Recensione Lo Sciacallo - Nightcrawler

Magnetico, inquietante, cinicamente reale: ecco il nuovo film di Dan Gilroy

Recensione Lo Sciacallo - Nightcrawler
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"Ciò che credo, signore, è che le cose belle succedono a coloro che lavorano come dei pazzi, e che le brave persone come lei, che raggiungono la vetta della montagna, non ci sono capitate per caso. Il mio motto è: se vuoi vincere la lotteria, guadagnati i soldi per il biglietto". Non possiamo che iniziare a parlare de Lo Sciacallo - Nightcrawler con uno dei discorsi più rappresentativi di Lou Bloom, protagonista e forza motrice della pellicola. Non importa quante scene d'azione si susseguano sullo schermo, quanto losche e pericolose si facciano le situazioni, lo sguardo dello spettatore continuerà a seguire in modo magnetico gli spostamenti mentali di Lou, il suo percorso verso la realizzazione atipica del classico sogno americano. Ci dimostra come sia davvero l'uomo a creare il proprio destino, a manipolare le situazioni e le conoscenze in modo che queste diventino il percorso verso il successo. Un modo di agire sicuramente molto utile in un periodo storico come questo, dove tutto sembra irraggiungibile e le certezze non fanno altro che rivelarsi dei tranelli. Lou è l'incarnazione di una giovane generazione alienata, con davanti a sé un futuro in cui gli stage e il salario minino hanno rimpiazzato la promessa di un lavoro a tempo pieno e di una carriera. Non è rimasto più nulla, a meno che non siamo noi stessi a crearlo e, anche in questo caso, bisogna adeguarsi alle richieste del mondo esterno e modellarsi su di esse, divenendo... Lo Sciacallo.

Reinventarsi

Lou (Jake Gyllenhaal) non riesce a trovare lavoro e vaga di possibilità in possibilità per le strade di Los Angeles. Una sera assiste per caso a un incidente stradale e il suo percorso si interseca con quello di chi, in occasione di questi eventi, accorre sul luogo munito di telecamera e forza di volontà, cercando di vendere poi il materiale alle televisioni locali. Vedendo il loro operato ha un'illuminazione: si procura una videocamera e una radio della polizia e inizia a passare le notti alla ricerca di emergenze, eventi che valga la pena riprendere, incidenti sempre più cruenti, qualsiasi cosa corrisponda a del buon materiale di vendita. Il suo approccio deciso verso la cosa lo porta subito a trovare un aggancio per il suo lavoro in Nina (Rene Russo), direttrice di un network, che vede in Lou un giovane con talento e, soprattutto, determinazione e voglia di successo. Bel presto Lou migliora la sua attrezzatura, si procura un assistente, una macchina più prestante e, conseguentemente, si pone degli obiettivi più alti, fin quasi a ricercare e quasi creare l'esclusiva perfetta.

Oltre i limiti

in realtà spiegarvi a parole (senza la potenza della narrazione cinematografica) come mai Lou Bloom è un personaggio così ipnotico è davvero difficile, sappiate solo che è merito di una riuscitissima collaborazione tra Jake Gyllenhaal e Dan Gilroy. Il regista ha creato per il suo primo lungometraggio un protagonista assolutamente eccentrico, maniacale, fuori da ogni schema cinematografico: arrivista, inquietante e, nonostante tutto ciò, assolutamente umano e comprensibile. Gyllenhaal paragona giustamente Lou a un coyote: "È in costante ricerca e fruga sperando di trovare una qualsiasi cosa. È sempre affamato e pronto a distruggere qualunque cosa gli ostacoli il cammino. Riuscirà nella sua impresa a qualsiasi costo". E queste sono caratteristiche che lo spettatore comincia ad assimilare prima ancora di vederlo all'opera, grazie ai suoi movimenti decisi ma viscidi, al suo modo di vestire funzionale ma attraente (almeno per il periodo in cui è ambientato il film), ai suoi occhi che sembrano capaci di posarsi su tutto e chiunque e trapassarli da parte a parte, a un linguaggio costruito ad arte da Lou stesso. In lui non si vedono i tipici tratti che lo presenterebbero come un personaggio positivo, ma questo non gli impedisce di creare empatia con il pubblico, caratteristica fondamentale per il regista: "La bibbia di Lou sono le linee guida delle multinazionali scaricate da Internet, in cui crede profondamente. Lou è sempre ricettivo, impara e assorbe le cose come una spugna. Queste sono qualità umane con cui ci si può identificare, così come la sua impresa di arrampicamento. Crea empatia per la sua causa, dato che è in cerca di un lavoro e di una relazione. Queste qualità, combinate con la sua solitudine, rendono Lou umano". Anche quando si spinge oltre ogni limite pur di raggiungere il suo scopo non si può evitare di capirlo.
Quella di Lou in Lo Sciacallo - Nightcrawler è la classica storia di successo all'americana, ambientata però nel mondo del giornalismo televisivo. Quel che rende questo film un progetto davvero originale e interessante è l'approccio all'american dream: laddove qualcuno realizza un sogno e dà una svolta alla propria vita, c'è qualcuno che ne fa le spese, il successo di una persona puà trasformarsi in un incubo per la società tutta. "Pensa al nostro programma come a una donna urlante che corre per strada con la gola tagliata", dice Nina a Lou durante uno dei loro primi incontri ed è la stessa cosa che vi diremmo noi prima della visione di questo film, di vedere Lo Sciacallo esattamente come quella donna. Non vi diremo di inseguirla, sappiamo che lo farete istintivamente. Non potrete farne a meno.

Lo Sciacallo - Nightcrawler Lo Sciacallo offre sicuramente una prospettiva originale della tipica storia americana dell’uomo partito dal nulla e che si è costruito il suo futuro da solo, ambientandola in un mondo giustamente crudele e in costante sfida con se stesso, dove nessuno resta fermo ad aspettare che tu riesca a gestire tutto con i tuoi tempi o la tua delicatezza. Se vuoi sopravvivere devi essere pronto a diventare un predatore, altrimenti sprofonderai in un mare di solitudine e commiserazione. Gilroy non si fa problemi a mostrare questo ambiente nella sua più reale inclinazione, fatta di sotterfugi, sfide e atteggiamenti non proprio politicamente corretti, ma riesce a farlo senza mai esprimere un giudizio sulla moralità di tutto ciò. Ed è davvero ammirevole il modo in cui riesce a imbrigliare lo spettatore all’interno della rete di Lou, senza averlo reso un irreale essere tutto buonismo. Lui è cinico, così come la realtà in cui deve vivere. E se è vero che il regista si tiene lontano dall’esprimere un qualsiasi giudizio a riguardo, non nasconde nessun tipo di verità per rendere il suo film più facile da digerire. “Abbiamo sempre cercato di rimanere cinematograficamente neutrali. Non sottolineamo mai nessun giudizio morale. Auspicabilmente il film comunicherà cose diverse a diverse persone. Lo scopo è che li spettatori vedano delle parti di se stessi in Lou e nel modo in cui si muove”.

7.5

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