Recensione Little Men

Il regista indie statunitense Ira Sachs firma con Little men un coming of age tenero e composto, sincero e toccante, illuminato dalla prova di due adorabili protagonisti. La storia dolceamara di due amici uniti dal caso e divenuti inseparabili per scelta.

Recensione Little Men
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Due adolescenti. Jake si è da poco trasferito con i genitori a Brooklyn, nella casa ereditata alla scomparsa del nonno, in uno stabile nel quale la mamma di Tony ha sempre tenuto la sua piccola sartoria di quartiere. Avvicinati per caso e divenuti amici per scelta Jake e Tony sono due piccoli uomini (Little Men) in cerca della loro strada, e della loro occcasione. E se Tony ha il carattere spigliato di chi ha già visto molte cose ed è dovuto crescere in fretta (il padre è da molto tempo in Africa da dove manda foto e cartoline senza farsi quasi mai vedere), Jake è invece ancora chiuso in un mondo tutto suo. Introverso e solitario, la sua vera identità fatica ad uscire allo scoperto. Se non per quella passione e quel talento per il disegno che forse lo porteranno al liceo di di LaGuardia e poi ancora più lontano. In un momento topico nella vita di entrambi, quell'amicizia intensa e inaspettata sarà la chiave - ben accolta - per affrontare meglio paure e insicurezze. Un coming of age delineato dalla comune passione per le arti e da una spiccata e condivisa sensibilità che indurrà i due amici a vedere il mondo con occhi diversi, genuini. Ma l'universo dei ‘grandi' ha regole del tutto diverse e quando i conflitti adulti andranno a interferire nel loro rapporto speciale e nel loro progetto di condivisione, sarà un momento per entrambi molto duro da affrontare.

Whatever will be will be...

L'apprezzato regista indie Ira Sachs sintetizza in Little Men una stagione di vita adolescenziale poetica e dolorosa, in cui l'accettazione delle regole ‘adulte' contribuirà al dolore e alla crescita, a interrompere un legame ma a segnare d'altro canto una presa di coscienza necessaria. Piccolo gioiellino indipendente, l'opera di Sachs osserva da vicino e con delicatezza l'armonia e poi la disarmonia di questa coppia di adolescenti diversi e a loro modo ugualmente affascinanti, speciali. Tony e il suo accento biasciato e le sue movenze da divo e Jake con quella sua interiorità profonda, ancora strizzata in un'introversione spiccata, silenziosa. Lo strappo creato alla gioia della loro complicità amicale dalle dure regole del mondo adulto rappresenterà il lato oscuro di quel rapporto, fondato sulla passione per la recitazione, per il disegno, per le cose belle. La loro sensibilità non li aiuterà nel momento più acuto di sofferenza, ma muterà poi nel provvidenziale traghetto pronto a trasportarli verso il loro futuro e i loro sogni. Una regia delicata, due piccoli attori talentuosi e una musicalità leggera, sono i fattori vincenti di questa piccola commedia che sposa appieno i canoni e i valori migliori del cinema indie, quelli che di norma impazzano tra le fila del Sundance. Capacità di osservazione acuta e semplicità narrativa. Una piccola storia per diventare grandi.

Little Men Ira Sachs (apprezzato regista indipendente di titoli come Keep the Lights On, Love is Strange) porta alla Berlinale 66 nella sezione Generation Kplus un piccolo film che parla di un’amicizia speciale vissuta nel contrasto con il mondo degli adulti, sempre così brutale e pieno di compromessi se visto dall'occhio ancora disincantato dei bambini. Un coming of age sincero e toccante.

7

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