Recensione Le amiche della sposa

Come essere una perfetta damigella, senza perdere l'onore

Recensione Le amiche della sposa
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Per chi non ricordasse o non conoscesse il suo nome, Judd Apatow è rinomato regista (40 anni vergine, Molto incinta) e produttore (la serie televisiva Freaks and Geeks, e ancora i film Suxbad - Tre menti sopra al pelo, e Zohan - Tutte le donne vengono al pettine) di commedie americane dal retrogusto demenziale. Quest'ultimo prodotto (record d'incassi negli Stati Uniti), dal titolo Bridesmaids (letteralmente, le damigelle della sposa), di cui Apatow è produttore e Paul Feig (Mi sono perso il natale, Bored to death) regista, contiene tutti gli elementi del genere commedia abbinati al tema 'pre-matrimoniale' (sulla scia del sorprendente successo delle due pellicole The Hangover - Una notte da leoni), sviluppati però con un entourage tutto al femminile, dove nel contesto di un matrimonio da organizzare scoppierà una guerra all'ultimo brindisi volta a proclamare la damigella - o meglio l'amica - perfetta. Tra improbabili viaggi di addio al nubilato e ‘ributtanti' prove-vestito dai risvolti trash, che allontano questa pellicola di parecchie spanne dalle smielate commedie del genere chick flick (buone notizie per i maschietti all'ascolto!), preparatevi dunque a una guerra tra vere leonesse senza esclusione di...alcol!

La damigella del disonore

Annie (Kristen Wiig) è una trentenne del Midwest con una vita sottosopra. Single non per scelta, e con un'attività fallita alle spalle a causa della regressione economica, l'unico vero punto di riferimento nella sua vita sembra essere la sua storica amica del cuore, Lillian (la Maya Rudolph recentemente vista in American Life). Quando quest'ultima annuncerà estatica di essere in procinto di convolare a giuste nozze e le chiederà di farle da damigella d'onore, Annie ancora non sa che il suo compito si rivelerà ben più arduo del previsto. Dovrà infatti non solo dimostrarsi capace di esaudire tutti gli ultimi desideri da nubile della sua amica, ma anche rivaleggiare nella loro realizzazione con la ricchissima e perfettissima Hellen (nuova amica di Lillian), che sembra essere spuntata in tutta la sua sfolgorante perfezione al solo scopo di far apparire Annie come una miserabile perdente, e di strapparle il titolo di migliore amica e prima damigella. La bella Hellen riuscirà quasi nell'intento, trascinando Annie in un vortice di frustrazione e senso di inadeguatezza che sommato alla sua insoddisfacente vita rischierà di travolgere definitivamente il suo equilibrio. Alla fine, però, non tutti i mali vengono per nuocere, e dalla serie di vicissitudini pre-matrimoniali dell'amica, Annie, anche grazie all'incontro con una nuova amica piuttosto bizzarra e a quello con un ‘gentil' poliziotto, uscirà a testa alta dall'impasse esistenziale, mettendo a frutto quell'esperienza per riscattare infine il valore dell'amicizia e l'importanza di un affetto sincero, fatto di cose semplici ma vere.

A desperate single-woman

Costruita secondo lo schema classico in cui un terzo ‘elemento' arriva a destabilizzare il rapporto di una coppia (di amiche in questo caso), e infarcito di gag che cavalcano il teorema ‘fino a che punto ci si può rendere ridicoli pur di non perdere chi si ama'', Le amiche della sposa ha in realtà il suo centro narrativo, più che nella parabola di ‘instabilità amicale', nel personaggio di Annie, donna sensibile e intelligente che si trova ad attraversare un momento buio della sua vita. Il regista Weig lascia molto spazio ai silenzi, agli sguardi e perfino alle dimostrazioni d'insofferenza di Annie, che esprimono i tanti volti di una vita che sembra sbatterle in faccia con impertinenza tutta la sua determinazione a negarle la serenità. Il percorso di Annie da desperate single-worman verso la (ri)acquisizione della propria autostima passerà attraverso la perdita totale della stessa, logorata a più riprese da un uomo per cui rimarrà sempre e solo la ‘terza', il rimpianto per un'attività (che amava) andata fallita, la frustrazione per un lavoro (di rimpiazzo) che detesta, e infine la paura di vedersi portato via anche l'affetto della sua migliore amica, stregata dalla malia di una ricchissima snob la cui vita sembra un'apoteosi di perfezione.

Introspezione, qualche volgarità, e...

Se da un lato la sceneggiatura, realizzata a quattro mani da Annie Mumolo e dalla stessa attrice protagonista Kristen Wiig, si sofferma a lungo sul lavoro di introspezione, con una decisa incursione nei sentimenti di Annie, dall'altro lato un buon ritmo è dato dalla costruzione di scenette e gag più o meno divertenti, e più o meno volgari (a esempio delle due categorie vanno citate, rispettivamente, l'esilarante scena in cui Annie cerca di attirare l'attenzione del poliziotto facendo alla guida le cose più stravaganti, e quella in cui all'interno di un raffinatissimo atelier le damigelle - più la sposa - finiranno per vomitare, e non solo, sugli immacolati vestiti da cerimonia che stanno provando), basate su dialoghi nel complesso originali e ben scritti e recitate da un team di attrici (trattasi di un film di sole ragazze non per sole ragazze) piuttosto convincenti e affiatate (in particolar modo il duo Wiig-Byrne e il personaggio sopra le righe di Megan, interpretato da Melissa McCarthy). Un personaggio, quest'ultimo, che pur nella sua esuberante comicità risulta a tratti troppo volgare, e che stona un po' all'interno di un film costruito con un sottofondo esistenziale complessivamente più delicato. Altro punto debole della pellicola è senz'altro la durata, siamo infatti sulle due ore (davvero troppe per una commedia del genere), lunghezza amplificata dalla superfluità di alcune scene e dalla sovrabbondanza di situazioni, non tutte necessarie allo sviluppo della storia.

Le amiche della sposa Dalla collaborazione tra il regista Paul Weig e il rinomato produttore (e regista) Judd Apatow, nasce Le amiche della sposa, commedia comico-introspettiva sulla difficoltà femminile di superare le problematicità dell’età matura senza perdere il proprio carisma (e l’amica del cuore). Con un occhio alla risata e uno all’evolversi dell’interiorità della protagonista, Weig infine realizza una commedia tutta al femminile, prolissa ma generalmente godibile, con qualche intelligente vetta comica e qualche perdonabile caduta di stile.

6.5

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