L'one Survivor, la recensione del film con Mark Wahlberg

Peter Berg ci porta in Afghanistan per raccontarci una storia vera, con Mark Wahlberg assoluto protagonista.

L'one Survivor, la recensione del film con Mark Wahlberg
Articolo a cura di

La storia drammatica di come un'unica decisione abbia portato a delle conseguenze inimmaginabili per dei Navy Seal e per i loro commilitoni che cercavano di salvarli.
Che il newyorkese classe 1964 Peter Berg - protagonista di Sotto shock (1989) di Wes Craven e regista di Cose molto cattive (1998) e Hancock (2008) - nutrisse un certo interesse per le dinamiche che ruotano attorno agli interventi militari a stelle e strisce lo si era in un certo senso capito quando ha diretto Battleship (2012), che, pur rientrando nel filone fantascientifico in quanto infarcito di nemici extraterrestri forniti di ultratecnologiche macchine da guerra, pose al proprio centro un manipolo di combattenti della Marina.
Combattenti tra i quali era incluso il Taylor Kitsch di John Carter (2012), presente nei panni del tenente Michael Murphy anche in questo settimo lungometraggio cinematografico berghiano, tratto dal best seller Lone survivor: The eyewitness account of Operation Redwing and the lost heroes of SEAL team 10, scritto da Patrick Robinson insieme all'ufficiale in congedo delle forze d'élite Marcus Luttrell e di cui il cineasta osserva: "Questa storia avvalora l'importanza dell'agire al di là del proprio ego, oltre il proprio individualismo. Si tratta di proteggersi l'un l'altro, prendersi cura a vicenda e guardarsi le spalle, trarre la propria forza dalla squadra più che da individui. Marcus ha scritto un libro che, pur ricordando le diciannove persone uccise in un giorno tragico in Afghanistan, parla di amicizia, sacrificio e patriottismo di squadra".

Salvate il soldato Luttrell

Ed è Mark"Max Payne"Wahlberg a concedere anima e corpo a Luttrell sullo schermo, affiancato dall'Emile Hirsch di Into the wild - Nelle terre selvagge (2007) e dal Ben Foster di Giovani ribelli - Kill your darlings (2013) nei ruoli del tiratore Danny Dietz e del tecnico del Sonar Matthew Axelson, ai quali si aggiunge il comandante Erik Kristensen alias Eric"Munich"Bana.
Tutti in missione segreta per neutralizzare un nucleo operativo ad alto rischio di al-Qaeda e destinati prima a finire in un'imboscata nemica sulle montagne afghane, poi, rimasti isolati dai soccorsi e circondati da una milizia talebana numericamente più grande e pronta alla guerra, ad affrontare insieme le più impensabili conseguenze, trovando la forza e la resistenza necessarie per combattere fino alla fine.
Mentre l'Alexander Ludwig di Hunger games (2012) interpreta Shane Patton, uno dei più giovani membri del SEAL Team 10, Yousuf"Brothers"Azami incarna Ahmad Shah, alto comandante talebano che orchestra l'attacco, e l'Ali Suliman di Nessuna verità (2008) è Mohammad Gulab, personaggio che si rivela non poco fondamentale.

Bang Berg!

Quindi, nel tentativo di riportare in maniera fedele su celluloide quanto accaduto nel 2005, quando la missione conosciuta con il nome in codice di Operation Red Wings venne attuata, Berg, pur conservando lo spirito del libro, si è concesso qualche libertà narrativa concentrandosi sul racconto drammatico del gruppo una volta giunto in Afghanistan ed escludendo totalmente la parte riguardante l'arruolamento del protagonista nel 1999 e la sua formazione.
Ricavando, così, circa due ore di visione che privilegiano una prima parte principalmente basata sull'attesa, tra soggettive di mirini sempre in agguato e lenti ritmi a dominare la progressione dei fotogrammi, man mano che si focalizza sul cameratismo indissolubile dei membri del team; per poi sfociare in una seconda che, in mezzo a dolorose cadute e schizzi di liquido rosso sempre pronti a fare la loro apparizione, provvede a sfoderare azione e movimento.
Ma, sebbene proprio nel corso di questa fetta di pellicola si possa pensare all'ennesimo prodotto bellico - oltretutto girato con lodevole tecnica - adatto in maniera esclusiva agli estimatori del genere e del militarismo made in USA, provvede la lunga, tesa e bella fase finale con Wahlberg presso il villaggio afghano a fare la differenza... nel ricordare, tra l'altro, che, per quanto sia doloroso e spaventoso, la battaglia non si abbandona mai.

Lone survivor “Quando ho letto il libro di Marcus, quello che più mi ha colpito è stato il dilemma di fronte al quale si trovano questi uomini: l’essere spacciati da tre pastori di capre, sapendo che se li avessero lasciati andare, quasi certamente si sarebbero trovati in mezzo ad una sparatoria con un gruppo numeroso di talebani”. Parole di Peter Berg - regista di The kingdom (2007) e Battleship (2012) - nei confronti del libro in cui Marcus Luttrell e Patrick Robinson hanno raccolto le memorie di guerra del primo, ufficiale in congedo, e dal quale ha tratto il suo film. Certo, non siamo dalle parti di The hurt locker (2008) di Kathryn Bigelow, ma il cineasta firma di sicuro uno dei suoi lavori più riusciti; complici i bravi protagonisti, l’ottima resa dei violenti e realistici momenti di scontro e, soprattutto, la ancora più coinvolgente ultima parte dell’insieme.

6.5

Che voto dai a: Lone survivor

Media Voto Utenti
Voti: 4
8
nd