Recensione Money Monster

Dopo Mr. Beaver, del 2014, Jodie Foster torna a dirigere un lungometraggio, Money Monster - L’altra faccia del denaro, in uscita il 12 maggio e presentato al Festival di Cannes. Trama intrigante, temi scottanti e un intreccio interessante.

Recensione Money Monster
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Dopo Mr. Beaver, del 2014, Jodie Foster torna a dirigere un lungometraggio, Money Monster - L'altra faccia del denaro, interpretato da George Clooney e Julia Roberts, oltre che dal giovane e promettente Jack O'Connell. Lee Gates è un esperto di finanza che conduce un programma di successo. Durante una diretta televisiva, viene preso in ostaggio da Kyle Budwell, un giovane uomo armato e disperato che ha perso tutti i suoi soldi dopo aver seguito un consiglio finanziario di Gates in TV.

AL CUORE DELLA CRISI

Trama intrigante, temi scottanti e un intreccio interessante per questa nuova prova dietro la macchina da presa dell'ex attrice che comunque, come ha dichiarato al Festival di Cannes, dove il film viene presentato in concomitanza con l'uscita ufficiale, non disdegnerebbe tornare a interpretare qualche ruolo, se si presentasse l'occasione adatta. Ma per ora c'è la regia, una regia solida supportata da un attento lavoro di scrittura e da una grande alchimia tra gli interpreti che per tutta la prima parte si trovano in un triangolo di tensione al fulmicotone, dove O'Connell tiene Clooney sotto scacco e Roberts (nella finzione, regista della trasmissione televisiva dove si svolge l'azione) è suo malgrado spettatrice impotente dei fatti. Nella seconda parte il film prende una piega più intricata andando a caricare una serie di colpi di scena inaspettati che esplodono in un finale per niente rassicurante. Rispetto ad altri film che partono dallo stesso tema, Money Monster è più diretto e fa un uso sapiente del ‘genere'. Mentre in Margin Call la crisi era uno spettro che si aggirava fuori dalle mura di casa, e ne La grande scommessa semplicemente un gran pasticcio dove nessuno sembrava capirci niente, Foster va direttamente al cuore del problema, esponendo i suoi effetti sulla vita stessa delle persone, prendendo l'audience per mano e portandola direttamente al centro della storia. Niente resta irrisolto, e appare evidente anche il fulcro della critica al ‘value system', dove tutto e tutti diventano monetizzabili. Se sei famoso, vali qualcosa, altrimenti nessuno ti tutela. La soluzione non è semplice e nessuno dei personaggi in ballo sembrano averla a disposizione, ma alla fine trovano comunque un pezzo di percorso da fare insieme.

STRUTTURA CLASSICA, LINGUAGGIO MODERNO

Foster racconta il tutto con la velocità, la chiarezza e lo spirito di sintesi necessario a rendere il film facilmente fruibile e coinvolgente, ma anche tipico di chi non fa affidamento a budget stratosferici. C'è anche un certo taglio ‘televisivo' che, oltre a richiamare le sue esperienze precedenti con il tubo catodico - ha diretto un episodio di House of Cards e uno di Orange is the new black ? ben si adatta alle esigenze narrative del plot presentato. Nell'epoca dei brand, dei cinecomic e delle grandi saghe dove le sceneggiature seguono le esigenze degli studios, Money Monster sembra provenire da un'altra epoca, dove la costruzione di un film si incentrava su una trama strutturata, sulle emozioni e sulle prove degli attori. Se non disdegnate l'idea di un drama-thriller semplice e d'impatto, un po' vecchio stampo, è il film che fa per voi.

Money Monster Foster dirige con spirito di sintesi, grinta e intelligenza un cast di attori eccezionale, attorno a una trama solida che usa sapientemente il ‘genere’ riuscendo però a far riflettere anche su un argomento, la crisi finanziari, in cui a volte nemmeno i più grandi esperti sembrano capirci granché. Consigliato agli amanti dei film ‘vecchio stampo’ basati su un tema portante forte e personaggi presentati in maniera tridimensionale, nel senso che si intendeva prima che arrivassero la cgi e la stereoscopia.

7

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