Le 5 Leggende, la recensione del magico film animato

Lasciatevi trasporate nel mondo magico dei Guardiani, rapiti dallo spirito delle feste. La recensione de Le 5 Leggende.

Le 5 Leggende, la recensione del magico film animato
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Babbo Natale, il Coniglio Pasquale, la Fatina dei Denti: esiste davvero nel mondo qualcuno che non abbia mai sentito parlare di questi personaggi? Davvero improbabile. Anche se non fanno di certo parte della mitologia di tutti i paesi, sono delle figure tradizionali talmente radicate nella cultura popolare che indiscutibilmente si accetta la loro esistenza. Credere in loro è, ovviamente, un'altra storia, molto più facile da gestire se si è dei bambini. Ma chissà perché a nessuno è mai venuto in mente di chiedersi se tutti questi personaggi, così diversi tra loro e pure accomunati da una stessa linea d'esistenza, si conoscessero tra loro. Tutto ciò fino a un giorno di quattordici anni fa, quando la figlia di sei anni di William Joyce ha chiesto a suo padre se Babbo Natale e il Coniglietto di Pasqua fossero amici. Una domanda semplicissima per una bambina, dalla quale è scaturito un universo più grande di tutti noi. Dopo averci pensato su, il padre rispose con un sonoro "Si!" e cominciò a inventare coloratissime favole per lei e il suo fratellino, i quali ascoltavano le avventure non solo di Babbo Natale e del Coniglietto di Pasqua, ma anche di Jack Frost, della Fata del Dentino, di Sandman, dell'Uomo nella Luna e dell'Uomo Nero. Man mano che le storie si facevano più elaborate, Joyce iniziò a vederne tutto il potenziale: nasce così una collezione di 13 storie, chiamata Guardians of Childhood, che raffigurano il folklore più profondo di ognuno di questi personaggi. "Superman e Batman hanno delle loro mitologie, ma non quel gruppo di personaggi cui chiediamo ai nostri figli di credere. Mi sono guardato attorno e ho detto: ‘Ma sono l'unico a essermene accorto?'". E dare torto a Joyce, in questo caso, è davvero difficile. Anche Hollywood ha dovuto cedere all'originalità di questa domanda e fin da subito -i libri non erano ancora stati terminati- si è dimostrata molto interessata alla saga. Dopo mille proposte e idee, lo scrittore ha deciso di dare la propria creatura alla DreamWorks. "La DreamWorks mi disse: ‘Siamo d'accordo. Lavora sul film. Lavora sui libri. Lascia che si nutrano a vicenda'. Per me è stata la più eccitante e interessante esperienza. Avevo già lavorato a dei film in precedenza, ma mai avevo lavorato a un film e a dei libri allo stesso tempo e dovevo comunque affrontare gli stessi temi, seppur rendendoli diversi". Così nasce il meraviglioso mondo animato de Le 5 Leggende, epico progetto DreamWorks diretto da Peter Ramsey e con la partecipazione, nelle vesti di produttore esecutivo, di Guillermo Del Toro.

Diventare un Guardiano

North (Alec Baldwin), Calmoniglio (Hugh Jackman), Dentolina (Isla Fisher), Sandman: e se non fossero solo dei personaggi di fantasia in cui credere fino a quando non si diventa adulti? Indiscutibili leggende dell'infanzia, loro quattro sono stati scelti dall'Uomo nella Luna per vegliare sui bambini e proteggere la loro innocenza e fantasia, usando tutti i loro poteri. Dopo anni di apparente pace e serenità, il loro più grande nemico, Pitch (Jude Law), ha finalmente trovato il modo per conquistarsi il suo posto nel mondo dei bambini e diffondere la paura, distruggendo tutti i loro sogni e le loro speranze. Per sconfiggerlo le Leggende avranno bisogno dell'aiuto di Jack Frost (Chris Pine), una nuova recluta indisciplinata e molto riluttante, che preferisce godersi un giorno di neve piuttosto che impegnarsi per salvare il mondo. Non c'è niente che a Jack interessi più del divertirsi... tranne forse scoprire qualcosa del suo assolutamente dimenticato passato. Ma forse qualcuna delle Leggende ha il potere giusto per aiutare anche questo bambino di ormai 300 anni.

Talmente perfetto da essere imperfetto

Le 5 Leggende è perfetto. Sul serio, non è un'esagerazione: è davvero difficile trovare un difetto oggettivo a questo film. La sceneggiatura, semplice e lineare, nasconde tra i suoi strati narrativi appassionanti spunti di riflessione: il che rende la storia affascinante per ogni tipo di target, dal più basso, per il quale è espressamente realizzata, a quello più maturo e abituato a prodotti cinematografici più complessi. E non si possono nemmeno fare i soliti paragoni, positivi e negativi, su quanto la storia sia fedele all'originale letterario. Per volontà di Joyce il tutto avviene circa 300 anni dopo le vicende raccontate nei libri!
Il tutto è raccontato poi con una metodologia da grande fantasy d'azione, che non permette di estraniarsi, annoiarsi, perdersi nella realtà al di fuori della narrazione. I personaggi sono tutti stereotipi, e per questo semplicissimi da comprendere nella loro psicologia, eppure non lo sono di per se stessi. Come è possibile una cosa del genere? Semplice. Prendete North: si, è Babbo Natale, ma è anche un ex guerriero cosacco che brandisce la sua spada, il più selvaggio giovane guerriero e ladro di tutta la Russia. Da qui derivano i tatuaggi sulle braccia, l'atteggiamento dittatoriale e il suo bizzarro accento: ma è comunque quell'icona di amore e gioia di vivere che Babbo Natale è sempre stato in tutte le tradizioni. E con lui tutte le altre leggende. Sono personaggi ben definiti, modellati attorno a un'idea ben costruita, di cui si comprende la storia personale anche senza raccontarla. E tra tutti loro spicca Pitch, un malvagio con delle metodologie talmente umane che si fa quasi fatica a non dargli ragione! Il regista Peter Ramsey spiega: "La questione centrale per l'Uomo Nero è quanto i bambini amino e credano realmente nelle Leggende. Essi sono coinvolti emotivamente e i genitori li incoraggiano a credere nella loro esistenza. Mentre per l'Uomo Nero è esattamente il contrario. I genitori dicono sempre: ‘Oh, non c'è niente nel buio!', ‘Era solo un brutto sogno', ‘Non esiste una cosa come l'Uomo Nero'. Tutta la storia prende piede perché Pitch è malato e stanco per queste dinamiche. Egli rappresenta la paura e il suo obiettivo finale è quello di essere creduto; e per realizzare tutto questo dovrà cancellare ogni speranza che i bambini ripongono nelle Leggende". Pitch è l'esempio perfetto di come la produzione si è comportata con la costruzione dei personaggi di Joyce, creando per tutti loro un modus operandi estremamente reale, che li rendesse credibili nonostante frutto del connubio tra fantasia e animazione. "Abbiamo pensato molto al modo in cui la paura funziona nel mondo reale e la logica che sta dietro. Se pensi: ‘Voglio uscire, ma ci sono delle nuvole nel cielo, significa che potrebbe piovere. Se piove potrei prendere un raffreddore, se prendessi un raffreddore...'. Ben presto non usciresti più di casa e perderesti le cose migliori della vita. La paura spegne il mondo. Così sapevamo di voler un personaggio che sembrasse allettante e che riuscisse a far credere che la paura fosse l'unica cosa ad aver senso". E tutto quello che l'Uomo Nero dice e fa per raggiungere il suo scopo ha perfettamente (soprattutto dal punto di vista dell'umano adulto) senso!
Le 5 Leggende gioca continuamente a spostare il piano narrativo dall'adulto al bambino, in modo così labile e squisitamente sottile da non apparire come un evidente cambio di registro. A questa puntigliosa costruzione logica dei personaggi principali, ad esempio, si contrappone quella di Jack Frost, l'ago che permette alla bilancia non solo di stare in equilibrio, ma proprio di reggersi in piedi. Jack Frost non sa niente di se stesso, se non il suo nome, e tanto meno riesce a immaginare il suo scopo nel mondo. A peggiorare le cose nessuno riesce a vederlo e nessuno crede nella sua esistenza. È lo specchio ghiacciato della mentalità dei bambini, la cosa più preziosa che esista per i Guardiani.
E se continuassimo a sviscerare le caratteristiche di questo film ci troveremmo solo eccellenza: il doppiaggio in giusta alchimia tra attori e personaggi; le scenografie studiate nei minimi particolari per riflettere le personalità dei loro abitanti; un'animazione fluida, attiva, in costante movimento; una fotografia magnetica che empatizza con il subconscio dello spettatore; un 3D capace di ricreare la dimensione del sogno. Ma... si, c'è un ma.

Le 5 Leggende Quando le luci della sala si riaccendono e i titoli di coda riaccompagnano la mente al presente, Le 5 Leggende lascia allo stesso tempo estasiati e vuoti. Il mondo creato dalla pellicola è talmente perfetto che è impossibile non lasciarsi coinvolgere emotivamente, ma si sente la mancanza di quel qualcosa in più che trasforma un ottimo progetto in un capolavoro assoluto. In un film del genere si dovrebbe sentire quella spinta che, come nella migliore delle narrazioni della favola di Peter Pan, porti lo spettatore ad alzarsi in piedi e gridare (seppur solo nella sua mente): “Io ci credo!”. Queste leggende dell’infanzia avranno anche trovato il modo migliore per arrivare alla gente e diventare internazionalmente riconosciute come tali, ma non riescono a esprimere in pieno il loro potere: che la loro prossima missione sia la ricerca di quel fattore X che le renda davvero indimenticabili come i personaggi da cui prendono la mitologia?

8

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