Recensione La vita segreta delle api

L'emozionante storia della giovane Lili

Recensione La vita segreta delle api
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Una storia d'amore

Ho più madri io che qualsiasi ragazza in circolazione. Sono le lune che brillano su di me

Anni '60.
La quattordicenne Lili Owens (Dakota Fanning) sogna di fare la scrittrice, vende pesche per conto del padre ed ha un disperato bisogno d'amore, oltre che un omicidio sulla coscienza. Da quando la piccola ha erroneamente ucciso sua madre nel tentativo di difenderla dal gelosissimo marito non ha più un attimo di pace: un incredibile vuoto la circonda ed il suo bisogno di affetto si fa sempre più marcato. Lili vive con suo padre T.Ray( Paul Bettany) e con la governante Rosaleen (Jennifer Hudson), una giovane donna di colore in costante lotta con il dilagante razzismo di quegli anni, costantemente colpita alla propria dignità dall'intollerante atteggiamento conservatore della popolazione bianca. Furiosa in seguito ad un litigio con il severo genitore, Lili decide di fuggire con l'affezionata Rosaleen verso la città di Tiburton, nome che la piccola ha trovato scritto dietro una cornice della madre, alla ricerca di qualcosa che non conosce, ma di cui sente una forte necessità: l'amore. Arrivate in città, le due chiederanno ospitalità alla gentile August Boatwright (Queen Latifah) e alle sue due sorelle, June ( Alicia Keys) e May (Sophie Okonedo) che, senza troppe domande, le accoglieranno come amiche di vecchia data. La giovanissima Lili scoprirà inaspettate verità sul suo passato.

Tanto, troppo miele

Vedere una giovane star recitare in modo così eccellente, con una così forte consapevolezza della propria introspettività, tale da far sbiadire tante colleghe più blasonate e mature, lascia nella mente dello spettatore mille presagi su chi potrà essere, in un futuro non troppo remoto, il massimo punto di riferimento per le nuove generazioni d'attori. Ovviamente la giovane star in questione è la meravigliosa Dakota Fanning, così brava da risollevare le sorti di una pellicola di per sé mielosa (come il titolo stesso suggerisce) e per troppi aspetti scontata. Difatti, La vita segreta delle api si presenta come una metafora banalmente riuscita del bisogno di amore, della condizione di completezza che apporta a chi ne gode e della sofferenza di chi sente di non riceverne. Ogni singolo personaggio nel corso del film ha un singolare rapporto con l'affetto, un poliedrico spiraglio di sensazioni che lo porta ad alternare momenti di piacevole serenità ad altri di affliggente vuoto, uno spiraglio incapace di completarsi da se, che necessita degli altri per poter raggiungere una propria stabilità. Lili ha perso sua madre e non sente di essere amata da quello che ella stessa chiama T.Ray, un padre che, a sua volta, non riesce a dimenticare la moglie, incolpando il mondo della sua assenza, ed impedendo che lo stesso la sostituisca.
E' così che August e le sue sorelle assumono un ruolo materno per la piccola; le tre, apicoltrici di professione, insegneranno alla giovane adolescente i segreti del mondo che, come un alveare, ha bisogno di collaborazione e di scambio per poter funzionare. E proprio come le api fanno il miele, gli uomini devono “metterci l'amore” per riuscire realizzare ciò che desiderano. Peccato però che ognuno di questi concetti venga banalmente contestualizzato all'interno del film che, diversamente, avrebbe potuto raccontare in maniera più profonda e concreta quanto aveva da dire, dal messaggio antirazzista all'uguaglianza “razziale”, blasonatissimo tema troppo spesso affrontato con un'impronta poco marcata nella storia del cinema. Miele a parte, la narrazione potrebbe risultare commovente a molte persone, pur senza scuoterle in modo particolare vista la caratura positivista del film. In compenso, una nota di merito va invece proprio alla regista Gina Prince-Bythewood (Love and basketball), che si rivela un'eccezione nel panorama cinematografico, dominato in buona parte da uomini anche quando vengono trattate le ragioni del cuore (si pensi allo struggente "I Ponti di Madison County" del Maestro Eastwood). La regia, leggermente desaturata e con un occhio di riguardo ai mille particolari scenografici, è coadiuvata da una fotografia temperata e virata sul giallo, messa lì per ricordare allo spettatore che è il miele il vero protagonista della pellicola, la vera forza motrice dell'intero racconto. La vita segreta delle api è, tutto sommato, una pellicola piacevole seppur a tratti infantile, che tenta di affrontare tematiche molto, forse troppo complesse per produzioni di questo tipo, risultando convincente in alcuni frangenti ma irrisorio in troppi altri. Meritevole, in fin dei conti, di una visione dai buoni presupposti, ma che, senza ombra di dubbio, non lascerà un segno indelebile negli animi.

La vita segreta delle api Il film magari non lascerà molto di sé con il passare del tempo, né potrà apportare un grande contributo alle generazioni future. In compenso potrà rivelarsi una piacevole sorpresa per gli/le amanti del genere, per quell'audience ben propensa verso quelle storie strappalacrime rasserenanti e propositive. Un tentativo riuscito solo in parte, in cui le importanti tematiche tirate in ballo non trovano un adeguato sviluppo.

5.5

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