Recensione Lo stravagante mondo di Greenberg

Ben Stiller è lo 'stravagante' Roger Greenberg

Recensione Lo stravagante mondo di Greenberg
Articolo a cura di

Cosa può accadere a un uomo che ha incanalato le delusioni di una vita che sognava diversa nei recessi della propria psiche? Può impazzire. Ma non di una pazzia urlata, manifesta. Di una pazzia sottile, capace di entrare a far parte della sua esistenza in maniera subdola, manifestandosi o celandosi a proprio piacimento e trasformando l'uomo deluso in un alienato essere da compatire a distanza, o comprendere da vicino. Sempre interessato alla dinamiche interpersonali e umane, il regista Noah Baumbach (ampiamente apprezzato per il melanconico ritratto familiare di Il calamaro e la balena del 2006) torna a parlare di piccoli drammi umani che influenzano, giocoforza, le nostre vite. In un'atmosfera straniante e a tratti allucinata, il regista costruisce la parabola di due anime alla deriva, destinate a incrociare i loro destini per ritrovare, forse e in parte, le loro strade.

Chi è ferito ferisce per ferire

Quando Phillip (Chris Messina), scrupoloso padre di famiglia e affermato uomo d'affari, parte con moglie e figlie per un viaggio in Vietnam, suo fratello Roger (Ben Stiller), lascia New York per trasferirsi nella dimora losangelina (dotata di ogni confort) del fratello, per badare al cane Mahler e tenere d'occhio la proprietà. Lì conoscerà la giovane Florence Marr (Greta Gerwig) tuttofare di casa, fresca di college e un po' spaesata sulle sue prospettive lavorative e sulla sua vita sentimentale. L'abnegazione di Florence nei confronti di Roger, che lei considera in un primo momento un prolungamento del suo lavoro di ‘ragazza tuttofare', si scontrerà con il turbolento stato emotivo dell'uomo, reduce da una non ben definita permanenza in un manicomio e pericolosamente ancorato a un passato che non si è trasformato nel presente desiderato (un uomo ferito che non riesce a fare a meno di ferire chi cerca di comprenderlo). Nel tentativo di riallacciare un legame con quel passato, tramite l'amicizia ancora forte con Ivan, membro della sua ex band, e il rapporto sentimentale da tempo finito con Beth (Jennyfer Jason Leigh), Roger continuerà a rinnegare quel presente che continua invece a manifestare la propria presenza soprattutto tramite la figura di Florence, un'anima pura che non conosce cattiveria e che subirà inerme le ‘sfuriate' di Roger, continuando ostinatamente a covare un affetto per lui. Sballottati tra l'improvvisa malattia del cane Mahler, qualche approccio fisico mal riuscito e una serie di altri eventi più o meno rocamboleschi, ciascuno a suo modo ‘catartico', i due intrecceranno poco a poco i loro mondi e, alla fine, anche Roger da dietro la sua dura corazza comincerà a guardare di nuovo il mondo, quello presente, di cui forse fa parte anche Florence.

Conti con il passato

È sempre dura fare i conti con il passato, e con quel presente che ne è diretta conseguenza. Non accettando il passato si fa fatica ad accettare il presente e la vita può diventare un pozzo di insoddisfazioni latenti e manifeste che si estrinsecano tramite la rabbia: verso noi stessi e verso gli altri. Un incosueto e intrigante Ben Stiller veste con straordinaria naturalezza i panni di questo intelligente e turbato uomo di mezza età in crisi con sé stesso, che vorrebbe "non fare niente per un po'" e che invece si trova inesorabilmente invischiato nelle problematiche quotidiane, incapace di gestirle o più semplicemente restio a farlo. Il ritorno alla città del suo passato (una Los Angeles piena di contaminazioni) sarà doloroso ma in qualche modo catartico, perché lo costringerà ad apprendere che per gli altri la vita è andata avanti, e nonostante tutti abbiano ferite ancora aperte a ricordare i treni mancati o le relazioni finite, lui è l'unico che si ostina a non voler prendere coscienza della sua nuova 'maturità'. Naturale e tenera l'alchimia in cui Baumbach immerge le sue due anime perdute (entrambe spaesate, vestite in maniera eccentrica, goffe nel relazionarsi) per poi farle riaffiorare pian piano in superficie, in un processo evolutivo che renderà entrambe più consapevoli. Sia Stiller (in un ruolo che gli è estremamente congeniale) che la Gerwig (attrice fattasi con il mumblecore e capace di una naturalezza e una freschezza disarmanti) conferiscono grande profondità ai loro personali drammi umani, che grazie anche a una rosa di ottimi comprimari e una malinconica colonna sonora vintage a opera di James Murphy, trasportano lo spettatore lungo le rapide di un'instabilità emotiva (che è propria dell'uomo ma non per questo incurabile), abbandonandolo poi in un'ansa di apparente, ritrovata sicurezza. Qualcuno troverà il finale disorientante o incompleto, ma è proprio nella palese indefinitezza delle situazioni che si svelano le storie migliori, quelle più interessanti o stravaganti.

Lo stravagante mondo di Greenberg A cinque anni dal successo de Il calamaro e la balena, Noah Baumbach conferma il suo talento di scrutatore dell’animo umano con una commedia agrodolce (a un tempo leggera e turbante) che parla di come la mancata realizzazione di uno o più sogni possa dare luogo a reali psicosi umane, e di come l’affetto possa alla lunga essere in grado di avere un effetto sedante. Ottime le prove dei due protagonisti Ben Stiller e Greta Gerwig, perfettamente aderenti ai loro ruoli di anime perse che faticano nel tentativo di ritrovare la loro via.

6.5

Che voto dai a: Lo stravagante mondo di Greenberg

Media Voto Utenti
Voti: 21
6.1
nd

Altri contenuti per Lo stravagante mondo di Greenberg