Recensione Mad Max: Fury Road

Tornano George Miller e il suo celebre antieroe Max Rockatansky per una spericolata e spettacolare avventura in un mondo distopico e violento: reggetevi saldi alle poltrone, l'azione è di altissimo livello.

Recensione Mad Max: Fury Road
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Fondo nero, attesa, solo una voce fuori campo: "Il mio nome è Max, e la mia vita è fatta di guerra e sangue". Inizia così il nuovo lavoro di George Miller, con una frase semplice che tuttavia porta alla mente avventure, anni e pellicole passate. Il glorioso lavoro del regista con il dispotico futuro post-apocalittico abitato da Max Rockatansky ci passa davanti con una frase e continua a farlo attraverso gli incubi di un Max (Tom Hardy) tormentato, silenzioso, completamente diverso da quel Mel Gibson che nel 1979 solcava le infinite e desertiche strade australiane cercando di portare un minimo di giustizia e perdendo per strada amici e familiari. Nel frattempo gli anni sono passati ed i rifornimenti sono sempre più difficili da reperire, le strade sempre più desertiche, la polvere ovunque: sul metallo delle auto, sui corpi e sui vestiti. Si alza in tempeste che inglobano interi scontri tra fulmini e poca visibilità, alla ricerca stavolta di una città promessa che ha il colore di una terra ormai dimenticata, di cui non è rimasto altro che un sognante racconto che le anziane narrano a ragazze più giovani come se fosse una favola, una fantasia, quasi un miraggio. Lungo la Fury Road un Max che rimane senza nome per quasi tutto il film si trova vittima degli eventi, costantemente messo da parte eppure perno intorno a cui ruota l'intera vicenda, che dietro l'apparenza semplice riesce a nascondere importanti riflessioni.

Coreografie, scenografie, ma soprattutto il rombo dei motori

La spettacolare messa in scena di Mad Max 2: The Road Warrior (Interceptor - Il guerriero della strada, nel nostro Paese) è stata imitata, venerata e celebrata in molte pellicole ma forse il più grande omaggio possibile è proprio la sua stessa evoluzione: Mad Max: Fury Road mette il turbo e regala delle scene d'azione a dir poco spettacolari, che si fregiano di una vera e propria coreografia mai banale perfettamente in linea con il ritmo sincopato delle riprese. Lo stile di Miller - affrettato, sempre in rincorsa - si adatta perfettamente alle scelte di montaggio e ad una colonna sonora esemplare che regala accenni del Dies Irae e suona metal grazie ad enormi chitarre e tamburi battenti - che fanno perfettamente il loro dovere: caricano lo spettatore, pompano adrenalina nelle vene fino a lasciare con il fiato sospeso, tanto che quando finalmente le immagini si spengono e anche l'ultima luce sparisce, è l'intera sala a lasciare andare cinquecento respiri trattenuti.
Di fronte ad una tale armonia è impossibile non venire trascinati in un turbine di fuoco, pistole, motori e polvere che si alza inglobando tutto e tutti: l'azione non solo non delude, ma è a livelli decisamente notevoli e trasforma Mad Max: Fury Road in uno spettacolo imperdibile per tutti gli amanti del genere.

Grandi interpretazioni, nessun rimpianto ma un rinnovamento armonico

Il nuovo Max interpretato da Tom Hardy porta indubbiamente un rinnovo, ma appare comunque in linea con il personaggio: la trasformazione viene inserita, anche se in piccolo, all'interno della narrazione e riesce a convincere grazie all'espressività dell'attore e all'assenza di dialoghi - ridotti davvero all'osso in favore dell'azione. La vera stella è tuttavia Charlize Theron, che porta a casa un personaggio interessante, sfaccettato e decisamente convincente: la sua Furiosa è la vera protagonista della scena, e non cede nemmeno per un secondo incollando lo spettatore nel suo sguardo color cobalto esaltato da uno stile fotografico volutamente ipersaturato. Lo stesso accade anche a Nicholas Hoult e al personaggio di Nox, la cui evoluzione appare interessante ed efficace all'interno dell'orchestra messa in scena da George Miller.

Mad Max: Fury Road La grande attesa è stata ripagata: Mad Max: Fury Road regala tutto quello che aveva promesso e rende giustizia al filone narrativo forse più di quanto abbiano fatto altri film della stessa serie, riuscendo a reinventarsi e a modernizzarsi senza tuttavia perdere il suo spirito. L’operazione di Miller risulta vincente, e restituisce un film interessante fatto di adrenalina pura e coreografie spettacolari che chiedono imperativamente la visione in sala. Da non perdere.

8

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