Recensione Monster House

Tre ragazzini contro una casa infestata

Recensione Monster House
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L’evoluzione del cartone animato

Da poco più di dieci anni il mondo dell’ animazione occidentale sta subendo una notevole trasformazione. I disegni animati stanno svanendo, in favore di una tecnica basata sulla computer grafica e sugli effetti speciali. La prima major a sviluppare questo genere di animazione fu proprio la Disney, che già nel 1991 introdusse un'intera sala da ballo in CG all'interno del cartone animato La Bella e la Bestia. Da allora, oltre alla Disney altri colossi dell’animazione (Dreamworks e Sony in primis) hanno sviluppato questa tecnica, ottenendo uno spaventoso successo ai botteghini.
Monster House fa parte proprio di questi cartoni animati di nuova generazione, ma tratta uno degli argomenti più classici di sempre: la casa infestata.

Chi ha paura di Nebercraken?

Tutto inizia in un classico quartiere, nella più classica delle cittadine americane. La vita per i ragazzini del posto sarebbe decisamente un sogno, se non fosse per quel pazzoide di Nebercraken: senza dubbio la maledizione personale di tutti i giovani abitanti del circondario, passa le sue giornate a sequestrare qualunque oggetto capiti sul suo prato. Di fronte al temibile Nebercraken abita DJ, un ragazzino di undici anni alle prese con i primi sintomi della pubertà. DJ è ossessionato dal suo vicino, e passa il suo tempo a spiarlo allo scopo di scoprire qualcosa di sospetto. Ed ecco che, un brutto giorno, il suo migliore amico Timballo perde la sua palla nuova proprio nel giardino dell’odiato vicino. DJ ne tenta il recupero, ma viene inevitabilmente scoperto da Nebercraken, che subito inizia a gridare come un pazzoide in preda ad una crisi di follia. DJ è terrorizzato, ma, all’improvviso, Nebercraken sembra sentirsi male e muore di lì a poco. La morte del vicino dovrebbe finalmente “sistemare” le cose, ma qualcosa di strano sta succedendo alla sua casa... Strano a dirsi, ma sembra viva... Il semplice sospetto si trasforma in realtà quando DJ e Timballo riescono a fuggire dalla casa che poco prima, allungando il tappeto a mo' di lingua, aveva nientemeno che cercato di divorarli... Ovviamente, nessuno vuole credere alla loro storia, per cui ai due ragazzini non resta altro da fare che affrontare da soli la terribile situazione. La guerra è iniziata, chi vincerà?

Brividi all’acqua di rose

Co-prodotto da Robert Zemeckis e da Steven Spielberg, Monster House tratta uno dei termini più cari all’animazione occidentale: il difficile passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale. DJ, infatti, è il tipico ritratto del ragazzino insicuro, che vive a cavallo tra due modi di vedere la vita totalmente differenti. La casa infestata in questo caso è vista prima di tutto come una metafora, che sta proprio ad indicare da una parte il passaggio (spesso sofferto) tra le due fasi, dall'altra l’ultima fantasia da vincere prima di entrare nel mondo smaliziato degli adolescenti. Trattandosi pur sempre di una produzione di Spielberg, il film valorizza l’aspetto "fantasioso" dei pre-adolescenti, mentre tende a snobbare adulti e ragazzi, che vengono rappresentati spesso grezzamente e con un tratto decisamente "macchiettistico" (Punk risponde al classico stereotipo del "finto ribelle", mentre i poliziotti sono tanto stupidi quanto svogliati).
Detto questo, il film si assesta sullo standard degli ultimi prodotti senza spiccare particolarmente per qualche innovazione. Nella pellicola, infatti, sono presenti sia i classici temi disneyani che le battutine da sit com, tipiche di recenti produzioni di successo, prima fra tutte Shrek. La fotografia risulta molto ben curata, grazie anche all'uso di numerose "autocitazioni" da altre produzioni di Zemeckis (l’inizio del cartone è praticamente identico a Forrest Gump), che i cinefili noteranno sicuramente.
La computer grafica è ottima per quanto riguarda la realizzazione degli ambienti, e, come spesso succede ultimamente, si è scelto di dare un taglio “super deformed” ai personaggi, che risultano avere i ben noti "testoni" un po’ spropositati rispetto alla grandezza del corpo: aldilà dell'impeccabile realizzazione grafica, è un aspetto che può piacere o meno.

Monter House Monster house non si discosta particolarmente dalle ultime produzioni e si mantiene nella media del visibile. Trattandosi di un cartone animato, il film è adatto ai bambini (specie intorno ai 10 anni), ma strizza l’occhio anche ai grandi con citazioni cinematografiche e battute da sit com. Consigliato per serate senza impegno o con prole a seguito

7

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