Recensione Lo spaventapassere

Jonah Hill il baby sitter

Recensione Lo spaventapassere
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Sorge spontaneo chiedersi per quale motivo un lungometraggio che, in patria, è conosciuto come The sitter, debba ottenere dalle nostre parti un titolo che non solo è del tutto diverso, nel significato, da quello originale, ma non ha neanche nulla a che vedere con quanto raccontato nel corso dei circa ottantasette minuti di visione.
Infatti, con le fattezze del corpulento Jonah Hill che ha ottenuto una candidatura al premio Oscar per la sua interpretazione ne L'arte di vincere (2011), il Noah Griffith protagonista de Lo spaventapassere di David Gordon Green non è un individuo capace di far fuggire via qualunque esponente del sesso femminile che capita sulla sua strada, bensì un giovanotto con genitori separati e fidanzata cocainomane e sessualmente egoista che si trova a dover fare da baby sitter a tre ragazzini non facilmente gestibili: il problematico Slater, Blithe, desiderosa di diventare una donna di successo, e Rodrigo, fissato coi petardi.
Il primo con il volto del Max Records di Nel paese delle creature selvagge (2009), la seconda con quello della esordiente su grande schermo Landry Bender e il terzo incarnato dal Kevin Hernandez di Viaggio in paradiso (2012), oltre che propenso a fare pipì ovunque capiti, provvedono, ovviamente, a movimentare non poco la lunga nottata newyorkese del povero Noah.

Tutto questa notte

Quindi, con incluso un piccolo omaggio televisivo al dimenticato fanta-horror Arma non convenzionale (1990) di Craig R. Baxley, una commedia in salsa giovanile che si svolge dal tramonto all'alba; un po' come accadde in Licenza di guida (1988) di Greg Beeman e, soprattutto, Tutto quella notte (1987) di Chris Columbus, con una giovane Elisabeth"Via da Las Vegas"Shue nei panni, appunto, di una baby sitter destinata a trascorrere una turbolenta notte insieme ai tre bambini affidatile.
Ma ciò che più incuriosisce della pellicola risiede nel fatto che, pur basandosi su una linea generale che non può fare a meno di farla rientrare nella tipologia di avventure su celluloide indirizzata al pubblico dei giovanissimi, sfrutta situazioni ed elementi tutt'altro che adatti a essi; a partire dal momento di cunnilingus posto già prima dei titoli di testa.
Ed è evidente che, tra abbondanza di volgarità verbali e il Sam Rockwell di Cowboys & aliens (2011) coinvolto nel ruolo di un pericoloso spacciatore di droga, lo spettacolo che ne viene fuori finisca per risultare un po' troppo eccessivo per gli spettatori under 14 e piuttosto infantile per quelli adulti; ai quali, anche se giusta e indispensabile, viene per l'ennesima volta rifilata la morale relativa all'importanza della vicinanza familiare.
Mentre la manciata di poco originali situazioni destinate a infarcire l'esile sceneggiatura non riesce in alcun modo a regalare risate ed a strappare dalla morsa della fiacchezza l'insieme, capace al massimo di farci ricordare come i citati film di Beeman e Columbus fossero tutta un'altra cosa.
Perché anche i mitici anni Ottanta erano tutta un'altra cosa...

Lo spaventapassere Prendete il soggetto che fu alla base di Tutto quella notte (1987) di Chris Columbus e, al posto della bella Elisabeth Shue, mettete come baby sitter protagonista il Jonah Hill di “Suxbad-Tre menti sopra il pelo” (2007). Otterrete oltre un’ora e venti di visione tutt’altro che coinvolgente, oltre che abbondantemente infarcita di volgarità destinate a divertire, di sicuro, pochissimi spettatori. Del resto, dietro la macchina da presa abbiamo il David Gordon Green che già si occupò del pessimo Strafumati (2008), interpretato da Seth Rogen e James Franco.

4.5

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