquanto imprevedibile. Potento contare su uno stuolo di attori di prima grandezza, con una menzione speciale per Jung Jae-young (Mr. Vendetta, Castaway on the moon), reso irriconoscibile dall'ottimo trucco nelle scene ambientate al presente, il regista dirige con mano sicura una storia tesa e matura, che non ha paura di parlare in modo anche scomodo di religione e corruzione, di interessi personali e violenze perpetrate ai danni dei più deboli, senza mai scadere nel gratuito ma mantenendo quella patina da blockbuster capace di conquistare sia il grande pubblico che gli appassionati di un cinema più ricercato. Tecnicamente impeccabile, con una precisa e lodevole ricostruzione degli ambienti e dei costumi, Kang Woo-suk è bravo nel dilatare i tempi filmici senza scadere nella noia, complice una sceneggiatura (curata da Jung Ji-woo, regista apprezzato di Happy End e Blossom Again) che, nonostante qualche contorsione un po' eccessiva nell'ultima parte, è in grado di appassionare sin dai primi istanti, e quando il mistero si infittisce la curiosità viene ben ripagata.

Moss Moss è un thriller di prima grandezza, in grado di coniugare tensione e dramma alla perfezione in una storia dai molteplici risvolti, ambientata tra passato e presente e ricca di colpi di scena. Interpretato da un cast in ottima forma, e lodevole dal punto di vista tecnico, il film di Kang Woo-suk è l'ennesimo esempio della maturità cinematografica del cinema coreano, in grado di sfornare blockbuster non privi di anima.

7.5

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