Recensione Lionheart - Scommessa vincente

Jean-Claude Van Damme è un legionario in fuga nell'esordio dietro la macchina da presa dell'amico e collaboratore Sheldon Lettich, action-movie canonico ma discretamente avvincente.

Recensione Lionheart - Scommessa vincente
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Tra i film più amati della giovinezza attoriale di Jean-Claude Van Damme, Lionheart - Scommessa vincente (conosciuto anche con i titoli anglofoni Wrong Bet, A.W.O.L.: Absent Without Leave, Leon e Full Contact) segna nel 1990 l'esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore Sheldon Lettich. Il novello regista è stato voluto proprio dal muscoloso interprete belga dopo la lavorazione di Senza esclusione di colpi, suo primo film di successo nel quale proprio Lettich contribuì in fase di script; non è un caso che in quest'occasione la storia sia stata scritta a quattro mani proprio dai suddetti due. Van Damme si cimenta per la prima volta nel ruolo di un legionario, figura che ritornerà nella carriera del nostro otto anni dopo nel meno riuscito The Legionary - Fuga all'inferno: la parte,pur non priva di stereotipi, concede però modo all'artista marziale di mostrare anche doti vagamente drammatiche, in una delle sue performance più riuscite precedenti alla parziale resurrezione di JCVD - Nessuna giustizia (2008).

Il leone dell'arena

Lyon Gaultier è un legionario arruolatosi volontariamente nella legione straniera. Un giorno il soldato riceva notizie riguardanti il fratello, residente negli States con moglie e figlia: il consanguineo è in fin di vita dopo un regolamento di conti con dei trafficanti di droga. Lyon decide allora di fuggire, scatenando le ire dei suoi superiori (che manderanno degli uomini oltreoceano alla sua ricerca), per imbarcarsi su una nave diretta verso l'America. Giunto a destinazione senza documenti e soldi, l'ormai ex-legionario entra nel mondo degli incontri clandestini, suscitando la "simpatia" della bella organizzatrice Cynthia, sensuale e calcolatrice donna d'affari. Con i soldi guadagnati dai match, Lyon ha intenzione di aiutare la moglie e la figlia del fratello, deceduto prima del suo ritorno a causa delle gravi ferite riportate.

La prova

Un personaggio del popolo che cerca e trova il riscatto a dispetto degli interessi dei ricchi, subdoli e spietati mercanti di vite. Questo è il ruolo che Van Damme assume in questa storia di rivalsa, eroe degli ultimi che lotta per un fine superiore che coincide con la salvezza della cognata e della nipote, alle prese con grossi problemi economici. Lionheart - Scommessa vincente non eccelle certamente nella componente narrativa, che ripercorre tutti i topoi classici del genere e si conclude in un epilogo quantomeno improbabile (se non proprio assurdo), ma trova nelle avvincenti sequenze marziali un vero e proprio surplus, con il Nostro che da sfoggio di tutta la sua atletica fisicità in scontri di buon livello coreografico, nei quali si esalta nell'ormai iconico calcio volante, marchio di fabbrica della sua intera carriera. Rispetto ai film precedenti è inoltre possibile notare una maggior introspezione nella caratterizzazione del protagonista, che offre modo a Van Damme di cimentarsi in un allora ancora inedita intensità drammatica. Fattore dovuto anche ad una sorta di sapore autobiografico messo in campo da JCVD, anch'egli arrivato negli Stati Uniti con grandi sogni ma senza il becco di un quattrino e costretto a reinventarsi nei lavori più umili prima di raggiungere il successo su grande schermo.

Lionheart - Scommessa vincente Coraggio e riscatto sono i temi principali del primo film datato 1990 di Jean-Claude Van Damme (il secondo sarà Colpi proibiti). Diretto dall'amico-collaboratore Sheldon Lettich, qui al suo esordio da regista, Lionheart - Scommessa vincente sopperisce ad una narrazione poco originale con un'avvincente carica marziale che si sprigiona nei numerosi combattimenti nei quali l'atletico attore è, come di consuetudine, assoluto protagonista. Titolo senza infamia e senza lode che, puntando sui buoni sentimenti classici dell'epopea dell'eroe popolare, svolge il suo compitino proponendo nuove sfumature (ma niente di trascendentale) nella recitazione dell'attore belga.

6

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