Recensione Mauro

Dall'Argentina un'opera incompiuta che ritrae la quotidianità di un'esistenza raminga e disordinata

Recensione Mauro
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Il film Mauro dell'argentino Hernàn Rosselli è la fotografia a cavallo di due momenti temporali di un'esistenza precaria - come tante - nella cornice dell'Argentina di oggi. Mauro (Mauro Martinez) gestisce un'attività di falsario - insieme ai suoi due amici Marcela e Luis (che stanno insieme e sono anche in procinto di avere un bambino). La sua (essenzialmente) è una vita da passador, ovvero l'appellativo spesso utilizzato per descrivere coloro che propongono per strada affari loschi e che vivono sostanzialmente alla giornata. Una sera, in un locale, Mauro conosce Paula e allora quella che prima era una vita vissuta prettamente in solitaria diventa una vita di coppia, eppure sempre rigorosamente scandita da un equilibrio assai precario e da un vivere al confine con lo stato di criminalità che sembra accomunare tutte le vite dei giovani protagonisti. Basteranno infatti delle piccole incrinature nei rapporti tra i quattro e nelle attività di contraffazione a far vacillare quel carosello umano tratteggiato da Mauro.

Il realismo (incompiuto) di Mauro

Facente parte della rosa dei quattro film argentini presentati nella sezione Cinema d'Oggi della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Mauro di Hernàn Rosselli sembra aderire in tutto e per tutto a quello stile di ricerca estrema di realismo che appartiene (in senso lato) anche alle altre opere succitate. Cifra stilistica di questo modo di fare cinema sembra infatti la ricerca e la giustapposizione di immagini di vita che (nel loro complesso) contribuiscano a mostrare uno spaccato delle vite così come della realtà sociale del Paese. Mauro alterna questi sprazzi di vita del presente a un racconto in voice off che fa da commento a filmati - che dovrebbero rappresentare quegli stessi stralci di vita ma narrati dalla voce e dalle ricostruzioni del figlio di Mauro. Una scelta narrativa che purtroppo non chiarisce la dinamica filmica ma anzi ne amplifica il senso di confusione. Questo perché a partire dalla dinamica relazionale dei protagonisti, passando per la ricostruzione della parabola sentimentale ed esistenziale e per finire con quelli che sono i risvolti legati alle attività di falsificazione del denaro, Rosselli sceglie di lasciare tutto in superficie, in sospeso; facendo sì che restino di conseguenza in sospeso anche tutte le linee narrative secondarie. Non sappiamo nulla del perché o delle conseguenze delle scelte di Mauro, e dunque quello che vuole forse essere il ritratto personale ed emotivo di un uomo in balia delle onde della vita, ci appare dall'inizio alla fine dell'opera sempre confuso, offuscato. Quel realismo che Rosselli cerca catturando momenti estemporanei della vita di Mauro sono infatti davvero troppo esili ed esigui per chiarire luci ed ombre di quella che dovrebbe essere un'esistenza in qualche modo peculiare. Dalla narrazione emerge senza dubbio la fatica di un vivere in bilico, la difficoltà di dover patteggiare con la vita e il tradursi di ciò in rapporti che esprimono sempre una certa tensione, ansia, di sottofondo. Eppure, nel film di Rosselli col passare dei minuti Mauro diventa una tra milioni di vite rappresentabili, uno dei tanti, senza alcuna connotazione particolare che gli permetta di fare il passo necessario da personaggio a persona. In sostanza un lavoro attraversato da qualche buono spunto osservativo, riflessivo, ma che resta a galleggiare su una superficialità narrativa e una sostanziale incompiutezza che ne precludono la possibilità di arrivare (e trasmettere senso) al pubblico.

Mauro Per l’Argentina nella sezione Cinema d’Oggi del Festival di Roma c’è anche Mauro di Hernàn Rosselli, fotografia di un’esistenza raccontata nei ‘fotogrammi’ delle proprie scelte e delle proprie difficoltà. Nome proprio di persona come titolo di un film che dovrebbe (ma non riesce) a rappresentare attraverso una vita lo spaccato sociale di una realtà, in bilico tra delinquenza e necessità di sopravvivenza. Confusionario e mancante di uno scheletro narrativo funzionale, Mauro si limita infine a riprodurre il vagare disordinato di una vita, incapace di conferire a questo vagare un senso che trascenda l’estemporaneità delle scena di vita mostrate.

5.5

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