Recensione Le badanti

Samantha Castillo, Anna Jimskaia e Nadiah m Din sono le protagoniste del lungometraggio d'esordio di Marco Pollini, commedia che intende sottolineare il ruolo delle donne, forti e determinate, nella società.

Recensione Le badanti
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"Tutti noi dobbiamo fare purtroppo i conti con la nostra vecchiaia o con quella dei nostri genitori o amici. Con l'anzianità e, in particolare, negli ultimi anni, le badanti sono diventate parte della vita di molti, non solo in Italia ma nella maggior parte dei paesi del sud del mondo. In questo film di finzione le badanti sono ragazze extracomunitarie ancora belle ed attraenti, arrivate a metà di una vita che detestano e che non vogliono più vivere".
Tre ragazze, per la precisione, queste citate da Marco Pollini e rese protagoniste de Le badanti, suo primo lungometraggio da regista: Lola, sudamericana, la russa Irina e Carmen, proveniente da un paese asiatico.
Ragazze cui concedono rispettivamente anima e corpo la Samantha Castillo premiata per Pelo malo come miglior attrice presso l'edizione 2013 del Torino Film Festival, la Anna Jimskaia vista in Monamour di Tinto Brass e la Nadiah m Din della serie televisiva prodotta a Singapore Mata Mata; tutte impegnate a fuggire dalle loro esistenze tempestate di violenze, invidie e soprusi e che vedono trasformarsi in una missione di vita il duro e decisamente non appagante mestiere di badanti dopo aver risposto ad un annuncio di lavoro in una casa di cura per anziani, sull'orlo del fallimento a causa del direttore furbo e truffaldino.

Anzianità e servizio

Direttore con le fattezze dell'Alessandro Bressanello di Vacanze di Natale a Cortina e Sole a catinelle, il quale va ad arricchire un cast che, al di là di brevi apparizioni per la star del porno Priscilla Salerno e per il Giorgio Ariani che i fan della celluloide stracult ricorderanno essere stato Pierino la peste alla riscossa, include il veterano Pino Ammendola a capo di un quartetto di vecchietti proto-Amici miei comprendente Bruno Furini, Fulvio Musco e il compianto Franco Bignotto, cui il film è dedicato.
Quartetto che non esita a fare scherzi a base di lassativo nella tisana e che, oltretutto alle prese con Viagra ribattezzato Grande Puffo (!!!), deve vedersela in continuazione con un trio di coetanee femminili, insieme alle quali incarna l'elemento più simpatico dell'operazione.
Operazione che non manca neppure di piccolo momento ballato a bordo di un pullman e che, con vago retrogusto drammatico annesso, non riesce, però, nell'impresa di elevarsi da un look generale oscillante tra la soap opera e la produzione di taglio amatoriale, nonostante la buona volontà manifestata dal cast.
E buona parte della non riuscita, con ogni probabilità, è riconducibile alla notevole ristrettezza di mezzi avuti a disposizione nel mettere in piedi l'insieme, ma, in mezzo a degustazioni di vino e una esibizione sulle note di Everybody needs somebody to love, è impossibile non avvertire i numerosi difetti di una sceneggiatura dalla fragilissima struttura... man mano che la noia aumenta con l'avanzare dei fotogrammi e che le diverse situazioni pensate per divertire lo spettatore arrivino, in realtà, a strappargli risate soltanto grazie alla loro resa trash di rappresentazione (e ciò, secondo i punti di vista, può anche essere considerato un grande, involontario pregio).

Le badanti Nelle parole del regista Marco Pollini, qui al suo primo lungometraggio, Le badanti vuole sottolineare il ruolo delle donne, forti e determinate, che con la loro caparbietà riescono a uscire da situazioni terribili ed a ricostruire la loro vita. Una moderna favola italiana in salsa di commedia, dunque, volta a regalare simpatia soprattutto sfruttando il comparto di anziani attori, ma che si trova a dover fare i conti con una resa generale che - complice la pochezza di mezzi - lascia non poco a desiderare. Quindi, cinematograficamente parlando ci troviamo dinanzi ad un insieme di qualità piuttosto scadente (e ciò dispiace non poco), ma che, grazie al connubio di trovate comiche di bassissimo livello e messa in scena da celluloide spazzatura, non fatica a sfoderare i connotati di autentico cult del trash. Sta alle vostre esigenze, di conseguenza, decidere se rimanere annoiati o involontariamente divertiti dal tutto.

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