Recensione Lanterne rosse

Stasera alle 01.10 su RAI1 il Capolavoro di Zhang Yimou con Gong Li

Recensione Lanterne rosse
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Oltre ad aver vinto un premio prestigioso come il Leone d'Argento per la miglior regia al festival di Venezia nel 1991 (pur se a braccetto con La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam e Non sento più la chitarra di Philippe Garrel), a Lanterne rosse va dato anche il grande merito di aver consacrato due personalità orientali ormai di prima grandezza come la sempre splendida Gong Li ed il regista Zhang Yimou, ai tempi anche amanti in una relazione che fece scandalo poiché l'autore era "felicemente" sposato. Un'opera preziosa questo film, tratto dal romanzo Mogli e concubine di Su Tong, che portò alla ribalta internazionale il cinema cinese, sino ad allora, tranne rare eccezioni, poco conosciuto dal grande pubblico; un parallelismo da non sottovalutare con il capolavoro di Akira Kurosawa, Rashomon, che nel 1950 rivelò al mondo il panorama di celluloide nipponico. Nonostante i ricercati dettagli culturali che hanno a vedere con le lanterne rosse, questo è un dettaglio non presente nel libro e privo di riscontri storici, scelta tanto inusuale quanto comunque riuscita ai fini dell'operazione.

Raise the red lantern

1920, Cina del Nord. In un periodo storico nel quale dominavano i signori della guerra, la giovane Songlian, studentessa diciannovenne reduce da sei mesi di università, in seguito alla prematura morte del padre e ai ripetuti contrasti con la matrigna decide di diventare la quarta moglie di Chen Zuoqin, un ricco discentente di un'antica dinastia. Quando giunge tra le mura del palazzo che diverrà la sua nuova casa, Songlian viene sin da subito educata alla tradizione delle lanterne rosse, appese dinanzi ad ognuna delle ali riservate alle quattro mogli. Quando il padrone deciderà con chi trascorrere la notte, le lanterne della prescelta verranno accese in segno di celebrazione. La nuova arrivata non tarda a capire cosa la aspetti in questa nuova vita, e i contrasti con le altre sorelle (così si appellano tra di loro le mogli) non tarderanno ad accendere nella stessa Songlian un pericoloso e vendicativo orgoglio.

Donna mangia donna

Pur raccontando una storia ambientata agli inizi del secolo scorso, Lanterne rosse (in onda sabato notte alle 01.10 su RAI1) vuole raccontare attraverso questo dolente viaggio nel passato anche la condizione odierna della donna cinese, troppo spesso succube della figura maschile. Zhang Yimou vuole raccontarci il rapporto dei sessi tratteggiando personaggi sempre al limite, tra inaspettati tradimenti e una continua lotta per prevalere sull'avversaria, non tanto per propria volontà ma per la soddisfazione del proprio ego. L'amore qui è un miraggio, assume all'entità di un vantaggio personale più o meno rilevante (il massaggio ai piedi o la scelta del menù, consentito alla "concubina del giorno") che finisce ben presto per stritolare l'umanità delle donne protagoniste alla prese con una battaglia tutta al femminile per una futile vittoria. La sceneggiatura, che si prende diverse libertà "minori" rispetto al libro di partenza, è abile nel gestire i tempi, tanto che le oltre due ore di visione a dispetto di un ritmo non certo incalzante scorrono in un attimo, lasciando una forte sensazione di amarezza unita a quella di aver assistito ad un capolavoro moderno.  Le emozioni escono prepotentemente dalle sequenze, con diverse scene toccanti ed un finale di rara potenza, e il fatto che la terza moglie sia un ex-soprano concede anche ispirati passaggi musicali nei quali  la bella Caifei He da sfoggio delle sue doti canore in canti popolari del periodo. Registicamente Zhang Yimou riesce a sfruttare nel migliore dei modi la limitata ambientazione del comunque imponente palazzo del Padrone, diviso nelle sue ali a nascondere il cuore di una donna. Visivamente stupenda, la scelta delle lanterne rosse (assente come detto nell'opera originale) come mezzo di prevaricazione rispetto alle rivali si fa vera e propria poesia in immagini, assumendo a pura essenza magnetica negli ultimi minuti. Magnetismo che traspare da tutte le interpreti, che mette volutamente in secondo piano le controparti maschili (la stessa figura del padrone è quasi sempre inquadrata "di striscio"), tra le quali emerge la struggente malinconia plasmata in cattiveria dalla realtà circostante di una bellissima e bravissima Gong Li.

Lanterne rosse Ritratto esistenziale delle condizioni di vita della donna cinese che dal 1920 si rispecchiano, più o meno profondamente, anche nella società contemporanea, Lanterne Rosse è uno dei Capolavori di Zhang Yimou, un dolente ritratto di antiche tradizioni (alcune inventate per aumentare l'impatto visivo della produzione) della società cinese. Drammatico nell'accezione più emotivamente positiva del termine, il Leone d'Argento 1991 è un'opera magnifica e magnetica, ricca di pagine di grande fascino e ammaliante nelle credibili e struggenti performance delle sue protagoniste.

9

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