Manchester by the Sea: la recensione del film con Casey Affleck

Arriva al cinema il racconto sincero e toccante dell'emotività di un uomo contagiato dal dolore, interpretato da un magistrale Casey Affleck.

Manchester by the Sea: la recensione del film con Casey Affleck
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Il dolore e il modo in cui ognuno di noi riesce a metabolizzarlo e affrontarlo in modo diverso, è da sempre uno dei soggetti preferiti del cinema, così come tutte quelle emozioni talmente forti da riuscire a condizionare in modo indelebile l'animo umano. Ed è proprio questo il fulcro che tiene in piedi l'intera struttura di Manchester By The Sea, film scritto e diretto da Kenneth Lonergan, che racconta la storia dei fratelli Chandler. Lee, interpretato da un eccezionale Casey Affleck, ha abbandonato la sua città natale e si è trasferito a Boston, dove lavora come tuttofare: non torna spesso a casa, ha un carattere non molto affabile e pochi amici, ma va avanti deciso per la sua strada. Un lutto in famiglia però lo costringe a tornare a casa, dove Lee dovrà non solo occuparsi di tutta la burocrazia del caso, ma anche affrontare i fantasmi del suo passato e tutto il dolore della recente perdita.

La sincerità del dolore

Con Manchester By The Sea il regista non cerca di raccontare una storia, intesa in modo classico, quanto più uno spaccato della situazione emotiva di un nuovo rovinato su più livelli. Lee è scontroso, senza filtri, apparentemente disinteressato a tutto quello che lo circonda, ma non è sempre stato così. Qualcosa, nel suo passato, lo ha cambiato per sempre, costringendolo a fuggire dalla sua normalità. La sua è una vita in fuga, nonostante lui non vada mai da nessuna parte. Sarà il ritorno in Massachusetts a riportare in vita tutti i vecchi fantasmi, permettendo allo spettatore di scoprire in profondità le ragioni che muovono la sua complessa emotività. Si tratta però di un percorso lento, un viaggio che segue i ritmi del dolore del protagonista, che rifugge al presente ogni volta che le cose si fanno un po' troppo difficili da digerire, che alterna situazioni e pensieri senza mai essere affrettato. È come se il regista mettesse da parte i tempi del cinema per dedicarsi invece a una osservazione lucida e distaccata della vita di Lee, senza forzare mai la mano. Se da un lato tutta questa cautela rende la narrazione decisamente dilatata e poco coincisa (e, bisogna ammettere, la lunghezza dei tempi narrativi si sente tutta nel suo totale), dall'altro riesce a regalare delle percezioni emotive stupefacenti, altamente realistiche, intimamente sincere. Ogni giornata nella vita del protagonista ci permette di conoscerlo meglio, ma soprattutto di comprendere i suoi comportamenti e di creare, con i nostri tempi, un'empatia perfettamente in sincrono con il suo animo. Il merito. Va detto, è da dare in gran parte anche alla performance di Casey Affleck, intenso, concentrato e assolutamente credibile in un ruolo che non è certo dei più semplici, diviso da momenti di intense emozioni e necessaria leggerezza. Il suo Lee si integra alla perfezione in un panorama congelato, immobile e impenetrabile come quel dolore che lui stesso non riesce a superare, come quella barriera che, nonostante gli anni, non è riuscito a trovare il modo di abbattere.

Manchester by the Sea Sicuramente Manchester By The Sea non è un film facile: è lungo, emotivamente macchinoso e in alcuni momenti non si capisce dove voglia andare a parare. Ma, una volta entrati nel meccanismo della pellicola, ci si rende conto che tutto questo non importa, perché quello che conta è l’elaborazione dell’emotività di un personaggio che è impossibile non comprendere, apprezzare e anche forse compatire, con un mezzo nodo in gola a farci compagnia. Kenneth Lonergan decide di essere assolutamente onesto nel suo racconto, in un modo delicato ma schietto, che non si piega nemmeno alle classiche leggi del cambiamento, della ricerca del lieto fine a tutti i costi (ma quale sarebbe stato poi il lieto fine?), dell’evoluzione forzata del protagonista.

7

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