Recensione Little Bird

Nella sezione Alice della Città della Festa del Cinema di Roma 2015 il regista russo Vladimir Beck presenta Little Bird, un'opera trasparente e dolorosa sul valore della crescita e la scoperta del mondo 'adulto'.

Recensione Little Bird
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Dall'immagine di un piccolo e bellissimo uccellino (Little bird) si dipanano le storie di quattro adolescenti in un campo estivo e alle prese con quelle prime pulsioni amorose che sanno di eterno, totale, devastante. Quattro infanzie (due quasi adulte, le altre ancora nel fiore della loro fanciullezza) che si intrecciano in un quadrilatero di sentimenti travolgenti, non corrisposti o difficili da (ri)dimensionare. Attraverso l'occhio del piccolo protagonista, moltiplicato dall'occhio delle piccole telecamere che toccheranno i tanti luoghi e le tante attività di quell'estate (la musica, il falò, la mensa, la piscina, i giochi all'aria aperta), Little bird inquadra la crescita, la formazione, il passaggio dall'incanto bambino al disincanto adulto attraverso il dolore di una realtà sentimentale dura da comprendere, e accettare. Segreti nascosti, sentimenti vissuti o repressi saranno messi in luce, insieme, in una stagione volta a segnare un passaggio fondamentale nella vita di tutti i protagonisti di questa storia. Un'esperienza di vita dalla quale uscire adulti, più maturi, più consapevoli che il coronamento dei propri sogni e della propria felicità non può passare attraverso l'odio per gli altri o l'altrui infelicità. Una lezione dura eppure importante da portare a casa, per ripartire poi dalla bellezza della vita, metaforicamente racchiusa nel breve volo di quel bellissimo uccellino dal piumaggio brillante.

Ti amo! Come si amano gli adulti? No, davvero.

Vladimir Beck è un giovane regista russo che firma il suo primo lungometraggio nel 2014, ovvero Skinless, transitato per diversi festival internazionali. Nella sezione Alice nella città della Festa del Cinema di Roma 2015, Beck presenta quest'anno la sua opera seconda dal titolo Little bird. Un film che racconta con trasporto e poesia il passaggio bello e doloroso da un mondo fanciullo fatto di giochi e spensieratezza, a una dimensione più adulta riflessiva ed emotiva assai condizionante. Riproponendo con i suoi tempi e il suo immaginario la lezione di Truffaut, questo giovane regista russo firma il ritratto denso di una fanciullezza che lascia il passo alla crescita, dovendo abdicare alla centralità della propria esistenza. Little bird racconta infatti il valore della scoperta - del mondo circostante, dell'altro, dei propri sentimenti, e anche dei sentimenti altrui - tracciando quella parabola di disincanto che muove verso la comprensione di un vivere in cui le scelte, le decisioni, e le 'direzioni' prese dagli altri incidono (nel bene o nel male) sulle proprie. Un mondo in cui ci si scopre a essere a turno ‘assassini' o cittadini pacifici, testimoni passivi o esecutori materiali delle proprie scelte. Un film delicato che segue un carillon (splendida la colonna sonora che corre in sottofondo alla storia) di incontri e scontri ad altezza bambina quasi senza interferire, captando solo le immagini in divenire di una dimensione ‘selvaggia' dell'esistenza, quella in cui ancora regole e schemi devono essere metabolizzati e appresi. Un attimo breve ma intenso in cui il disfacimento dell'incanto bambino muta nella prospettiva più concreta e ‘artefatta' della vita ‘dei grandi'.

Little Bird Dalla Russia per la sezione Alice nella città alla Festa del Cinema di Roma 2015, Vladimir Beck presenta Little bird, un ritratto poetico e doloroso della crescita, intesa nella sua dimensione di scoperta e smarrimento, evoluzione e rivoluzione interna. Un’opera delicata dove il tempo di una stagione (un’estate) scandisce le ore dello smarrimento e della riconquista del sé all'interno di quella complessa rete emotiva rappresentata dalla crescita.

7

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