Recensione Lei è troppo per me

Kirk è un giovane bruttino e senza ambizioni, Molly una splendida donna di successo. Sarà l'amore a fare da collante.

Recensione Lei è troppo per me
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Kirk conduce una vita tutt'altro che entusiasmante. Addetto alla sicurezza areoportuale, vive succube della propria mediocrità, pago delle poche soddisfazioni che ha saputo conquistarsi e, in più, tenta di riconquistare una petulante fidanzata dopo essere stato mollato come una pezza da piedi.
All'improvviso la svolta. Molly, una donna dalla bellezza impareggiabile, perde il telefono in aereoporto e Kirk, senza malizia alcuna, si offre di restituirlo la sera stessa. I due iniziano a frequentarsi e quando il giovane si rende conto che quelli a cui Molly lo invita sono veri e propri appuntamenti scatta la scintilla: i due si baciano e a Kirk pare coronarsi un sogno, la prova che sua mediocre esistenza più ottenere svolte inaspettate, fuggendo dalla logorante routine che giorno dopo giorno lo distrugge senza pietà.
Iniziano però le difficoltà, paradossalmente causate dagli stessi protagonisti che si trovano costretti a fare i conti con se stessi e con la rispettiva controparte: mentre Kirk sente il bisogno di trovare una nuova sicurezza Molly percepisce il disagio a cui dà origina per colpa della sua perfezione. A questo punto i due si avvicinano ad un punto di convergenza mentre attorno a loro prendono vita situazioni grottesche più o meno originali, atmosfere da romantic comedy ed allo stesso tempo balorde gag degne del più graffiante Kevin Smith.

Lei è troppo per me si presenta come l'opera prima di Jim Field Smith, eccellente regista di cortometraggi e pubblicità, noto in Inghilterra per il suo stile brillante che, con questo lungometraggio, si appresta a farsi conoscere anche all'estero per le sue ottime doti.
Il film mantiene per moltissimi aspetti gli stilemi tipici della commedia romantica, distaccandosi però (ed è un particolare che lo rende piuttosto interessante) dagli stessi per via dei due personaggi: entrambi partono da estremi, seppur opposti, da cui devono allontanarsi perchè sono proprio questi a causare loro i maggiori disagi. Molly è costretta, fin dall'infazia, alla totale eccellenza e ad essere motivo di orgoglio per i suoi genitori e reputa impensabile l'idea di abbandonarsi a se stessa nonostante la spiccata intelligenza e umanità che la caratterizzano.
Kirk è invece succube del suo involucro che, con il tempo, ha finito con il logorare anche il suo carattere, rendendolo inerme di fronte alle delusioni e lasciandolo in balia di un mondo che, pur condividendo la stessa mediocrità, si fa scudo di un'apparenza che lui ha oramai rifiutato.
Il miglior aspetto del lungometraggio è forse il tono brillante con cui riesce ad affrontare le situazioni più banali - tutti abbiamo presente l'incontro degli ex, la gelosia ed il terrore di essere messi da parte - rendendole spassose e mai smielate o patetiche.
In questo va assolutamente riconosciuto il merito a mr. Smith che ha giostrato benissimo la cinepresa vista la poca originalità della sceneggiatura: i toni accesi e la regia dinamica aiutano lo svolgersi della vicenda dando al film un tocco british che manca alle produzioni USA e che, difatti, appaiono spesso logorroiche. Gli attori sono azzeccatissimi nella parte anche se, ad onor del vero, Alice Eve potrebbe non essere considerata poi così bella dagli spettatori out of States, abituati a ben altro tipo di fascino. Congetture di natura estetica a parte, Lei è troppo per me svolge bene il suo lavoro, senza troppe pretese e con un certo carisma: una visione consigliata agli appassionati del genere, specie a quelli che cercano se stessi. Guardate Kirk: lui si è ritrovato ed ora sta da Dio.

She's Out Of My League Lei è troppo per me è un film piacevole, una commedia romantica che di sicuro non deluderà le aspettative e che, anzi, potrà rivelarsi per molti una piccola sorpresa. Una storia dove non trionfa solo l'amore ma anche la ricerca di se stessi, troppo spesso abbandonati alle insicurezze di ogni giorno, quando qualcuno riesce a ricordarci che siamo più di quello che sembriamo. E se vi sembra retorica bè, lo è si, ma è retorica ben fatta.

6.5

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