Lara Croft: Tomb Raider, la recensione del film con Angelina Jolie

L'avventuriera Lara Croft ostacola gli Illuminati nella ricerca di un prezioso artefatto in Lara Croft: Tomb Raider, adattamento del popolare videogioco.

Lara Croft: Tomb Raider, la recensione del film con Angelina Jolie
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Tornerà nelle sale nel marzo del prossimo anno con il volto di Alicia Vikander ma è indubbio che l'immaginario cinefilo legato al personaggio di Lara Croft la identifichi con le prorompenti sembianze di un allora venticinquenne Angelina Jolie, protagonista nel 2001 del primo adattamento del popolare videogioco di Eidos Interactive. Un film che si va purtroppo ad inserire nel basso livello qualitativo delle produzioni tratte da questo media, da cui cerca di trasportarne le atmosfere in un contesto spettacolare innestato su una vicenda creata ad hoc per l'occasione. In Lara Croft: Tomb Raider infatti la ricca avventuriera è impegnata ad ostacolare gli Illuminati nella ricerca di un misterioso artefatto, i cui pezzi sono sparsi per il mondo, che se usato nel giusto modo durante un'eclissi prossima a venire (e che si verifica ogni 5000 anni), potrebbe donare nelle mani di un solo uomo il potere pari a quello di un dio.

Tra cinema e videogioco

Se si poteva sperare inizialmente di assistere ad un moderno Indiana Jones in gonnella (saga da cui peraltro compaiono citazioni più o meno evidenti), le aspettative vanno purtroppo presto deluse in un giocattolone action senza arte né parte in cui l'unico punto di forza risiede nella convincente performance della protagonista, che oltre al corretto physique du role, dona anche diverse sfumature al personaggio. Il resto è un mero esercizio tecnico di effetti speciali (ottimamente realizzati) e di discrete coreografie action, imbastite su una sceneggiatura che, tirando in ballo nella migliore tradizione complottista la figura degli Illuminati, si adagia su banalità e stereotipi in serie, con dinamiche interpersonali semplicistiche (includenti flashback in cui compare il padre di Lara, interpretato da Jon Voight, reale genitore della Jolie) e figure di contorno poco interessanti e appena abbozzate (l'esperto di tecnologie Bryce, il maggiordomo con il gusto per le armi), incapaci di costruire fondamenta narrative che esulino dal puro intrattenimento a buon mercato. I cento minuti di visione provano spesso a speziarsi con tocchi di scalcinata ironia ma finiscono per prendersi troppo sul serio, e la missione di Lara da cui potrebbe dipendere il destino del mondo intero non coinvolge pienamente, pur spostandosi in una vero e proprio tour de force logistico tra varie località del globo, dall'Inghilterra alla Cambogia, da Venezia alla Siberia, che garantiscono almeno una discreta varietà di ambientazioni. In Lara Croft: Tomb Raider il senso di avventura viene però meno, e anche le sortite fantastiche, con tanto di statue millenarie che prendono minacciosamente vita, non infondono quel gusto di avvincente suspense necessaria a rendere il tutto qualcosa di più di un semplice susseguirsi di livelli sempre più difficili da superare.

Lara Croft: Tomb Raider Angelina Jolie ci mette fisico e doti interpretative ma nulla può per risollevare le sorti di un adattamento che non ha ben compreso le differenze tra cinema e videogioco. Lara Croft: Tomb Raider non le spalle filmiche abbastanza larghe per dar vita ad una vicenda che esuli dalle mere evoluzioni action/coreografiche e si affida troppo agli effetti speciali e alla bellezze paesaggistiche di un tour a spasso per il mondo dimenticandosi di costruire una sceneggiatura degna di tal nome. Un'operazione troppo leggera che non approfondisce personaggi e sviluppi interpersonali rivelandosi una sbiadita copia del genere avventuroso portato a imperitura gloria da Indiana Jones e soci.

4.5

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